FANO: Nabucco – Teatro della Fortuna 4 Dicembre 2016

FANO: Nabucco – Teatro della Fortuna 4 Dicembre 2016

  • 05/12/2016

Nabucco

(il titolo originale completo è Nabuccodonosor)

 terza opera lirica di Giuseppe Verdi 

Composta su libretto di Temistocle Solera,

Nabucco fece il suo debutto con successo il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala di Milano alla presenza di Gaetano Donizetti

Direttore d’Orchestra: Matteo Beltrami

Regia, Scene, Costumi e Luci: Pier Luigi Pizzi

Personaggi e Interpreti:

  • Nabucco: Gevorg Hakobyan
  • Ismaele: Ivan Defabiani
  • Zaccaria: Simon Lim
  • Abigaille: Alessandra Gioia
  • Fenena: Anna Pennisi
  • Gran Sacerdote: Alessio De Vecchis
  • Abdallo: Carlo Assogna
  • Anna: Jinkyung Park

 

FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro del Teatro Ventidio Basso
Maestro del Coro Giovanni Farina

COPRODUZIONE DELLA RETE LIRICA DELLE MARCHE
Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno
Teatro della Fortuna di Fano
Teatro dell’Aquila di Fermo

Coordinamento di Produzione Associazione Arena Sferisterio di Macerata

4 dicembre 2016

Oggi si vota per il si o per il no. Nella notte altre scosse telluriche in quel di Fiordimonte (Macerata),  e non lontano la mia destinazione d’oggi: il Nabucco a Fano. Così è che il ricordo corre all’inquisitoria sugli Illuminati ad opera di August Barrel,  ai movimenti tellurici che scossero le terre francesi in aria di rivoluzione. Così l’abate francese usava definire i tumulti fomentati dalla massoneria bavarese capeggiata da Johann Adam Weishaupt.

nabucco- macerata 2016Nabuccodonosor, poi divenuto più semplicemente Nabucco, fu il primo vero successo del compositore di Busseto, ma non soltanto. Nabucco è senza minimo dubbio la sua opera più risorgimentale e capace di coadiuvare il sentimento popolare con la necessità di agire. Vessato dall’invasore non fu difficile per il popolo milanese identificarsi nel popolo ebreo protagonista delle vicende narrate. Quel che accadde poi è ormai un fatto consegnato alla storia. Storia che in una certa qual misura tende sempre a ripetersi, la qual cosa non fa che dimostrare quanto l’opera, attraverso l’opportuna chiave di lettura, sia sempre attuale. Invecchiano forse il linguaggio ed i costumi, non di certo il contenuto. Non è certo invecchiato il Cigno di Busseto, i cui meriti vanno ben oltre le sue composizioni. Quel che accadde in Francia è cosa risaputa, così come quel che accadde a Milano e nel resto di quelle terre che oggi a poco più di centocinquant’anni conosciamo con il nome di Italia. Quel che accadrà a seguito del referendum in corso… bè chi può dirlo? Speriamo solo non sia il consueto risultato di quel disincanto ormai divenuto padrone della scena politica. Ed è qui che entra in gioco il potente mezzo della comunicazione teatrale, un potere solo in parte soverchiato dai più comuni mezzi come il cinema o la televisione. Comodo starsene a casa al calduccio e vivere la suggestione della programmazione tivù, certo anche economico. Ma c’è qualcosa in più a teatro, ci sono attori veri, suoni veri e pubblico. Si il pubblico, quello con cui scambiarsi sguardi d’approvazione o meno. È quel pubblico che uscendo dalla Scala di Milano portò dentro di sé il motto di Manrico “all’armi” che ebbe il potere di intimorire l’austriaco. Le idee sono come germi o virus, ed è improbabile venirne contagiati al sicuro delle proprie mura domestiche.

