MADAMA BUTTERFLY – Teatro Coccia di Novara 24 e 26 febbraio 2017

MADAMA BUTTERFLY – Teatro Coccia di Novara 24 e 26 febbraio 2017

  • 28/02/2017

Opera in tre atti
Musica di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
dalla novella omonima “Madame Butterfly” di J.L.Long.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904

 

Direzione d’orchestra: Matteo Beltrami

Regia: Renato Bonajuto

Personaggi e Interpreti:

Madama Butterfly / Cio-Cio-San (soprano): REBEKA LOKAR
Pinkerton (tenore): IVAN DEFABIANI
Suzuki (mezzosoprano): SOFIA JANELIDZE
Sharpless (baritono): SERGIO BOLOGNA
Goro, nakodo (tenore): JORGE JUAN MORATA
Lo zio Bonzo (basso): ENRICO RINALDO
Il Principe Yamadori (tenore): LORENZO MALAGOLA BARBIERI
Kate Pinkerton (mezzosoprano): VITTORIA VIMERCATI
Orchestra Carlo Coccia
Allestimento Fondazione Teatro Coccia Onlus

Produzione Fondazione Teatro Coccia Onlus

 


In attesa della recensione dell’autorevole voce di Andrea Merli, alias Impiccione Viaggiatore, non posso esimermi dal raccontare quanto più mi è piaciuto di questa memorabile produzione. Va detto che il Teatro Coccia di Novara, pur essendo un ‘Teatro di Tradizione’ eccelle per la qualità delle sue produzioni, quest’anno ben tre nuove, il cui livello complessivo non è inferiore a quello che si ritrova in enti lirici ben più blasonati e dai mezzi economici di molto superiori. Questo il commento ricorrente tra il pubblico cosiddetto “colto” a fine recita. Ma c’è qualcosa di più in questo teatro, qualcosa che il pubblico non può vedere, ma solo intuire dai costanti ottimi risultati. C’è una particolare armonia tra i “complici” (definirli solo come interpreti sarebbe riduttivo) e la dirigenza. Immancabilmente si delinea un’atmosfera magica ispirata da un sentimento di amicizia e collaborazione finalizzate all’arte del fare teatro. Non è così scontato come si potrebbe credere: troppo spesso si assiste a rivalità e attriti… lacrime e sangue versati più per le cattive condizioni di lavoro che per il desiderio innato degli artisti di dare il meglio di sé. Sto parlano della direzione artistica di Renata Rapetti e della direzione amministrativa di Silvana Sateriale, colonne portanti e affidabilissime di un sistema in questo caso virtuoso ma che, se mal gestito, può risultare disastroso. Non meno importante è la figura – insolita per le piccole realtà – del direttore musicale, il Maestro Matteo Beltrami, grazie al quale Novara ha nuovamente una propria orchestra e che sotto la sua bacchetta fornisce prove encomiabili. Renato Bonajuto, Segretario artistico, e regista di questa Madama Butterfly, è una presenza invidiabile per sensibilità, competenza e creatività. Cito, infine, gli instancabili tecnici di palcoscenico, solo quattro, a partire dal direttore tecnico Helenio Talato per arrivare ai suoi collaboratori Ivan Pastrovicchio, Alessandro Raimondi e Lorenzo Saletta, la talentuosa scenografa, Laura Marocchino, più unica che rara e la gentilissima Serena Galasso dell’ufficio stampa con la quale abbiamo un’intensa corrispondenza. Mi perdonino tutte le persone non menzionate che con il loro lavoro contribuiscono quotidianamente a far funzionare ottimamente quella macchina complicata che è il teatro. Sono poche persone ma sembrano mille e sanno come far funzionare bene le cose! Se esistesse un premio per il miglior teatro, certo voterei per Novara.

