CIVITA DI BAGNOREGIO: Requiem nella “città che muore” 25 giugno 2017

CIVITA DI BAGNOREGIO: Requiem nella “città che muore” 25 giugno 2017

  • 29/06/2017

WOLFGANG AMADEUS MOZART

REQUIEM

CIVITA DI BAGNOREGIO (Viterbo)

Sagrato della Chiesa di San Donato

25 GIUGNO 2017 ore 19.00

 

Direttore: Alexey Nikonov

  • soprano: Marina Shevchenko
  • mezzosoprano: Sofia Janelidze
  • tenore: Pablo Karaman
  • baritono: Federico Longhi

coro: Unione Musicale Viterbese “Adriano Ceccarini”

coro Polifonico “SS. Salvatore” di Bolsena

coro “Vox Antiqua” di Acquapendente

orchestra: Nuova Europa

con il contributo del Comune di Civita di Bagnoregio

in collaborazione con O.M.E.G.A. Musica di Firenze

Orchestra Musica Europea e Gruppi Associati

 

Civita di Bagnoregio, altrimenti detta “la città che muore”, a causa di un inarrestabile smottamento che la sta lentamente e inesorabilmente trascinando a valle. Ma se è vero che per quel che riguarda l’aspetto prettamente geologico la città sta davvero morendo, per quel che riguarda il turismo, il numero sempre crescente degli avventori, ne testimonia la straordinaria bellezza.

L’accesso a questo luogo esclusivo avviene nell’unico modo possibile, ovvero percorrendo a piedi un ponte in cemento armato, che per l’ultimo breve tratto presenta una ripida salita. Il trasporto motorizzato resta ad esclusivo retaggio dei mezzi di soccorso. La visione del percorso dalla più vicina area di parcheggio tende a scoraggiare tutti quelli che come me non amano le escursioni montanare, ma in realtà è meno faticosa di quanto ci si possa aspettare. Non di meno, lo spettacolo paesaggistico che ci si presenta via via, avvicinandosi alla meta, merita lo sforzo.

Si pensi quindi allo sforzo sostenuto dai 30 elementi dell’orchestra che sotto ad un sole alto e cocente di una giornata di fine giugno si sono appropinquati fin sul sagrato della Chiesa di San Donato, nella piazza centrale, portando con sé gli strumenti e il cambio d’abiti. Lo stesso dicasi dei quattro solisti, dei 75 elementi del coro e della direzione dell’orchestra.

Sforzo finale che altro non è che la cima d’un iceberg, costituito nella parte sommersa e non visibile ai più, di un impegno notevole nell’organizzare con fondi al di sotto del minimo indispensabile a coprire le sole spese, impegno nel preparare l’Orchestra, e ancor meglio i Cori di “non professionisti” per avvicinarli ad un risultato finale che non fosse soltanto accettabile, bensì largamente apprezzabile. Mesi di lavoro dunque, ma il risultato è arrivato puntuale e appagante con gli applausi e le richieste di bis da parte di un pubblico più che partecipe. Merito, o se vogliamo, onori e gloria al Maestro Alexey Nikonov che ha fortemente voluto la realizzazione di questo evento, e che con spirito di abnegazione, forte dedizione e impegno, ha saputo sacrificare sé stesso alla causa. L’evento, reso possibile grazie al contributo del Comune di Civita di Bagnoregio nell’ambito del più ampio progetto Civit’arte (consolidata da una presenza ormai trentennale e di alta qualità), è stato accolto con vivo entusiasmo nella persona del sindaco della cittadina, il dott. Francesco Bigiotti.

Una Messa da Requiem nella città che muore… potrebbe far pensare ad un qualcosa da evitare come la peste, ma la piazza ha ampiamente smentito. La città che muore era più viva che mai, gremita da circa un migliaio di persone. Un grande successo, se si pensa al percorso impervio per presenziare l’evento e ad un prezzo se pur minimo da pagare per l’ingresso a Civita. L’aver portato Mozart in quella magnifica location è stata senza ombra di dubbio, un’idea sensazionale e di grande suggestione, non poteva che essere molto gradita.

“È qualcosa che va fatto…”, sono state le parole del maestro Nikonov, il quale mi ha poi spiegato che c’è la grande necessità di trovare una svolta, un modo con cui riunire i cristiani riportando in auge le antiche tradizioni e riscoprire una forma di comunione che sappia andare oltre il solo rituale, dopo il quale nessuno si ricorda più. Riportare il valore della cristianità nel cuore delle persone, in modo che ci si riconosca per le strade, tra la gente.

Un progetto quindi, quello del Maestro, tanto ambizioso quanto lecito, quello di risvegliare l’identità di un popolo oggi più che mai messa a rischio da un momento storico in cui è ben difficile ricordare chi siamo veramente. Un discorso che è ben lungi dal voler discriminare o peggio, prendere una posizione di bandiera, ma convinto, e a ragione, di voler preservare le differenze in quanto valori imprescindibili. Di conseguenza non posso che concordare su quanto “va fatto”, e su come soltanto attraverso il meccanismo della riscoperta delle radici e attraverso la loro cura si possa restituire vigore all’albero fino ad ottenerne il frutto. Un percorso arduo e difficile (come quello per raggiungere Civita) che necessita di un ripetersi continuo ed assiduo di eventi capaci di attrarre pubblico, oserei dire fedeli, la cui realizzazione richiede oltre all’impegno dei soggetti sopra citati, ingenti contributi economici.

Speriamo dunque di veder consolidarsi quello che per ora è stato soltanto un ottimo avvio e che di certo, almeno in prima battuta, ha ottenuto il risultato per il quale si è tanto lavorato.

Arrivando alle parti in causa, non possiamo che elogiare i Cori l’Unione Musicale Viterbese “Adriano Ceccarini” diretta dal M°Roberto Bracaccini, “Santissimo Salvatore” di Bolsena e “Vox Antiqua” di Acquapendente diretti dal M°Loretta Pucci. Bene anche l’Orchestra Nuova Europa. Ottimi i quattro solisti, a partire dal soprano Marina Shevchenko di origine russa e nazionalizzata italiana, al mezzosoprano Sofia Janelidze di nazionalità georgiana, al tenore Pablo Karaman di nazionalità argentina e non ultimo, al nostro italianissimo baritono Federico Longhi. Tutti artisti in carriera e impegnati sul suolo nazionale ed estero. L’evento  ha visto la collaborazione di O.M.E.G.A. Musica di Firenze e di Orchestra Musica Europea e Gruppi associati.

Per concludere vorrei aggiungere una breve nota personale sull’importanza assoluta rappresentata dalla proposta di eventi culturali come questo, che contrariamente a quanto spesso si sente dire, hanno una capacità attrattiva notevole. Vedere i bambini nella piazza ballare sulle note di un’opera, l’ultima e peraltro incompiuta del Genio salisburghese, ormai tre secoli orsono, dimostra che “il bello” non teme l’erosione del tempo ma solo quella dell’ignoranza. Il dovere delle istituzioni, tutte, è quello di educare la popolazione, già a partire dai primi anni di vita, alla conoscenza e alla comprensione di quel che di meglio la vita ha da offrire. Qui e in questa occasione si è fatto!

Roberto Cucchi

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