Piccolo gioiello con poco meno di seicento posti, il Teatro della Fortuna di Fano è stato edificato tra il 1845 ed il 1863 ad opera dell’architetto Luigi Poletti. Sala a ferro di cavallo con tre ordini di palchi dall’ottima acustica capace di restituire ogni più piccola sfumatura.

nabucco_fano_2016phc_luigi_angelucci_027-jpgQuando il pubblico fa il suo ingresso la scena è già aperta sulla Menorah, il tradizionale candelabro ad olio ebraico, con alcuni uomini che vi armeggiano intorno. Sono forse dei tecnici che si attardano nell’allestimento? No sono le nuove tendenze. Soltanto una piattaforma ed un fondale bianchi, ha inizio l’ouverture e gradatamente il colore dei costumi del coro gremisce il palco. La scena vera è propria sono loro che si muovono garbatamente quasi accennando un ballo interiore. Alla fine sono loro ad applaudire per primi l’orchestra e il direttore. Il pubblico esulta, e se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, il successo di quanto seguirà è già stato decretato. Le scene che seguiranno saranno sempre prodotte dagli stessi attori e da un unico oggetto in campo: prima la Menorah, poi nulla, poi il trono di Nabucco, poi una parete molto suggestiva formata da sessanta maschere d’oro a rappresentare il dio-re e che vedremo cascare tutte insieme per mano di Jeovah. Belle e suggestive quindi, le idee di Pier Luigi Pizzi, che ha curato regia, secene, costumi e le ottime luci. Straordinaria l’Orchestra Filarmonica Marchigiana obbediente al Maestro Matteo Beltrami, direttore per il quale temo di aver esaurito la scorta di articoli elogiativi. Tempi serratissimi, colore e volumi calibrati alla perfezione, in un’opera in cui la predominanza degli ottoni subì l’infamia dell’insuccesso in quel di Parigi ove la critica ebbe addirittura l’ardire di soprannominarla Nabuccodonosorotton! E quindi, per questa bella esecuzione, un elogio va anche agli ottoni che hanno espresso tutto il buon gusto possibile. Così bene anche possiamo dire del Coro Ventidio Basso istruito dal Maestro Giovanni Farina. Raffinata la scelta di un va’ pensiero dal carattere intimistico e che, quando ben eseguito, è capace di suscitare nel pubblico pari sentimenti che per l’inno nazionale.  Arriviamo dunque agli interpreti:  bene il baritono armeno Gevorg Hakobyan che indossa i panni del re babilonese incarnandone il personaggio con passione; bene anche il tenore Ivan Defabiani nel ruolo di Ismaele. Buona anche la prestazione di Simon Lim, interprete di Zaccaria, a mio personale giudizio dalla vocalità un poco leggera. Abigaille è Alessandra Gioia, dotata di un potente mezzo vocale il  cui controllo richiederebbe d’essere affinato. Anna Pennisi è una corretta Fenena. Insieme con i ruoli di fianco Gran Sacerdote, Abdallo e Anna, rispettivamente Alessio De Vecchis, Carlo Assogna, Jinkyung Park, riescono comunque a garantire una rappresentazione godibile e di rispettabile livello.

A tanto è ben arrivato, pur con risicate risorse economiche, la cooproduzione della Rete Lirica delle Marche grazie alla coordinazione dell’Arena Sferisterio nella persona di Luciano Messi e anche grazie alla direzione artistica di Alessio Vlad.

Bella, anzi bellissima serata trascorsa in quel di Fano, dall’affascinante centro storico, terminata con l’ascolto alla radio degli exit-poll sul referendum popolare i cui esiti conosciamo tutti. Sono cadute le maschere autocelebrative del re-dio sul palco del Teatro della Fortuna, e se anche non per mano di Dio, ora anche il governo dovrà trovare la stabilità cercandola nella legittimazione popolare. Resta la speranza di un futuro in cui cessi la diaspora di giovani cittadini italiani costretti a cercare la speranza all’estero, perché c’è davvero ancora tanto che si può e si deve fare in Italia. Va’ pensiero! (guardandoci bene dalle attribuzioni di partito).

Roberto Cucchi

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