Detto questo, andiamo a raccontare di questa Madama Butterfly per la quale è difficile stabilire a chi vadano i maggiori meriti. La direzione dell’ottima Orchestra del Teatro Coccia è affidata al maestro Matteo Beltrami che ci propone una lettura dai tempi serrati, con delicate sfumature di colore e all’occorrenza, momenti di grande enfasi in perfetto stile pucciniano, il tutto senza mai distogliere l’attenzione dal palco al quale detta puntuale ogni attacco ed al quale sembra voler suggerire ogni parola ed il giusto modo d’esprimerla. Pari meriti al regista Renato Bonajuto, artefice di una rappresentazione di ottimo gusto all’insegna della tradizione e del pieno rispetto delle indicazioni dell’autore, ma mai scontata. I personaggi compaiono, si muovono incrociandosi sulla scena con precisi e sensati intenti, cosa che sarebbe da considerarsi normale, non fosse altro che sempre più rara, specie per quelle regie studiate se così si può dire, al solo scopo di far parlare di sé. E va detto, oggi non importa più che si parli bene o male, l’importante è che se ne parli! Perché una regia come questa possa funzionare occorre l’ aiuto di scene e costumi appropriati e qui entra in gioco la maestria della bravissima Laura Marocchino già molte volte apprezzata per il suo prezioso lavoro. Le scene si rifanno alla belle epoque e la casetta obbedisce a bacchetta esattamente come Pinkerton la descrive. Gli shosi si aprono e si chiudono sull’ingresso al cui esterno campeggia un suggestivo ciliegio in fiore, e in primo piano abbiamo l’area all’aperto dalla quale si può scrutare l’orizzonte e il mare in attesa della nave da guerra. Nel mezzo, su praticabili in lieve declivio la sala, sulla quale si aprono due stanze laterali. Colori e decorazioni abilmente realizzate a mano con materiali naturali (colla di coniglio e terre) restituiscono un’atmosfera calda e tipicamente orientale. Tre dipinti floreali rappresentano l’inizio, lo svolgersi oltre che l’epilogo del dramma e fanno da cornice alla scena. I costumi sono di ottima fattura, anche questi dipinti a mano nel caso dei kimono, e concordano con l’epoca. Ottime le luci di Ivan Pastrovicchio: suggestive l’alba, il tramonto e la notte in cui si intravede la Luna tra i rami sullo sfondo, benissimo i cambi di tonalità da calde al freddo drammatico. Per quel che riguarda le voci abbiamo un cast di tutto rispetto, a partire dalla protagonista del titolo Madama Butterfly interpretata egregiamente dalla slovena Rebeka Lokar, un autentico gioiello, padrona di un mezzo vocale oserei dire difficilmente eguagliabile. Debutto felicissimo in un ruolo che fa tremare i polsi anche a interpreti di grande esperienza e che farà parlare a lungo di questa artista straordinaria e del suo fondamentale contributo alla memorabile riuscita di questo spettacolo. Ivan Defabiani interprete di Pinkerton è dotato di uno strumento invidiabile, di una linea di canto nobile, facile agli acuti e sempre presente tanto nella zona grave quanto nel centro. Va detto, ad onor del vero, che le due figure messe a confronto diretto hanno suscitato qualche perplessità per mole e statura che avremmo preferito invertite. Un problema non facile da affrontare ma ben risolto con sagaci espedienti di regia, e presto perdonato da un pubblico la cui attenzione è stata rapita dalla bellezza delle voci. Suzuki è interpretata da Sofia Janelidze e solo il cielo sa quanto mi piacerebbe potermi esprimere in tal merito. Causa conflitto d’interesse dovrò ancora una volta rifarmi a quanto si può trovare su di lei nelle recensioni d’altri. Di seguito quel che si può leggere su Operaclick dalla penna di Danilo Boaretto: “…è stata una Suzuki perfetta, oseremmo dire di lusso, in virtù di una voce bella e robusta ottimamente impostata, ma anche per la buona disinvoltura scenica”. Si potrebbe aggiungere qualcosa in merito al duetto dei fiori… un momento di rara bellezza, dove le due voci affiancate, credo di poter dire, hanno saputo scolpire una pietra miliare nel ricordo di tutti i presenti. Ma fingiamo colpevolmente di non averne fatto menzione. Sergio Bologna nel ruolo di Sharpless è una garanzia e ha mostrato ancora una volta la piena padronanza del mezzo vocale e l’attorialità frutto di un gusto ed un’esperienza di lungo corso. Lo spagnolo Jorge Juan Morata interpreta ottimamente il ruolo di Goro: artista già personalmente apprezzato nel Barbiere di Siviglia di Rossini a Casale Monferrato per la regia del compianto Sergio Licursi e di Alberto Paloscia, ha dato ulteriore prova di un talento non comune in termini attoriali e di una vocalità interessante. Lo zio Bonzo è interpretato dall’italo-canadese Enrico Rinaldo, poche battute, ma sufficienti a mettere in risalto le sue buone doti. Prova superata per il Principe Yamadori di Lorenzo Malagola Barbieri e per la Kate Pinkerton di Vittoria Vimercati. Un particolare elogio alla bimba Susanna Gallese interprete di Dolore, disinvolta e concentrata. Una vera gioia per gli occhi. Non ultimo il coro San Greorio Magno istruito da Mario Rolfi, che ci ha particolarmente colpito dall’alto del loggione con una intensa esecuzione del famoso “coro a bocca chiusa”.

Per concludere vorrei solo dire di come alle volte, quando tutte le energie vengono ben canalizzate, si verifichino dei veri e propri miracoli. Questo è uno di quei casi, e chi come me ha potuto assistervi non potrà che testimoniarlo.

Roberto Cucchi

un particolare ringraziamento a Mario Mainino per le fotografie

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