FRANCOFORTE: Francesca da Rimini – Saverio Mercadante, 5 marzo 2023 a cura di Federica Fanizza

FRANCOFORTE: Francesca da Rimini – Saverio Mercadante, 5 marzo 2023 a cura di Federica Fanizza

  • 09/03/2023

FRANCESCA DA RIMINI

Dramma per musica in due atti
musica di Saverio Mercadante

Libretto di Felice Romani

Prima assoluta 6 Agosto 2016, Palazzo Ducale, Martina Franca

 


Direttore Ramón Tebar

Regia Hans Walter Richter

 

Personaggi e Interpreti:

  • Francesca Jessica Pratt
  • Paolo Kelsey Lauritano
  • Lanciotto Theo Lebow
  • Guido Erik van Heyningen
  • Isaura Karolina Bengtsson°
  • Geulfo Brian Michael Moore

Ballerini Gabriel Wanka, Katharina Glas, Bernardo Ribeiro

Scene Johannes Leiacker

Costumi Raphaela Rose

Luci Jan Hartmann

Coreografia Gabriel Wanka

Maestro del Coro Tilman Michael

Drammaturgia Mareike Wink

Oper Frankfurt’s Chorus

Frankfurt Opern- und Museumsorchester

In cooproduzione con il Tirol Festival in Erl

Prima rappresentazione in Germania

Frankfuth am Mainz, 5 marzo 2023


Sta ottenendo un grande successo al teatro dell’Opera di Francoforte la Francesca da Rimini di Saverio Mercadante, prima rappresentazione assoluta in territorio tedesco e terza in tempi moderni. Saverio Mercadante (1795-1870), la compose nel 1830 per Madrid, ma non andò mai in scena. L’opera, infatti, doveva essere rappresentata per la prima volta all’Opera di Madrid nella stagione 1830/31 ma per motivi non chiari, non ebbe esito: forse perché gli fu preferita il Cristoforo Colombo del rivale spagnolo Ramòn Carnicer. Nell’inverno del 1831 l’opera doveva essere rappresentata per la prima volta alla Scala di Milano. Fallì anche questo progetto, per l’impuntatura della primadonna Giuditta Pasta, destinata al ruolo en travesti di Paolo e non quello del protagonista, come per le polemiche sul compenso del compositore. L’opera rimase perciò nel cassetto dell’oblio fino a quando fu riscoperta nel 1990 presso la biblioteca del Conservatorio di Bologna. Il 30 Luglio del 2016, in occasione del Festival della Valle d’Itria, terra natale del compositore, fu rappresentata per la prima volta assoluta al Palazzo Ducale di Martina Franca. Così nell’ arco di pochi anni l’opera ha potuto avvalersi di tre riprese, di cui due nel giro di brevissimo tempo. Infatti l’allestimento proposto dall’Opera di Francoforte è una collaborazione con il Tiroler Festspiele Erl, dove l’opera è stata rappresentata con grande successo nel dicembre 2022.

