FERRARA: Il Farnace – Antonio Vivaldi, 30 dicembre 2021 a cura di Matteo Cucchi
IL FARNACE
di ANTONIO VIVALDI
dramma per musica in due atti su libretto di Antonio Maria Lucchini
direttore Federico Maria Sardelli
regia Marco Bellussi
personaggi e interpreti:
- Farnace Raffaele Pe
- Gilade Francesca Lombardi Mazzulli
- Tamiri Chiara Brunello
- Berenice Elena Biscuola
- Pompeo Leonardo Cortellazzi
- Selinda Silvia Alice Gianolla
- Aquilio Mauro Borgioni
Mimi Elisabetta Galli, Davide Craglietto
Orchestra Accademia dello Spirito Santo
Coro Accademia dello Spirito Santo
direttore del coro Francesco Pinamonti
scene Matteo Paoletti Franzato
costumi Carlos Tieppo
luci Marco Cazzola
video Creativite
assistente alla regia Elisabetta Galli
produzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara
coproduzione Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Abbado 30 dicembre 2021
Siamo negli ultimi decenni di vita della fase repubblicana dell’Antica Roma, pochi anni prima delle guerre galliche di Cesare e delle guerre civili che porteranno alla nascita del Principato. In questo frangente il regno del Ponto, guidato da Mitridate VI Eupatore, uno degli antagonisti più pericolosi della Repubblica, è impegnato nella sua ennesima campagna contro le forze di quest’ultima. Dopo un’inconcludente occupazione della regione, corrispondente all’attuale Turchia settentrionale, da parte del proconsole d’Asia Lucio Licinio Lucullo, il Senato affida ancora una volta la situazione al suo più valente generale; Gneo Pompeo viene quindi inviato a guidare le legioni romane nel Ponto. La sua strategia fu così efficace che perfino Farnace, figlio di Mitritade, si vide costretto a rivoltarsi contro la fatale ostinazione del padre. In seguito al suicidio del Re del Ponto, Farnace accettò il dominio romano e venne messo a capo del Bosforo Cimerio, divenuto ora parte della sfera di influenza della Repubblica.
In questo complesso contesto prende forma “Il Farnace” del compositore barocco Antonio Vivaldi, su libretto di Antonio Maria Lucchini. L’opera debuttò al Teatro Sant’Angelo di Venezia il 10 febbraio del 1727; Vivaldi ne compose una versione ferrarese che avrebbe dovuto presentare per il Carnevale del 1739. Le rumoreggianti maldicenze sul compositore (si vociferava di una presunta relazione con il suo soprano preferito) fecero sì che il Cardinale Tommaso Ruffo, legato pontificio nella città di Ferrara, ne vietasse la rappresentazione. Vivaldi morì due anni dopo, nel 1741, senza mai veder allestito uno dei suoi ultimi lavori. A distanza di 283 anni dalla sua ideazione, Il Farnace ferrarese è stato finalmente messo in scena al Teatro Abbado di Ferrara, riconciliando dopo quasi tre secoli, la figura di Vivaldi con lo Stato Pontificio.
Il Farnace vivaldiano, nonostante ricorra a eventi e personaggi reali, narra vicende che si discostano dalle testimonianze storiche. Il novello sovrano del Ponto si ritrova arroccato nella sua ultima linea di difesa mentre le forze di Pompeo si apprestano a deporlo dal trono. Per evitare di finire prigioniero del comandante nemico e di esser portato in trionfo a Roma, Farnace ordina alla moglie, Tamiri, di uccidere il loro stesso figlio e di seguirlo nella medesima sorte. Berenice, madre di Tamiri e regina di Cappadocia, intenta a vendicarsi dei torti subiti per mano di Mitridate, si allea a Pompeo e fa prigioniere prima Selinda, sorella di Farnace, e poi la sua stessa figlia Tamiri che, prima di finire in catene, riesce a celare il suo fanciullo contravvenendo agli ordini del marito. Nel frattempo, Selinda riesce a entrare nelle grazie sia di Aquilio, prefetto delle legioni romane, sia Gilade, capitano delle forze di Berenice. Facendo leva sui sentimenti di entrambi, la sorella del sovrano del Ponto, vera protagonista dell’opera, riesce a salvare la vita del nipote.
Si conclude quindi con un lieto fine il racconto la cui austera regia è affidata a Marco Bellussi. L’attenzione del pubblico viene orientata a focalizzarsi sull’azione degli interpreti rendendo cristallino lo sviluppo della trama nonché il rapporto tra i protagonisti e le loro emozioni. Se è pur vero che i fatti inscenati si profilano in un contesto storico, questo passa però in secondo piano e perde di importanza dinnanzi alla predominanza della tragedia in atto. La scena di Matteo Paoletti Franzato asettica, i costumi di Carlos Tieppo non fedeli al contesto storico (i pantaloni con le tasche e la zip non rientrano certo nel vestiario romano del I sec. a.C.), non arricchiscono la messa in scena ma risultano ad ogni modo efficaci alla comprensione dei fatti e dei ruoli. Le luci di Marco Cazzola donano alla scena la giusta atmosfera e contribuiscono egregiamente a porre l’attenzione ove necessaria.
Una splendida nota di merito è dovuta alla solida direzione dell’ottima Orchestra Accademia dello Spirito Santo del vivaldiano Federico Maria Sardelli, gesto chiaro, dinamiche cristalline ed ottima tenuta. Degni di interesse sono stati certamente gli interpreti che hanno saputo raccogliere numerosi e sinceri applausi ad ogni intervento. Primo tra questi troviamo il controtenore Raffaele Pe nel ruolo eponimo di Farnace, Francesca Lombardi Mazzulli (Gilade, soprano), Chiara Brunello (Tamiri, mezzosoprano), Elena Biscuola (Berenice, contralto), Leonardo Cortellazzi (Pompeo, Tenore), Silvia Alice Gianolla (Selinda, mezzosoprano) e Mauro Borgioni (Aquilio, tenore). Molto bene il Coro Accademia dello Spirito Santo preparato da Francesco Pinamonti.
Una gradita operazione culturale di notevole interesse che rende onore al teatro che ha attirato l’interesse di un pubblico attento e numeroso.
Matteo Cucchi