PARMA: Adriana Lecouvreur – Francesco Cilea, 24 marzo 2023 a cura di Silvia Campana

PARMA: Adriana Lecouvreur – Francesco Cilea, 24 marzo 2023 a cura di Silvia Campana

  • 27/03/2023

ADRIANA LECOUVREUR
Musica
FRANCESCO CILEA

Opera in quattro atti su libretto di Arturo Colautti


Maestro concertatore e direttore Francesco Ivan Ciampa 

Regia Italo Nunziata

Personaggi e Interpreti:

  • Maurizio Riccardo Massi
  • Il principe di Bouillon Adriano Gramigni 
  • L’abate di Chazeuil Saverio Pugliese
  • Michonnet Claudio Sgura 
  • Poisson Stefano Consolini 
  • Quinault Steponas Zonyas 
  • Adriana Lecouvreur Maria Teresa Leva 
  • La principessa di Bouillon Sonia Ganassi 
  • Mademoiselle Jouvenot Vittoriana De Amicis 
  • Mademoiselle Dangeville Carlotta Vichi 
  • Un maggiordomo Damiano Lombardo

 

Scene Emanuele Sinisi 

Costumi Artemio Cabassi

Coreografo e regista assistente Danilo Rubeca

Luci Fiammetta Baldiserri 
Assistente alle luci Oscar Frosio

ORCHESTRA DELL’EMILIA ROMAGNA ARTURO TOSCANINI

CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro del coro Martino Faggiani 

Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma

In coproduzione con Teatro Comunale di Modena
e Teatro Municipale di Piacenza

 

Teatro Regio di Parma, 24 marzo 2023


Approda al Teatro Regio in una versione parzialmente mutata nel cast e maggiormente approfondita registicamente Adriana Lecouvreur allestimento sorto lo scorso anno in coproduzione tra i teatri di Piacenza, Modena e Parma.

La visione di Italo Nunziata si conferma mirabile ed esclusivamente concentrata su di un taglio teatrale semplice ed efficace visualizzato tramite uno spazio scenico scarno e lineare, tagliato in diagonale da un grande sipario lacerato, che a tratti rivela proiezioni significative in un contesto temporale spostato ai primi anni cinquanta assai ben veicolato teatralmente dai raffinati costumi di Artemio Cabassi. Il lavoro con gli artisti risulta poi molto approfondito e sospinto alla ricerca di quella verità individuale che spinge ogni personaggio ad una diversa e specifica motivazione.

photo©Roberto Ricci

Adriana Lecouvreur, forse più di ogni altra opera, è stata oggetto, nel corso della sua storia, di interpretazioni (anche sublimi) che concentrandosi sulla sua figura finivano per soffocarne il contesto riducendolo in molte occasioni in un variopinto e fasullo bric-à-brac di dubbia fattura mentre per assurdo è proprio ‘togliendo’ che la sua storia può respirare ed assumere tratti di maggior autenticità. Non a caso il regista fa morire la protagonista fra le braccia di Michonnet, rappresentante del suo vero mondo che si rivolterà al termine contro Maurizio precipitandolo dal suo fasullo piedistallo ed esplicitandone tacitamente il cieco egoismo. Un affresco felice che, vivo in ogni singolo quadro, ritrae ogni minimo carattere con un esito drammaticamente sfaccettato e mai banale.

Da sottolineare l’intelligente soluzione scelta per la scena del ballo del III Atto per la coreografia di Danilo Rubeca (tra l’altro ben eseguita dai danzatori dell’Agora Coaching Project) dove le atmosfere delle nuove frontiere della danza di quegli anni vengono rappresentate in modo assai significativo.

photo©Roberto Ricci

Maria Teresa Leva è apparsa molto cresciuta nella sua interpretazione della protagonista. Attentamente concentrata sulla sua bella vocalità, cui l’uso dei pianissimi e delle mezze voci risulta sempre volano di forte ed intensa espressività, la caratterizzazione dell’artista sembra essersi focalizzata su di un taglio più personale ed intimista senza mai abbandonare una teatralità veemente e carismatica. Così il suo declamato non tradisce alcuna maniera e la sua sofferenza diviene reale e frutto di una particolare sensibilità (come è quella di ogni artista) ottenendo maggior credibilità e spessore teatrale. Non più (e non solo) dunque una donna uccisa dall’altrui crudeltà, manifesto di un certo gusto e di una conseguente visione del femminino, ma piuttosto in parte vittima di sé stessa e di un certo tipo di emotività che la porterà ad essere strumento ed oggetto in un gioco che non le appartiene e che finirà col distruggerla. Le logiche di potere da sempre soffocano le arti e qui Adriana sembra divenirne il metaforico simbolo.

photo©Roberto Ricci

Bene quale Maurizio Riccardo Massi che si conferma vocalità assai interessante, sicura in tutta l’estensione e sufficientemente morbida, sia per bella timbrica sia per un certo gusto nel porgere che l’artista spero voglia ancor più approfondire in futuro perché gioverebbe certo ad accrescere un’interpretazione già buona.

Ciò che occorre per tratteggiare la crudele perfidia della principessa di Bouillon con teatrale completezza è una totale compenetrazione della recitazione con il canto. Quasi più che per la protagonista questo carattere necessita infatti di un interprete dal grande carisma che lo viva costantemente in scena sapendolo caratterizzare prepotentemente ed in ogni istante e Sonia Ganassi questo ha fatto.

photo©Roberto Ricci

Michonnet è certo uno dei personaggi più complessi e dinamici dell’opera e trovarne dunque i giusti colori e le misure espressive, perennemente in equilibrio tra verità e finzione, non è facile per un artista. In questo caso Claudio Sgura ci è sembrato abbia scelta la strada di un’interpretazione più sbilanciata verso una visione pragmatica e forse meno intimista del carattere, sviluppandone le dinamiche con solida compostezza vocale ed interpretativa.

Completavano assai bene l’affiatato cast: Adriano Gramigni (Principe di Bouillon), Saverio Pugliese (abate di Chazeuil), Stefano Consolini (Poisson), Steponas Zonys (Quinalt), Carlotta Vichi (Mademoiselle Dangeville), Vittoriana De Amicis (Mademoiselle Jouvenot) e Damiano Lombardo (Un maggiordomo).

photo©Roberto Ricci

Bene il Coro del Teatro Regio diretto da Martino Faggiani.

Francesco Ivan Ciampa alla guida dell’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini si mostrava ottimo interprete di questa partitura sapendone all’occorrenza cogliere palpiti e lumeggiature riuscendo a coinvolgere attraverso la sua lettura coinvolgente ed assai teatrale, ma mai oppiacea, l’intero cast.

Una sala non gremitissima ma entusiasta salutava con calore interpreti e direttore.

Silvia Campana

 

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