PIACENZA: Il trovatore – Giuseppe Verdi, 5 marzo 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

PIACENZA: Il trovatore – Giuseppe Verdi, 5 marzo 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

  • 06/03/2023
GIUSEPPE VERDI

Il trovatore

dramma lirico in quattro parti su libretto di Salvadore Cammarano
dal dramma El Trovador di Antonio Garcìa Gutiérrez

direttore Matteo Beltrami
regia e costumi Stefano Monti

Personaggi e Interpreti:

  • Il Conte di Luna Ernesto Petti
  • Leonora Chiara Isotton
  • Azucena Anna Maria Chiuri
  • Manrico Angelo Villari
  • Ferrando Giovanni Battista Parodi
  • Ines Ilaria Alida Quilico
  • Ruiz Andrea Galli
  • Un vecchio zingaro Domenico Apollonio
  • Un messo Lorenzo Sivelliscene

 

Scene Stefano Monti e Allegra Bernacchioni
luci Fiammetta Baldiserri
ombre Teatro Gioco Vita

ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA
maestro del coro Corrado Casati

Teatro Municipale, 5 marzo 2023


Entusiasmo al calor bianco, alla recita domenicale della nuova produzione de Il Trovatore al Teatro Municipale di Piacenza. Segno ancora una volta dell’intelligente lungimiranza artistica che Cristina Ferrari, Direttore -… o “ice”? direi che conta la sostanza più che la desinenza – del Teatro riserva alle sue programmazioni, sapiente “mix” di titoli raffinati e opere del più amato e grande repertorio.

photo©AllegraBernacchioni

Questo Trovatore (in meritoria versione integrale con tutte le doverose ripetizioni e aperture del caso) mi ha letteralmente incollato alla poltrona, e così ha fatto con il pubblico che gremiva il Teatro in ogni ordine di posti. Merito in primo luogo della trascinante e incandescente concertazione del Maestro Matteo Beltrami, alla guida di un’Orchestra Filarmonica Italiana in grande spolvero (quanto conta la bacchetta…). Tenebre e fuoco vibrano nella lettura di Beltrami, teatralissima e incalzante, appassionata e pure capace di laceranti abbandoni venati di struggente verità drammatica. Bellissima poi l’idea di rileggere il personaggio di Azucena (ma qui ci voleva un’artista all’altezza e l’ha avuta) in chiave introversa, allucinata, quasi monologante con la propria coscienza fratturata e divisa. Un’Azucena “in pianissimo” che ha offerto una visione affatto nuova e interessantissima del personaggio. Poi i tempi turbinosi, le oasi notturne, la costante capacità di dialogare con i cantanti, valorizzandoli senza metterli in difficoltà pur non rinunciando alla propria personale impronta interpretativa. Un Trovatore musicalmente maiuscolo, emozionante, che resterà nella memoria.

photo©Gianni Cravedi

Ma non era da meno il cast vocale. Angelo Villari ha trionfato (con spavaldo “bis” della “Pira” che ha fatto esplodere platea, palchi e gallerie), come Manrico. Voce di tenore ampia, solidissima, che non teme nessuno scoglio della partitura. L’accento è gagliardo e autorevole, gli acuti dei veri fulmini, il canto generoso e travolgente. Un Manrico che galvanizza i loggioni – ad averne…- ma è comunque interprete tutt’altro che trascurabile. Una personalità vocale notevolissima insomma. E scusate se è poco.

photo©Gianni Cravedi

In quanto a fiume di voce – gli armonici letteralmente scuotono i padiglioni auricolari – e di bellissima qualità, Ernesto Petti (Conte di Luna) non gli è certo secondo. Una delle giovani voci baritonali più autorevoli oggi, che certamente soggioga per la potenza del mezzo e la forza scolpita e granitica dell’accento. “Il balen del suo sorriso” è stato cantato con veemente trasporto, meritandosi un’ovazione, e il fascino di questa vocalità rigogliosa, di colore brunito e avvolgente, unita ad una presenza scenica di sicura presa, fanno di Petti una delle sicure certezze del futuro nella sua corda vocale.

photo©GianniCravedi

Che scrivere della Leonora di Chiara Isotton? Che Verdi (e molto altro, direi) si canta così. Una prova splendida per fulgore vocale, coinvolgimento interpretativo, omogeneità tra i vari registri (tanto rilucente in acuto, quanto tornita nel centro e vellutatamente ombrosa nel grave) Chiara Isotton non sbaglia un colpo, sia si tratti di distendere il canto nelle pagine liriche – che meraviglia di trasalimenti estatici e di suono purissimo il suo “D’amor sull’ali rosee” –  sia si tratti di espugnare le temibili colorature del ruolo, sgranate alle perfezione, comprese le perigliose agilità discendenti di “Tu vedrai che amore in terra”, eseguita due volte. Bravissima, ché brava sarebbe poco.

photo©GianniCravedi

Di Annamaria Chiuri (Azucena) abbiamo accennato prima senza nominarla. Manca qualcosa nella sicura timbratura dell’acuto? Credetemi, nulla, ma proprio nulla importa di fronte a questa prova d’artista. Come dice, come fraseggia, come colora ogni frase del personaggio, facendolo arrivare al cuore di chi ascolta. Tutto in sottrazione, senza effetti ed effettacci, eppure così vero, vivo, emozionante. Intendiamoci la voce c’è, non vorrei passasse l’idea che ci fosse solo l’interprete; c’è ed è usata con l’intelligenza di una cantante che conosce perfettamente i suoi mezzi e li gestisce e li dosa con l’esperienza e l’accortezza che provengono dalla classe dell’esecutrice di razza.

photo©GianniCravedi

Giovanni Battista Parodi non ha fatto mancare il suo valido apporto e la sua scrupolosità di musicista come Ferrando e bene scelti erano anche i ruoli di fianco: l’ottimo Ruiz di Andrea Galli, l’Ines di Ilaria Alida Quilico, il vecchio zingaro di Domenico Apollonio – in realtà assai giovane – e il Messo di Lorenzo  Sivelli. Precisi e affidabili gli importanti interventi del Coro del Teatro Municipale di Piacenza.

photo©AllegraBernacchioni

Resta da dire dello spettacolo con regia, scene (in collaborazione con Allegra Bernacchioni) e costumi (belli nella loro rinascimentale astrattezza) di Stefano Monti, con le luci efficaci di Fiammetta Baldisserri e le ombre di Teatro Gioco Vita. Una concezione, appunto, tra la tradizione e l’astratto, giocata su uno scivolare e intersecarsi di torrioni che definiscono i vari momenti dell’azione con il grande pregio di rendere scorrevolissima e senza interruzioni l’azione drammatica. Lo spettacolo ha una sua pulizia ed eleganza e, senza particolare velleità, racconta la vicenda con linearità.

photo©AllegraBernacchioni

Successo tripudiante in corso d’opera e al termine, con acclamazioni per interpreti e direttore. Sono sicuro che Verdi, potendo, approverebbe. E certamente non aveva un bel carattere né tantomeno accomodante, come si sa.

Nicola Salmoiraghi

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