RAVENNA: Un ballo in maschera 8 e 10 gennaio 2017
“Un ballo in maschera” apre la stagione con un Verdi moderno e patriota
Leo Nucci firma la regia e Donato Renzetti dirige la Cherubini
Domenica 8 gennaio (ore 15.30) e martedì 10 (ore 20.30)
La Stagione d’Opera del Teatro Alighieri apre il 2017 all’insegna di Giuseppe Verdi con un “Un ballo in maschera” in scena domenica 8 gennaio (ore 15.30 turno B) e martedì 10 (ore 20.30 turno A). Titolo verdiano fra i più amati, ma anche di rara rappresentazione in quanto richiede quattro protagonisti di grande spessore vocale, dopo oltre due decenni di assenza il ‘ballo’ ritorna all’Alighieri nel nuovo allestimento firmato da Leo Nucci nell’ambito del progetto Opera Laboratorio, mirato alla selezione e formazione di giovani cantanti. In buca l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, protagonista musicale di tutti i titoli della stagione, diretta nell’occasione dall’esperta mano del Maestro Donato Renzetti.
È un Verdi “moderno” quello che Leo Nucci intende portare sul palco dell’Alighieri conUn ballo in maschera, coprodotta con i Teatri di Piacenza e di Ferrara e quarta opera diretta da Nucci per il progetto Opera Laboratorio – dopo Luisa Miller, L’elisir d’amore eL’amico Fritz, tutte rappresentate a Ravenna. “Un Verdi moderno – specifica il regista – nel senso vero: patriota che sogna l’Italia indipendente, non razzista e privo di pregiudizi sociali o morali”: un’interpretazione che trova ragioni nelle vicende di quest’opera, sospesa fra storia e finzione, repressione e rivoluzione.
Napoli, 1858: ancora fresco il ricordo dell’attentato a Napoleone III da parte di Felice Orsini, avvenuto il 13 gennaio a Parigi, la censura si abbatte sull’opera destinata al San Carlo. La nuova creazione è infatti tratta dal grand opéra Gustave III, ou Le bal masqué di Daniel Auber, che nel 1833 aveva portato sul palco dell’Opéra di Parigi, su un testo di Eugène Scribe, l’assassinio del re di Svezia Gustavo III durante un ballo in maschera. Di fronte alle numerose e importanti modifiche imposte dalla censura, Verdi e il librettista Antonio Somma finiscono per declinare l’invito del teatro partenopeo e la prima dell’opera è al Teatro Apollo di Roma il 17 febbraio 1859. Se la censura romana è più accomodante, il dramma ha già cambiato volto – o meglio ancora indossato una nuova maschera: non più il 1792 dello storico regicidio, ma il Seicento americano.
Il conte Riccardo, governatore di Boston, è innamorato di Amelia, moglie del fido segretario Renato, un ricco creolo. Proprio l’ambientazione americana determina la presenza di creoli e la “razza nera” dell’indovina Ulrica, che a Riccardo profetizza amore e morte: l’amore è quello di Amelia, ma la morte imminente sarà per mano del suo migliore amico. Il governatore ha organizzato un gran ballo che gli fornirà l’occasione di rivedere l’amata Amelia, ma nel frattempo Renato lo avverte di una congiura ordita dai suoi nemici Samuel e Tom. La scoperta dell’amore tra la moglie e Riccardo, convince però Renato a collaborare con i cospiratori per uccidere il conte. Accecato dalla gelosia e unitosi ai cospiratori, Renato colpisce Riccardo a morte, che spira perdonando l’amico, durante la celeberrima scena del ballo in maschera.
L’ambientazione americana, secondo Leo Nucci, non è solo una conseguenza delle imposizioni della censura, ma anche un modo per Verdi di riappropriarsi delle proprie idee e di alludere alle lotte per l’indipendenza italiana. “Nel 1778 – sottolinea il regista – termina la guerra di indipendenza americana, nel 1859 si combatte la seconda guerra di indipendenza italiana. Fra questi eventi passano 80 anni. Voglio dire che per Verdi, a 46 anni, la vicenda che voleva mettere in musica era quasi attuale e sapendo come la pensava a riguardo del Risorgimento non credo sia peccato immaginare che egli fosse interessato all’argomento anche con una sottolineatura politica che da lontano guarda gli USA, visto il suo amore dichiarato per George Washington”. La conclusione è che l’opera possa essere coerentemente collocata in America del Nord all’epoca della Guerra d’indipendenza e della Rivolta di Boston (il Boston Tea Party), con occhio attento al problema del colonialismo e dell’indipendenza.
Ad affiancare Nucci lo stesso team creativo che l’ha accompagnato nelle altre opere portate all’Alighieri e che comprende il regista collaboratore Salvo Piro, lo scenografo Carlo Centolavigna, il costumista Artemio Cabassi e il light designer Claudio Schmid. Il cast, costituito da giovani ma già collaudati interpreti, si compone dei tenori Vincenzo Costanzo (8) e Ivan Defabiani (10) che daranno voce a Riccardo, dal baritono coreano Mansoo Kim nei panni di Renato, la cui moglie Amelia è il soprano Susanna Branchini, mentre la maga Ulrica è interpretata dal mezzosoprano Agostina Smimmero. Nel ruolo di Oscar, il paggio di Riccardo, si alternano Paola Leoci e Natalia Labourdette , il marinaio Silvano è Giovanni Tiralongo, i due congiurati, Samuel e Tom, sono rispettivamente Mariano Buccino e Cristian Saitta, infine Raffaele Feo veste i panni di un giudice e del servo di Amelia. Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è istruito da Corrado Casati.
Info e prevendite: tel. 0544 249244 – www.teatroalighieri.org
Biglietti da 14 a 45 euro. Speciale giovani: under 14 5 euro; 14/18 anni 50% tariffe ridotte.