COMO: IL BARBIERE DI SIVIGLIA a cura di NIcola Salmoiraghi
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Dramma comico in due atti. Musica di Gioachino Rossini.
Libretto di Cesare Sterbini dalla commedia Le barbier de Séville di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 20 febbraio 1816
Direttore Jacopo Rivani
Regia, Scene e Costumi Ivan Stefanutti
Personaggi e Interpreti:
- Il conte d’Almaviva Matteo Roma
- Bartolo Diego Savini
- Rosina Chiara Tirotta
- Figaro Gianni Luca Giuga
- Don Basilio Alberto Comes (23/9), Shi Zong (25/9)
- Fiorello Pierpaolo Martella
- Berta Tiberia Monica Naghi
- Ambrogio Federico Pinna
- Ufficiale Pietro Miedico
Luci Fiammetta Baldiserri
Assistente regia e scene Filippo Tadolini
Assistente ai costumi Stefano Nicolao
Assistente alle luci Gianni Bertoli
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri di OperaLombardia e Shanghai International Arts Festival
Nuovo allestimento
Como, Teatro Sociale, 23 settembre 2021
Inaugurazione della stagione del Circuito Lombardo, nonché dell’As.Li.Co. con una nuova produzione de Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, firmata in trinità d’intenti (regia, scene costumi) da Ivan Stefanutti, luci di Fiammetta Baldisserri.
L’idea di Stefanutti è stata quella di fare del capolavoro buffo rossiniano una sorta di favola dark, a metà tra le atmosfere dei film di Tim Burton e un mix che andava da Frankestein Junior a Il Dottor Jekyll e Mr. Hyde sino a Misery non deve morire (Berta, truccata come la mitica Frau Blücher del film di Mel Brooks, si aggira sempre minacciosamente munita di ascia). Rosina si porta appresso la palla d’acciaio legata con catena al piede e Ambrogio, il servo muto, quasi fosse un esperimento folle e mal riuscito dello scienziato pazzo in sdoppiamento di personalità (Bartolo) è una creatura pelosa, un po’ Bestia, un po’ gremlin, e un po’ Chewbecca di Star Wars. Mentre, intorno, è sempre mezzanotte…
Il tutto funziona? Fatta salva l’indubbia professionalità della realizzazione e l’accuratezza visiva di scene e costumi, coerenti alla vicenda, la proposta di Stefanutti resta a conti fatti garbatamente irrisolta. A volte si sorride, ma al di là della cornice, questa lettura poco aggiunge al Barbiere e non pare svelarne nuove prospettive.
Sul podio dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, Jacopo Rivani ha offerto una lettura spedita, attenta, in definitiva convincente dell’immortale partitura del Pesarese.
Nel cast, in gran parte composto da vincitori del concorso As.Li.Co. 2020, si è particolarmente distinta la Rosina di Chiara Tirotta, voce mezzosopranile timbrata, ben proiettata, di persuasiva disinvoltura nel canto di coloratura. Centrato e scenicamente perfettamente a fuoco anche l’invasato Don Bartolo di Diego Savini. Una rimarchevole personalità vocale ha anche dimostrato, a fronte di un colore forse un filo troppo chiaro per il ruolo, Alberto Comes (Don Basilio).
Il Figaro di Gianni Giuga aveva dalla sua una fresca e accattivante presenza scenica, così come l’Almaviva di Matteo Roma, che, privato dell’ormai atteso rondò conclusivo “Cessa di più resistere”, ha avuto il suo punto di forza, in una generale impostazione vocalmente educata e corretta, in talune svettanti puntature.
Completavano il cast la divertita Berta di Tiberia Monica Naghi, Pierpaolo Martella (Fiorello), Pietro Miedico (Un ufficiale) e Federico Pinna (eroico nella corazza irsuta della “creatura” Ambrogio).
Al fortepiano accompagnava con precisione Hana Lee, concedendosi anche qualche ironica divagazione “mozartiana” (il richiamo accennato a “Se vuol ballare signor Contino” dalle Nozze).
Il pubblico, felice di ritrovarsi finalmente in presenza, ha molto apprezzato la serata e i suoi artefici. Dispiacciono ancora i tanti posti vuoti e inutilizzati. Il decreto che riporterà però la capienza dei Teatri all’80%, e dopo qualche tempo al 100%, pare davvero ormai alle porte. Considerati i protocolli di sicurezza e gli scrupolosi controlli che sempre i luoghi di cultura applicano, in presenza di green pass e soggetti vaccinati, ci pare un passo doveroso.
Nicola Salmoiraghi