SASSARI: La voix humaine – Agenzia matrimoniale, 18 novembre 2023 a cura di Loredana Atzei

SASSARI: La voix humaine – Agenzia matrimoniale, 18 novembre 2023 a cura di Loredana Atzei

  • 20/11/2023

La voix humaine

Francis Poulenc

Tragédie Lyrique en un acte

Agenzia matrimoniale

Roberto Hazon

Opera buffa in un atto


 

Direttore d’orchestra Daniele Agiman

Regia Alberto Gazale

Personaggi e interpreti:

(La voix humane)

  • Elle – Paoletta Marrocu

(Agenzia Matrimoniale)

  • Argia Paoletta Marrocu
  • Adolfo Alberto Petricca
  • La barbona Elena Schirru
  • La segretaria Siria Colella

Costumi Luisella Pintus
Scenografia Antonella Conte
Luci Tony Grandi

 

Ente Concerti Marialisa de Carolis, 18 Novembre 2023


Sassari porta in scena il dittico La voix humaine di Francis Poulenc e Agenzia matrimoniale di Roberto e Ida Hazon. Una scelta coraggiosa quella di proporre due titoli poco noti e poco rappresentati al posto di titoli più acclamati e più noti. Una proposta interessante per il pubblico ma anche una sfida.

Il pubblico si è presentato meno numeroso di altre volte, certamente, forse inizialmente meno entusiasta, ma alla fine è stato conquistato dall’esecuzione degli artisti e affascinato dalle scelte registiche che hanno omaggiato Pablo Picasso in modo profondo, consapevole e teatralmente emozionante.

photo©Elisa Casula

Ad introdurci nella scoperta del dittico è l’attore Marco Spiga con eloquio sicuro e ammaliante vestito con un completo dai colori sgargianti.

La voix humaine  è una tragedia lirica in un atto di Francis Poulenc del 1959 ma basata su un testo teatrale di Jean Cocteau scritto nel 1930.

L’unica protagonista è Elle (Lei). Una donna senza nome che racchiude in se tutte le donne, tradite e abbandonate. È la fine di un amore, nell’ultimo drammatico atto, e lei  si aggrappa disperatamente alla voce dell’uomo amato dall’altra parte del telefono in un lungo disperato monologo. Lo intuiamo che dialoga con una voce fredda, insensibile e impietosa.

Ad interpretare Elle è una bravissima Paoletta Marrocu con una voce ampia, un timbro caldo e una sicurezza straordinaria nei continui cambi di registro imposti dalla impervia partitura musicale.

Buona la prova dell’Orchestra dell’Ente de Carolis diretta dal M° Daniele Agiman.  Influssi Jazz si mescolano allo stridio degli archi, armonia e disarmonia si rincorrono seguendo le pulsioni della protagonista. Una discordanza dell’anima che si riflette anche nelle note.  Un soliloquio serrato ricco di colori, pervaso da un’ansia crescente, esasperata dalle continue interferenze, dalla linea che cade, dalla snervante e terribile attesa di una nuova chiamata. E quando il telefono squilla di nuovo con quel suono metallico è come se sentissimo il cuore di Elle balzarle in petto.

Elle è una donna che soffre, come solo chi ha amato può comprendere, e che nel perdere l’uomo amato non ha più nulla per cui vivere. I suoi stati d’animo sono esaltati dall’orchestra che le si incolla addosso, e sono altrettanto ben sottolineati dal gioco di luci curato da Tony Grandi decisamente efficace soprattutto sul finale con i riflettori che colorano le scene di un alone bluastro che richiama il dramma del periodo blu di Picasso. Quello segnato dalla depressione e dalla morte per suicidio dell’amico. Per questo quando la telefonata si chiude e cala il nero sappiamo che per Elle non c’è più speranza.

photo©Elisa Casula

L’ omaggio a Picasso dunque è il fil-rouge che lega le due Opere. Il pittore viene ben presentato sia dal punto di vista artistico che da quello umano. Se la sua arte viene usata per le belle scene di Antonella Conte che rivisita arredi e pareti in stile cubista, e per i geniali e spigolosi costumi creati da Luisella Pintus, il lato umano viene esplorato proprio dalle opere in programma. Picasso e Poulenc frequentavano gli stessi ambienti. Jean Cocteau fu addirittura testimone di nozze di Picasso, dunque la regia di Alberto Gazale non soffre di alcuna forzatura, anzi.

