NOVARA: Delitto e Dovere, 27 ottobre 2017

NOVARA: Delitto e Dovere, 27 ottobre 2017

  • 04/11/2017


 Volessimo affrontare l’argomento senza passare per un discrimine fra il racconto Lord Arthur Savile’s Crime – A Study of Duty di Oscar Wilde e l’opera lirica Delitto e Dovere musicata e “librettata” da Alberto Colla, temo si incorrerebbe quantomeno nel far torto al grande autore. Premetto che sul libretto di sala è chiaramente indicata la dicitura “liberamente tratta”, un disclaimer atto a metterci al riparo da qualsiasi confronto. Pur non volendo, è però inevitabile un bonario raffronto.

Partendo dalla scelta del titolo, Delitto e Dovere, appare subito chiara l’intenzione di porre in evidenza l’aspetto più paradossale dell’opera letteraria: Lord Arthur non può sposare la giovane e incantevole Sybil Merton prima di aver compiuto il proprio nefasto destino, predetto dal chiromante sir Septimus Podger. La trama, per quanto la trasposizione nei tempi teatrali permetta, è tutto sommato abbondantemente rispettata. Non di meno, appare quasi del tutto inesistente quell’atmosfera, peculiarità intrinseca dell’autore, di malcelata frivolezza che dona alle sue opere un fascino esclusivo a metà strada tra il decadente e il nuovo che stenta ad emergere, come avvolto in una sorta di coltre malinconica. Ma non vuole essere, la mia, una critica atta a puntare il dito sulla differenza, del resto non sono rare manomissioni ben più invasive in innumerevoli opere “liberamente tratte”, ma non soltanto! Si pensi alla Napoli Milionaria di Nino Rota, o meglio di Eduardo De Filippo che nelle varie trasposizioni che vanno dalla teatrale, alla cinematografica per culminare in quella operistica, si è partiti dalla commedia il cui fine rappresentativo è quello di aprire alla speranza, per finire nel dramma operistico che lascia sgomenti con la morte del giovane criminale e con esso del futuro della famiglia. Diverse versioni, dunque, che per mano dello stesso autore, si adattano ai tempi, agli umori e alle passioni.

Resta sempre la fatidica domanda che ogni creativo si pone, o si dovrebbe porre, nell’affrontare il rimaneggiamento delle altrui creazioni: “gli sarebbe piaciuto il mio lavoro?”. Non ci è dato saperlo. Quel che però ci è dato di sapere è che al pubblico presente in sala è molto piaciuto, e tanto vale anche per me.

Ciò detto, vanno però annotate un paio di discrepanze. La prima di carattere teatrale in cui la linea temporale viene per così dire stravolta, passando dal naturale susseguirsi degli eventi ad un flashback in cui Lord Arthur rammenta il delitto anni dopo averlo compiuto. Un salto la cui comprensione è di poca immediatezza. La seconda di carattere musicale, dove in taluni momenti, i tempi vanno ad inficiare la parola cantata che per la rapidità risulta poco comprensibile.

 La regia, ad opera di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, funziona alla perfezione su di un’unica e bellissima scena, quella di Angelo Linzalata, che varia almeno concettualmente grazie alle raffinate proiezioni dei disegni di Akos Barat all’interno di una cornice sullo sfondo e alla rotazione del divano che diviene panchina da esterno. Gli interpreti indossano, oserei dire che sfilano, nei bellissimi costumi di Nicoletta Ceccolini. L’ottima Orchestra Talenti Musicali obbedisce alla bacchetta del buon Maestro  Marco Alibrando.

Arrivando agli interpreti e nell’orine indicato sul libretto di sala, abbiamo Michele Patti nel ruolo di Arthur Savile del quale ci propone un’ottima interpretazione. A seguire Laura Baudelet, anch’essa ben calata nella parte di Sybil Merton, giovane fidanzata e poi moglie di Arthur. In splendida forma fisica e vocale Carlotta Vichi, interprete di Lady Gladys Windermere. Lady Clementine Beauchamp è interpretata da Tania Pacilio, la Duchessa di Pasley da Morgane Bertrand, Jane Peccy da Vittoriana De Amicis, Sir Septimus Podgers da Didier Pieri, Bepi Dal Niel da Pasquale Scircoli, nel doppio ruolo di e Sir Thomas Herr Winckelkopf Gabriele Bolletta e nel Farmacista Pestle Davide Procaccini. Un cast bene assortito, e che altro dire se non “bravi!”. Qualche parola in più va ben spesa per Rachel O’Brien nel ruolo di Lady Marvel, una presenza, meglio sarebbe definirla un cameo, che salta immediatamente all’occhio per il portamento e all’orecchio per le qualità vocali. Alessandro Tedeschi è la voce narrante di Oscar Wilde.

Per concludere, la Fondazione Teatro Coccia di Novara colpisce ancora nel segno con questa ulteriore produzione e allestimento d’opera contemporanea la cui prima è andata in scena lo scorso 7 luglio al Festival di Spoleto.

Roberto Cucchi

Share this Post