BERGAMO: L’aio nell’imbarazzo – Gaetano Donizetti, 20 novembre 2022 a cura di Nicola Salmoiraghi
L’aio nell’imbarazzo
Melodramma giocoso in due atti a sette voci
di Jacopo Ferretti
Musica di Gaetano Donizetti
Prima esecuzione: Roma, Teatro Valle, 4 febbraio 1824
Edizione critica a cura di Maria Chiara Bertieri
© Fondazione Teatro Donizetti
Direttore Vincenzo Milletarì
Regia Francesco Micheli
Personaggi e Interpreti:
- Il marchese Giulio Antiquati Alessandro Corbelli
- Gregorio Cordebono Alex Esposito
e con gli Allievi della Bottega Donizetti
Scene Mauro Tinti
Costumi Giada Masi
Lighting design Peter van Praet
Video Studio Temp
Drammaturgo Alberto Mattioli
Orchestra Donizetti Opera
Coro Donizetti Opera
Maestro del Coro Bruno Casoni
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti
Teatro Donizetti, 20 novembre 2022
Anche quest’anno il Festival Donizetti (Donizetti Opera) di Bergamo si avvale della vulcanica e inventiva direzione artistica di Francesco Micheli e personalmente ci si augura che sia così anche per innumerevoli edizioni future, dal momento che sotto la sua guida la rassegna dedicata al grande Bergamasco sembra essere rinata a nuova vita, con proposte sempre stimolanti, interessanti e di notevole livello artistico.
Prendiamo ad esempio questo Aio nell’imbarazzo, andato in scena al Teatro Donizetti proprio con la regia di Francesco Micheli. Innanzitutto lo spettacolo come di consueto incomincia sin dall’esterno prima dell’inizio dell’opera, con il contributo degli allievi della Scuola di Teatro del CUT Centro Universitario Teatrale di Bergamo.
Un’azione mimico-musicale che ci trasporta in Teatro e nell’universo creato per l’occasione: antefatto nel 2022, azione in un futuribile 2042 ed epilogo nel 2046. Il burbero marchese Giulio Antiquati diventa l’Onorevole Antiquati (nomen omen), poi viceministro, la cui vita è stata distrutta dall’essere stato abbandonato dalla giovane moglie per un baldo giovanotto palestrato (incubo che ritorna frequentemente nei suoi pensieri). Da qui la sua sfiducia nei sentimenti e il voler negare un libero sviluppo emotivo e sessuale ai due figli a lui affidati, Enrico e Pippetto, ormai abbondantemente adulti. Sta di fatto che il primo si è accasato segretamente con la giovane Gilda ed ha pure un figlio e il secondo è concupito dalla matura tuttofare di casa, Leonarda.
L’aio, Gregorio Cordebono, diventa “Greg”, potente influencer nonché inventore e proprietario di un social media di strepitoso successo, Facegram, che si è preso a cuore la carriera politica di Giulio e ne è diventato l’indispensabile guru e supporter, anche nella vita personale.
Sta di fatto, però, che le regole dell’amore ai tempi del dominio del web restano le medesime, e tutto si aggiusterà, non senza che Gilda, nel suo rondò finale “Donne care!… non neghiamo il nostro impero… siamo nate a comandar”, si trasforma in donna di potere ascesa ai massimi vertici politici dello Stato italiano. Ogni riferimento è puramente… voluto!
Lo spettacolo (che si avvale delle scene di Mauro Tinti, dei costumi di Giada Masi, delle luci di Peter van Praet e del video cocept di Emanuele Kabu, nonché della sempre brillante e perfidamente ironica drammaturgia di Alberto Mattioli) è intelligente, fresco, colorato, divertente, condotto con ritmo indiavolato e con l’innegabile senso del Teatro che è proprio di Micheli.
Sul palcoscenico hanno dominato le personalità interpretative e vocali di Alex Esposito e del veterano Alessandro Corbelli. Esposito, nel pieno di una sfolgorante maturità artistica, è autentico mattatore della scena e una volta che lui è sul palcoscenico lui si guarda e lui si ascolta. Perché il cantante non è certo inferiore all’attore: voce di basso solida, timbrata, ampia, che conosce ogni segreto dell’accentazione, dei fraseggi, dei colori e non si perita di lanciarsi spericolatamente nel canto sillabato, anche ora che la sua carriera è volta verso altri repertori e altri personaggi.
Corbelli è un Maestro in questo repertorio, e, nonostante gli svariati decenni di attività e le 70 primavere, conserva invidiabile presenza e autorevolezza vocale. Ogni suo intervento è un manuale da studiare per un cantante. Direi di più, per un artista, che è cosa ancora diversa e superiore, a mio avviso.
Gli altri interpreti erano tutti giovani allievi della Bottega Donizetti. Pur con le inevitabili acerbità e immaturità vocali (e mettiamoci anche l’emozione del debutto) si sono fatti comunque notare il gradevole tenore Francesco Lucii (Enrico), Marilena Ruta, soprano preciso e musicale sia pur di volume limitato come Gilda, Caterina Dellaere (spiritosa Leonarda) e poi ancora Lorenzo Martelli (Pippetto), Lorenzo Liberali (Simone). Il piccolo Bernardino era Vittorio Giuseppe Degiacomo. L’attento Coro Donizetti Opera era diretto da Claudio Fenoglio.
Sul podio dell’Orchestra Donizetti Opera, il giovane direttore Vincenzo Milletarì ha infuso vivacità e andamento armonioso e brillante a questo lavoro di un Donizetti ventisettenne ma già perfettamente a fuoco come autore che costruisce impeccabili congegni teatrali in musica e in questo caso supportato anche dall’infallibile libretto di Jacopo Ferretti.
Teatro gremito e grande successo al termine della prima rappresentazioni, con vere ovazioni per Esposito e Corbelli.
Nicola Salmoiraghi