La scelta estetica rende ancora più vivo il sospetto che il protagonista maschile nascosto dietro il telefono sia proprio lui, l’artista, il pittore… Pablo Ruiz Picasso. Lui che era facile agli slanci amorosi ma che si stancava presto delle sue muse.

Lui che diceva che esistevano solo due tipi di donne: Le Dee e gli zerbini ma che, a quanto pare, le calpestava entrambe. I riferimenti nel testo sembrano essere chiari. Il cagnolino che lui le aveva donato, gli scarabocchi fatti al telefono in cui lei viene rappresentata con gli occhi al posto delle orecchie. E in fondo le donne che hanno amato Picasso somigliavano tutte ad Elle. E in un modo o nell’altro hanno fatto tutte la stessa fine. Tutte tranne una che gli sopravvisse e alla quale viene dedicata la seconda opera in programma l’Agenzia matrimoniale, opera buffa in un atto di  Roberto e Ida Hazon.

Dimentichiamo il tragico periodo blu e notiamo come Picasso tra i colori accessi aggiunge il rosa a pennellare dei corpi nudi di donna spigolosi, poco attraenti, privi di prospettiva. Quelli de “Les demoiselles d’Avignon”, un quadro che nel 1906, segna l’invenzione del cubismo e l’inizio dell’arte moderna. La casa di Argia, protagonista femminile dell’opera, è realizzata dunque in perfetto stile cubista con pareti spigolose e sbilenche, colori acidi, la lampadina in alto a sinistra riprende il disegno presente in “Guernica”  uno dei quadri più famosi di Picasso.

Una barbona si presenta alla ribalta e canta una canzone mescolando lingua Italiana e dialetto Lombardo. A vestire i poveri cenci della poveretta è Annunziata Vestri, mezzosoprano-contraltile  dotata di una voce melodiosa, dalla grande estensione e capace di grandi virtuosismi jazzistici. Conquista il pubblico che scoppia in un caloroso applauso a scena aperta. Sarà lei, terminata la canzone, a suonare alla porta di Argia consegnandole un biglietto che gli predice la sorte in cambio di un po’ di carità. Un foglietto che è una speranza per chi ormai ne ha poca. Argia infatti vive sola, in un appartamento di periferia. Non è più giovane e va avanti ricordando un glorioso passato da attrice.

Il suo dramma è quello della solitudine, meno intenso di quello di Elle, ma logorante in modo lento, inesorabile, implacabile come il tempo che scorre e la gioventù che svanisce. Ma è una commedia e il tema è trattato in modo leggero. Sono vite di povera gente queste…come la canzone che canta la barbona all’inizio. Non ci sono eroi nè sacrifici estremi.

Paoletta Marrocu, ancora una volta, domina il ruolo dosando in modo magistrale verve comica e sincera disperazione. Il baritono Alberto Petricca veste i panni di Adolfo conferendogli una voce calda e carezzevole e un atteggiamento camaleontico perfetto per il personaggio che da gagà si rivela poi solo un modesto e banale assicuratore. Grandissimi applausi per lui durante il duetto. Scatena il riso la battuta di Argia che conclude l’Opera:“Assicurami contro gli incendi: io brucio di passione.” Completa il cast la Segretaria interpretata dal mezzosoprano Siria Collella. Una menzione particolare la meritano le figuranti nel ruolo de Les damoiselles de Avignon che, complici i costumi e un uso appropriato delle luci, hanno avuto il pregio di dare letteralmente vita al capolavoro di Picasso.

Il Teatro di Sassari ha portato in scena due opere poco note, le ha confezionate bene, le ha rese appetibili al pubblico dialogando con esso su diversi piani (quello estetico, artistico, culturale e psicologico) lasciandolo però libero di trarre le proprie conclusioni.

Un’esperienza arricchente sotto ogni punto di vista.

Loredana Atzei

 

 

 

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