“I giovani e il palcoscenico. Dopo la settantesima edizione del Concorso bandito da As. Li. Co, il Salotto di Giovanna Lomazzi si apre per riflettere sul passato e sulle prospettive per il futuro: qui e adesso.”
a cura di Antonio Cesare Smaldone
Il patinato mondo della Lirica, con le sue regole non scritte e la sua naturale propensione alla mondanità, trova nel fenomeno dei Concorsi una delle sue occasioni di “incontro-scontro” più ghiotte. Lontani sono i tempi in cui il potenziale ingaggio per un Ruolo spingeva i giovani (e anche i meno giovani) a cimentarsi nello sfoggio delle proprie qualità. Il fervore che animava i partecipanti era forse, in origine, quello dei “Miti”, al quale fece poi posto quello dei “Film”, sino ad approdare alle digitali spiagge di quello odierno che è sempre più ispirato dalle “Starlettes”. Il panorama in fatto di Concorsi è ormai variegato, sia per proposte che per caratteristiche, ma un punto fermo del nostro Paese (e non solo) resta il Concorso bandito dall’As.Li.Co. presso il Teatro Sociale di Como. La solidità del Concorso può essere ricondotta sia al novero monumentale di Carriere che da questo sono partite, altrettanto dal fatto che (indipendentemente dagli esiti) l’occasione delle Audizioni preliminari e propriamente concorsuali vanno a fungere da momento conoscitivo per poi, in molti casi, dar luogo al Cartellone della Stagione in corso e di quelle a venire. Se ne è celebrata, il 6 gennaio u.s., la Settantesima Edizione con una Finale in grande stile a cui moltissimi “addetti ai lavori” non hanno voluto mancare di essere presenti. Abbiamo accolto con grande piacere, quindi, l’invito della Sig.ra Giovanna Lomazzi a dare segno di questo nostro passaggio comasco; così, attraverso una chiacchierata informale, ci piace poter condividere qualche riflessione di carattere generale grazie alla testimonianza di una donna che, oltre al ruolo istituzionale di Vice Presidente dell’As.Li.Co. e sua Casting Manager, ha percorso in prima persona l’evoluzione socio-culturale del mondo della Lirica, tanto blasonato quanto fragile. Riflessioni che, speriamo, potranno avere un’utilità di contenuto e di senso per chi vi si affaccia e, pourquoi pas, anche a chi ne muove operativamente la macchina.
Giovanna Lomazzi, alla luce della sua esperienza, come sono cambiati i giovani cantanti… quale lo spirito e gli obiettivi di un tempo rispetto ad oggi?
“I giovani cantanti son diventati belli! Quest’anno al Concorso su 85 ammessi solo in un caso si poteva trovare qualcosa da cambiare in quanto a forma fisica. Le ragazze, in particolare, sono tutte in tiro e tutte magre… tutte belle ma, se devo dire, hanno gusti discutibili: un esempio su tutti la mise natalizia che propongono spesso tutte agghindate di paillettes. Una volta, invece, c’erano queste che arrivavano e facevano “Violetta tisica” ma erano enormi… ragazze che non avevano niente a che vedere con la musica e l’eleganza… adesso hanno capito che in Palcoscenico conta anche molto la presenza fisica.”
E, in quanto a contenuti?
“C’è stato sicuramente un cambio intrinseco a livello musicale… molti dei concorrenti spesso vengono dal Conservatorio e da studi molto impegnativi e molto seri… anche il livello culturale è molto cambiato: oggi hanno normalmente tutti concluso almeno la Scuola Superiore. Una volta era molto diverso… mi viene in mente una concorrente che di mestiere faceva la “bidella”… poverina… tra l’altro era anche fisicamente disagiata. Oggi non è più possibile: son tutti ragazzi coinvolti, curiosi e vogliosi di far carriera!”
Abbiamo l’impressione che, anche rispetto a questa sua rilevazione socio-culturale, si possa riscontrare un cambio di obiettivi da parte dei partecipanti: prima la ricerca di affermazione nell’Arte e, oggi, la necessità di apparire in Palcoscenico. Che ne pensa?
“Si e No… ci sono tanti ragazzi che vogliono avere una risoluzione economica della loro vita… anche un posto come corista, per esempio… altri cominciano da piccole parti e poi proseguono, seppur non in maniera eccelsa…”
Quali sono i casi più frequenti tra i partecipanti? Quali le criticità riscontrabili?
“Ai Concorsi tanti sono giovanissimi e hanno degli insegnanti che magari li indirizzano non bene… infatti una criticità dei nostri giorni sono i Docenti. In Conservatorio spesso ne troviamo tra i peggiori… ci sono invece molti cantanti di carriera che insegnano privatamente con ottimi risultati. Penso alla Cedolins, alla Fabbricini e alla Dalla Benetta. Il fatto che un grande cantante non sia necessariamente un grande insegnante si sa ma il cantante mediocre che insegna è un vero pericolo e non dovrebbe essere preso in considerazione. Ad esempio, c’è una storia: un tenore con una voce importantissima secondo me che ha cantato molto bene Bohème, molto bene anche Elisir d’amore, ma molto meno bene La Sonnambula… non perché non sappia cantare ma perché non c’entra molto col personaggio di Elvino, cosa che qualcuno avrebbe dovuto segnalargli prima di affrontarne lo studio.”
