Allegra la vedova e allegro anche il pubblico al Teatro Coccia di Novara – 13 gennaio 2018

Allegra la vedova e allegro anche il pubblico al Teatro Coccia di Novara – 13 gennaio 2018

  • 15/01/2018

 

Teatro Coccia, Novara

Nuova produzione

LA VEDOVA ALLEGRA di Franz Lehàr

 

Direttore GIOVANNI DI STEFANO

Regia RENATO BONAJUTO e ANDREA MERLI

ORCHESTRA TALENTI MUSICALI

 

e la partecipazione straordinaria di DANIELA MAZZUCATO

 

SABATO 13 GENNAIO 2018

Novara, 9 gennaio 2018. Sono in corso le prove del prossimo titolo firmato Fondazione Teatro CocciaLa Vedova Allegra di Franz Lehàr, in programma per sabato 13 gennaio alle 21 e domenica 14 alle 16 nel cartellone Varie – Età.

Direzione d’orchestra GIOVANNI DI STEFANO

 Regia ANDREA MERLI e RENATO BONAJUTO

Personaggi e Interpreti:

  • Barone Mirko Zeta ARMANDO ARIOSTINI
  • Valencienne MARTA CALCATERRA
  • Conte Danilo Danilovitsch MAURO BONFANTI
  • Hanna Glawari MANUELA BISCEGLIE
  • Camille de Rosillon NESTOR LOSAN
  • Raoul de St Brioche STEFANO CONSOLINI
  • Visconte Cascada STEFANO MARCHISIO
  • Bogdanowitsch FRANCESCO NAPOLEONI
  • Silvyane VIRGINIA MC INTYRE
  • Kromow SAVERIO BAMBI
  • Olga FEDERICA PIEROPAN
  • Pritschitsc SIMONE MANZOTTI
  • Praskowia TERESA GARGANO
  • Njegus MAX RENÈ COSOTTI

 

Con la straordinaria partecipazione di DANIELA MAZZUCATO

Scene e costumi ARTEMIO CABASSI

Coreografie SOFIA LAVINIA AMISICH

Luci IVAN PASTROVICCHIO

Direttore di scena ERMELINDA SUELLA

ORCHESTRA TALENTI MUSICALI

 CORO SAN GREGORIO MAGNO

Maestro del coro MAURO ROLFI

Corpo di ballo

ROCCO ASCIA, GABRIELLA CAPUANO, VITO CARRETTA,

MARTA CASTELLETTA, PAMELA EMMA, ASYA PRAVATO,

ANDREA ROMA

Edizioni EDWIN F. KALMUS & CO., Inc. Publishers of Music,

Boca Raton, Florida

Produzione

FONDAZIONE TEATRO COCCIA

a cura di Paolo T. Fiume


Allegra la vedova Glawary e allegro anche il pubblico al Teatro Coccia di Novara, che ha potuto divertirsi con un lunghissimo battimani a tempo del can can a conclusione della celeberrima operetta di Lehár, nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Coccia firmato da Renato Bonajuto e dall’«impiccione viaggiatore» Andrea Merli..

Operetta certamente lo è nella struttura, ma il vezzeggiativo non rende giustizia ad uno spettacolo che a conti fatti chiude il sipario dopo ben tre ore trascorse con brio e garbo. Per quanto di grandissimo repertorio e fonte di successo pressoché inevitabile, non si può certo dire che La vedova allegra sia di semplice gestione per quanto riguarda il fronte scenico. Anzi, molto più che nell’opera una regia fiacca e una sceneggiatura traballante risulterebbero pericolose, e non soltanto per il funzionamento dei lunghi numeri dialogati, ma anche per la obiettiva difficoltà di rappresentare in modo convincente, divertente ma non risibile, zuccherino ma non melenso, il pastiche culturale della storia d’amore di un’operetta viennese ambientata a Parigi in un’immaginaria ambasciata esteuropea. Fortunatamente il gusto dei registi e dello scenografo costumista Artemio Cabassi evita con intelligenza ogni deriva gigionesca o eccessivamente macchiettistica. La regia è sempre fluida e gradevole, movimentata come ci si aspetta da un salotto diplomatico francese, brillante e ricca di gag come ci si aspetta da uno spettacolo leggero, tenera e suadente come ci si aspetta da ogni storia d’amore. Tra i movimenti funzionano in particolare lo scalone d’onore che troneggia al centro della scena nei due atti esterni, il concertato maschile È scabroso le donne studiar, il quadro del chiosco dove per un soffio il Barone non scopre la moglie tra le braccia dell’infatuato Rosillon. Le scene sono magnifiche, di gusto autentico, nulla è incoerente o fuori posto, ogni dettaglio dell’ambientazione parigina brilla per esecuzione e per efficacia. Particolarmente meritevoli i costumi tradizionali pontevedrini del secondo atto. Fiore all’occhiello di una produzione gustosa il piacevolissimo balletto coreografato da Sofia Lavinia Amisich (anch’essea nel corpo di ballo) di Rocco Ascia, Gabriella Capuano, Vito Carretta, Marta Castelletta, Pamela Emma, Asya Pravato e Andrea Roma.

Fresca e dallo stile viennese centratissimo la direzione di Giovanni Di Stefano, che plasma con maestria il suono dell’ottima Orchestra Talenti Musicali con perfetto equilibrio. Tutti i numeri celebri, valzer in primis, sono da manuale.

Efficace il cast, nel quale spiccano il Danilo del baritono Mauro Bonfanti, dotato di ottimo colore belcantistico, e il Visconte Cascada del giovanissimo Stefano Marchisio, dalla vocalità già ricca e curata. Gradevoli e dalla buona arte scenica la Valencienne di Marta Calcaterra e la Hanna Glawari di Manuela Bisceglie (meritatamente applauditissima la romanza della Vilja). Istrionico e piacevole soprattutto per la notevole abilità attoriale il Barone Zeta di Armando Ariostini. Un po’ sottotono il St.-Brioche di Stefano Consolini.

Bene anche il tenore Nestor Losan nella parte Camille de Rosillon, e tutti i ruoli di fianco che si sono distinti per le ottime doti attoriali a partire proprio da Teresa Gargano (peraltro talentuosa regista), poi Federica Pieropan e Virginia Mc Intyre oltre ai rispettivi mariti Simone Manzotti, Saverio Bambi e per finire Francesco Napoleoni.

Eccellente il contributo del Coro San Gregorio Magno diretto dal Maestro Mauro Rolfi.

Ciliegina sulla torta, la partecipazione straordinaria di Daniela Mazzucato che alla sortita del terzo atto impersona sé stessa: il teatro è scosso da un’autentica e meritatissima ovazione. Il celebre soprano riscuote nel profondo gli animi degli spettatori e, in una pausa dall’azione scenica, offre al pubblico il valzer di Frou Frou dall’operetta La Duchessa del Bal Tabarin di Leo Bard (alias Carlo Lombardo) e un duetto con il compagno Max René Cosotti (bravissimo Njegus) sulle note – leháriane – di una commovente Tu che m’hai preso il cuor , romanza del tenore tratta da Il Paese del Sorriso.

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