photo © Barbara Aumüller

Del resto la produzione di Saverio Mercadante, costituita da più di 60 titoli, ponte tra Rossini e l’opera romantica di Bellini e Donizetti, compare assai raramente nei cartelloni teatrali. Fu solo in quell’unica breve stagione degli anni ’70 del secolo scorso dove, a seguito della Rossini e Donizetti Renaissance, che ci fu un parziale interessamento per il musicista pugliese e titoli come Il Bravo e il Giuramento godettero di una discreta circolazione, per poi finire ben presto nel dimenticatoio o nelle rarità di raccolte di registrazioni. Vicenda assai nota quella di Francesca da Rimini, i due amanti sfortunati Paolo Malatesta di Rimini e Francesca da Polenta esemplificata dalla fama turistica del castello di Gradara sulla riviera di Romagna che tradizione vuole luogo della tragedia. Il libretto è di Felice Romani, ripresa da Dante nel V canto dell’Inferno ma anche dalle tante versioni drammatiche degli inizi dell’Ottocento, la più nota, redatta da Silvio Pellico. Felice Romani rielabora questa narrazione tenendo ben presente la tradizione popolare che voleva Francesca da Rimini sposata con il deforme Lanciotto Malatesta per motivi politici, lei che si credeva destinata al fratello Paolo, detto “Il Bello” ed entrambi innamorati l’uno dell’altro dal primo incontro. Lanciotto sorprende gli innamorati. E qui Romani ci mette del suo, mediato dai drammi coevi, ossia: solo grazie all’intervento di Guido, il padre di Francesca, i due sfuggono per il momento alla morte. Quando Paolo fa visita a Francesca in convento per convincerla a fuggire insieme, Lanciotto li scopre di nuovo. Francesca ingoia del veleno per sfuggire alla vendetta del marito, dopodiché Paolo si uccide, il tutto per dare una costruzione drammatica ad una vicenda dispersa nella storia e affiorata solo dalla memoria letteraria. Una drammaturgia che Mercadante riveste di tanta melodia che annoda la successione delle scene. Si avverte una struttura musicale molto dilatata, che se pur ricca di riferimenti al Rossini serio (si percepisce tanto Tancredi come tratti dell’Otello) non esprime enfasi eroica o amorosa, poca azione, ma delinea piuttosto un dramma interiore, quello di Francesca molto ben sottolineato dall’uso dell’arpa che introduce le sue entrate in scena un annuncio di quanto si sentirà nel successivo Donizetti, nella visione di un’epoca in cui i compositori attingevano a piene mani da chi l’aveva preceduto. Due atti che hanno un tempo di esecuzione di tre ore e mezzo di musica con differenze sostanziali tra di loro: il primo con una struttura drammatica ben delineata, in cui si evidenzia il gioco delle parti e che offre uno sguardo d’assieme sui caratteri dei personaggi dove prevale una concentrazione degli affetti e dello spasmo drammaturgico. Il secondo atto si espande dell’evidenziare il rapporto tra Francesca e Paolo, nel loro lungo duetto che costituisce l’essenza dell’atto. Musicalmente Mercadante offre una esempio di canto drammatico, oltre gli stilemi del belcanto, dove le agilità e le coloriture richieste sono espressione di una esemplificazione del dramma interiore. Interessante la regia Hans Walter Richter che colloca a inizio Ottocento la vicenda, esemplificata dai costumi di Raphaela Rose. Una regia che si concentra essenzialmente sullo stato emotivo dei protagonisti, introducendo un coerente e poetico sdoppiamento dei tre personaggi principali, i quali, come azione parallela, compiono una versione alternativa dell’azione tragica che si allontana dalla realtà e scivola in un mondo dei sogni ideale di armonia, ben rappresentata dalla vista di una struttura gotica in rovina. Una presenza che però si mostrerà invadente nel secondo atto con una interazione diretta con i protagonisti. Forse la regia è incorsa nell’ eccedere lo stato di alterazione psichica dei personaggi esemplificata nell’estremizzare gesti e azioni anche violente. L’impianto scenografico di Johannes Leiacker delimitata lo spazio con pannelli bianchi che, scorrendo rivelavano la vista dello spazio parallelo. Per il resto si presenta con ambientazione essenziale con un letto, da una parte, il mondo di Francesca dove custodisce i suoi ricordi e le sue ansie, e dall’altra un masso come spazio di battaglia, a simboleggiare l’alterità dei due mondi in cui si muove la protagonista. I ruoli principali sono musicalmente estremamente impegnativi per i tre cantanti cui è richiesto tutto il bagaglio vocale interpretativo belcantista. Per Jessica Pratt si può parlare di un ritorno all’essenza della sua carriera, quando si impose all’attenzione con le rarità di Vaccai e di Donizetti. Qui la Pratt domina il ruolo di Francesca con la forza e con l’autorità del suo belcanto, mantenendosi ben salda nei momenti di agilità, come nel canto di malinconia che emerge dalla sua prima aria, capace di dare un’espressione intensa agli stati d’animo toccanti della donna infelicemente sposata sull’orlo della follia, quasi sorella maggiore di tante eroine del melodramma romantico. La questione della colpevolezza di Francesca nell’adulterio e nelle conseguenti morti è stata spesso oggetto di discussione. L’opera e la messa in scena non lasciano dubbi sull’innocenza di Francesca: a scatenare il suo tradimento sono stati gli uomini. Particolare la vocalità di Lanciotto che richiede notevoli acrobazie vocali: il tenore Theo Lebow si è imposto all’attenzione del pubblico con uno stile sicuro di “tenore di grazia”, capace di colorature ardite con una voce leggera e pulita bravo anche a non farsi prendere la mano dalla natura psicotica, che il regista gli ha connotato, ma definendo un uomo, che diventa solo un furioso, violento vendicatore e doppiamente tradito dall’evidente adulterio di Francesca, proprio suo fratello, il bel Paolo, risulta essere l’amante di Francesca. Mercadante ha concepito il ruolo di Paolo come un ruolo en travesti affidato qui al giovane mezzosoprano americano-giapponese Kelsey Lauritano che ha riscosso un enorme successo con il suo timbro giovanile, esuberante, evidenziando il languore mite e l’enfasi tempestosa del giovane innamorato. I duetti con Jessica Pratt sono stati momenti intensi di canto nella fusione delle due voci femminili. Interessante l’interpretazione del padre di Francesca, Guido, del baritono Erik van Heyningen che gli ha conferito la giusta autorità e, in possesso di agilità vocale, dando sostegno alle parti di assieme. Interessanti i personaggi di contorno, la serva Isaura interpretata da Karolina Bengtsson e Brian Michael Moore nei panni di Guelfo, il bieco aiutante di Lanciotto, che ne accentua il lato violento e d’odio nei confronti di Francesca. Alla guida dell’Opern- und Museumsorchester, Ramón Tebar, direttore di origine spagnola, operativo essenzialmente negli Stati Uniti in Florida. Ha curato con attenzione lo svolgersi del tutto gestendo i giusti equilibri tra palcoscenico, orchestra e spazio teatrale tramite una lettura senza appesantimenti della scrittura di Mercadante. Buoni gli inserimenti del coro che da un inizio alquanto sommesso, nel prosieguo ha acquistato vigore e sonorità. Teatro al completo nella seconda rappresentazione, domenicale, con applausi conviti alla fine della rappresentazione da parte di un pubblico che dall’inizio titubante man a mano si è addentrato nella passione della vicenda musicale.

Federica Fanizza

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