La formazione è molto cambiata, abbiamo l’impressione che oggi si punti subito al Ruolo, bypassando il percorso di base o, quantomeno, riducendolo allo stretto necessario. Che ne pensa?
La formazione ha sempre previsto la tecnica di base le Arie da Camera et cetera…
In effetti, a volte pare che ci sia una sorta di filo diretto tra insegnamento vocale e cure mediche…
“Ah sì, questi giovani che cantano tutto… da Cimarosa a Mascagni, senza un minimo di autocritica o conoscenza dell’evoluzione della Musica. Ma anche questo dipende dagli insegnanti!
Diciamo che oggi c’è anche un problema commerciale: i giovani sono subito presi di mira dagli agenti o dai dirigenti dei teatri che li mettono a fare cose che non possono fare.”
Come può il sistema operare indirettamente, bypassando il fenomeno oggettivo di influenza esterna nelle scelte artistiche?
“Creando consapevolezza. Sicuramente i Corsi sono molto importanti. Questi giovani non conoscono il mondo dove si son buttati a capofitto: hanno studiato un po’ di più dei “tempi della bidella” ma sono ignoranti della Vita; probabilmente non leggono un libro, non fanno un certo approfondimento… hanno una voce e… L’idea di fare un Corso con un “Nome”, indipendentemente dalla capacità di trasmissione didattica, rappresenta un modo per entrare in questo mondo anche attraverso la fascinazione che possono ricevere trovandone ispirazione.”
Affermare la personalità prima di dimostrare la professionalità… perché?
“Ogni cantante ha una sua storia. Ad esempio c’è una giovane molto valente che non si è presentata al concorso quest’anno, pur essendo una perfetta Sonnambula. Peccato perché è brava, ma ormai è finita nelle mani di un agente che la prende e la porta su e giù e quindi non penso riusciremo neppure a riprenderla. Succede anche questo: una certa categoria di cantanti che hanno già cominciato una certa carriera e che sperano di proseguirla non vengono a fare il concorso.”
In realtà, forse proprio quando si ha già la consapevolezza di avere dei numeri sarebbe bene presentarsi. Quale timore a farlo?
“Non sono loro, perché poi vanno a finire in mano a degli agenti che li sfruttano e li portano di qui e di la facendole fare un sacco di cose che spesso non hanno nulla a che vedere con la loro natura”
Personalmente pensiamo che inizi così il conto alla rovescia che porta poi a finire molto male
“Sono d’accordo!”
C’è una sempre crescente preoccupazione a dare notizia di sé rispetto alle azioni quotidiane, Instagram docet, e ciò coinvolge appieno anche le nuove leve della lirica spesso a discapito della preoccupazione del dare notizia della propria evoluzione musicale e vocale. Registrarsi in un luogo-simbolo diventa sempre più, attraverso un tag, il sostitutivo del fare.
“Non è così che si fa una carriera, non è così che si costruisce il percorso di un’Artista”
Tra gli Emergenti di quest’anno ci è molto piaciuto il potenziale dell’esecuzione di una ragazza che, al momento degli esiti, non ha ricevuto menzione… proponeva “Der hölle rache”. Come ha trovato la sua prova?
“A voi è piaciuta e anche a me è piaciuta… come sappiamo c’è un altro problema che è quello del responso della Commissione. Ognuno ha 5 punti da poter assegnare e la media che ne risulta produce gli esiti. Io cito sempre un episodio significativo a riguardo: Renata Scotto partecipò ad un Concorso e non vinse, arrivò seconda. Lei è diventata quello che è diventata, l’altra restò una corista. Comunque la ragazza di cui parla l’abbiamo recuperata perchè ha ventun anni e perché se lo merita”
Dopo 70 anni di Concorso, con alle spalle una realtà consolidata, quali sono le prospettive future ed eventuali innovazioni possibili?
“Si va molto a vista e, quindi, non saprei quali indicare. Sicuramente abbiamo fatto grandi passi noi… se penso alle prime edizioni… ormai sono passati vent’anni… C’è un miglioramento qualitativo e un accrescimento della professionalità. Ciò è dimostrato dal livello medio molto buono.
Quindi, cosa diciamo alle nuove generazioni?
“I ragazzi devono capire che sono fino ad un certo punto studenti e poi diventano dei professionisti… il passaggio tra studente e professionista è, senza dubbio, traumatico… va guidato… non bisogna avere timore di credere nei propri sogni ma bisogna impegnarsi e darsi da fare affinché questi si realizzino in maniera concreta e consapevole.”
Ci piace sottolineare “come” sia avvenuta questa chiacchierata: alla vecchia maniera, in salotto… tra libri, quadri e sotto l’egida di un bel pianoforte. Luogo ideale per girare un “prima, ora, poi”; sia per chi vuole attraverso il proprio servizio richiamare l’attenzione all’importanza della ritualità di un percorso e, altrettanto, per chi sceglie di raccontarsi senza veli fidando su quella cortesia che diventa empatia quando si condivide il pensiero che il Teatro sia da preservare fermamente nella sua funzione sociale di educazione estetica, oltre che nel suo grande potenziale produttivo. Oggi il bombardamento dell’informazione da “tutto e di più” segue quasi esclusivamente le logiche mass-mediatiche dei social network… lanciare in rete qualche riflessione è quanto mai necessario.