TEATRO ALLA SCALA: Li zite ngalera – Leonardo Vinci, 15 aprile 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

TEATRO ALLA SCALA: Li zite ngalera – Leonardo Vinci, 15 aprile 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

  • 16/04/2023

Li zite ngalera

Leonardo Vinci

Commedia in musica in tre atti

Libretto di Bernardo Saddumene

Nuova produzione Teatro alla Scala


Direttore Andrea Marcon
Regia Leo Muscato

Personaggi e Interpreti:

  • Carlo Celmino Francesca Aspromonte
  • Belluccia Mariano Chiara Amarù
  • Ciomma Palummo Francesca Pia Vitale
  • Federico Mariano Filippo Morace
  • Titta Castagna Filippo Mineccia
  • Meneca Vernillo Alberto Allegrezza
  • Ciccariello Raffaele Pe
  • Rapisto Marco Filippo Romano
  • Col’Agnolo Antonino Siragusa
  • Assan Matías Moncada
  • Na schiavottella Fan Zhou

Scene Federica Parolini
Costumi Silvia Aymonino
Luci Alessandro Verazzi

Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici con la partecipazione di elementi de La Cetra Barockorchester

 

Teatro alla Scala, 15 aprile 2023


Trecento anni e non sentirli, o comunque portarli molto bene. Per l’iniziativa del sovrintendente e direttore artistico Dominique Meyer, che ogni stagione prevede in cartellone un titolo del repertorio barocco, sono sbarcati per la prima volta sul palcoscenico del Teatro alla Scala Li zite in galera, gioiellino dell’opera napoletana di Leonardo Vinci, su libretto di Bernardo Saddumene, datato 1722.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Tipica commedia degli equivoci e dei travestimenti, nonché delle incerte identità sessuali (in questa distribuzione un mezzosoprano che si finge uomo, un soprano che interpreta un ruolo maschile, un tenore che canta en travesti un ruolo femminile, due controtenori che regalano la loro peculiare vocalità a due uomini), Gli sposi sulla nave – galera intesa in questo senso – si cesella sulla musica trasparente e luminosa di Vinci, che trascolora dalle tinte pastello dei passi più elegiaci alla freschezza zampillante dei passaggi mossi e vivaci, con scoperti richiami ai ritmi folklorici delle tipiche danze partenopee.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Tutti amano la persona sbagliata che ama qualcun altro e l’inevitabile ricomposizione finale delle coppie secondo lo schema più logico profuma, come spesso accade nella consuetudine di quel periodo, di sorridente compromesso. Ognuno dei numerosi protagonisti ha più di un’aria nella quale brillare e non mancano duetti e terzetti di insinuante fascino musicale, senza contare che la sensazionale “lingua” napoletana è musica stessa nella musica.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Di questa pregevole materia, Andrea Marcon, alla guida dell’Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici, integrata dalla Cetra Barockorchester, ha sottolineato al meglio la cristallina purezza e l’iridescente rincorrersi e sprizzare di un’inventiva musicale gioiosa e garbata, in bilico tra sberleffo e malinconia.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

L’allestimento con la regia di Leo Muscato – che ancora una volta ribadisce il suo spiccato talento nel gestire il gioco di squadra, sapendo ritagliare per ogni figura gesti e recitazione appropriati, in un’interazione sempre ficcantemente teatrale – le belle scene scorrevoli che alternano e suggeriscono i diversi ambienti della vicenda, i curatissimi costumi di Silvia Aymonino e  le luci appropriate di  Alessandro Verazzi, ambienta la vicenda nell’epoca della composizione – e va bene così – fornendo una cornice elegante, piacevole a vedersi (non sono peccati mortali, come si usa pensare  a volte oggi), certamente “tradizionale” ma non “polverosa”, dove scorrevolezza del gioco teatrale e delle dinamiche drammaturgiche sono assicurate. Una produzione piacevolissima.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Come si è scritto, assai nutrita la locandina. Per quanto riguarda il versante “femminile” lodi per la Belluccia Mariano (alias Peppuccio) di Chiara Amarù, dalla vellutata pasta vocale mezzospranile, espressiva e musicalissima in ogni suo intervento e governata da una tecnica sopraffina: molto brava anche la vivace e spiritosa Ciomma di Francesca Pia Vitale, di vocalità brillante e ottimamente gestita; convincente Francesca Aspromonte nei panni di Carlo.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Antonino Siragusa ha fornito tutta la sua esperienza nel repertorio belcantistico nel sapido ritratto di Col’Agnolo, a fuoco sia vocalmente che scenicamente; in gara di bravura i due controtenori, a dimostrazione che ormai questa corda vocale vanta anche eccellenti interpreti italiani, ossia Raffaele Pe (Ciccariello, un po’ Arlecchino, un po’ Pulcinella) e Filippo Mineccia (Titta Castagna).

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Alberto Alleggrezza era spassoso nei panni della “vecchia” Meneca, e Marco Filippo Romano (Rapisto) si conferma principe dei buffi italiani, sia per aggetto e autorevolezza timbrica e vocale che per irresistibile verve scenica.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Meno autorevole vocalmente e un poco sfocato il Capitano Federico di Filippo Morace, seppur divertente nel suo intervento che comincia dalla platea coinvolgendo il pubblico e da segnalare le prove di due allievi dell’Accademia del Teatro alla Scala, Fan Zhou (Na Schiavottella), e, soprattutto, Matías Moncada, autorevole e ampia voce di basso, come Assan.

Teatro affollato e successo convintissimo al termine.

Nicola Salmoiraghi

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