Teatro Comunale di Bologna: VANGELO, OPERA CONTEMPORANEA 25 Febbraio 2016

Teatro Comunale di Bologna: VANGELO, OPERA CONTEMPORANEA 25 Febbraio 2016

  • 25/02/2016

Vangelo. Opera contemporanea di Pippo Delbono con le musiche di Enzo Avitabile debutta nella versione per orchestra e coro
nella stagione 2016 del Teatro Comunale

 

Una nuova produzione internazionale con ERT Fondazione, Croatian National Theatre e istituzioni francesi, svizzere
Direttore: Gabriele Di Iorio
Regia, testo e film: Pippo Delbono
Musiche originali: Enzo Avitabile
Scene e costumi: Croatian National Theatre Zagreb
Attori: Compagnia Pippo Delbono e Croatian National Theatre Zagreb

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Maestro del Coro Andrea Faidutti

25 febbraio 2016 – 18:00 Turno C
26 febbraio 2016 – 18:00 Turno P
27 febbraio 2016 – 19:30
28 febbraio 2016 – 16:00

comunicato stampa

La nuova stagione del Teatro Comunale di Bologna prosegue il 25 febbraio (repliche 26, 27 e 28 febbraio)con Vangelo. Opera contemporanea nuovo lavoro di Pippo Delbono con le musiche originali di Enzo Avitabile e la direzione d’orchestra di Gabriele di Iorio. Una nuova produzione internazionale che dopo l’anteprima a dicembre a Zagabria, quindi il debutto al Teatro Argentina di Roma a metà gennaio, arriverà a Bologna nella versione con l’orchestra e il coro del Comunale. Una nuova impegnativa produzione internazionale di ERT Fondazione e Croatian National Theatre in Zagreb con Théâtre Vidy Lausanne, Maison de la Culture d’Amiens – Centre de Création et de Production, Théâtre de Liège; in collaborazione con la Cinémathèque Suisse Lausanne e il Teatro Comunale di Bologna. Lo spettacolo è realizzato anche grazie al contributo di Alce Nero.

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Gli Attori della Compagnia Pippo Delbono e del Croatian National Theatre in Zagreb sono in scena insieme a Delbono per un intenso spettacolo che parte dalla riflessione su duemila anni di conquiste, stragi, guerre, menzogne, false morali create da una certa ipotesi di Dio, ma anche dalla bellezza, dall’arte, e dalla poesia che quella stessa idea ha suscitato.

“A pensarci bene, Cristo è l’unico anarchico che ce l’ha fatta” ha scritto André Malraux. Qualche giorno prima di morire mia madre, – ricorda Pippo Delbono – fervente cattolica, mi aveva detto: “Perché, Pippo, non fai uno spettacolo sul Vangelo? Così dai un messaggio d’amore. C’è n’è così tanto bisogno di questi tempi”. E io ho pensato subito alle recite che facevo da piccolo nella parrocchia, dove interpretavo Gesù bambino coi riccioli biondi, innamorato anch’io come lei di quel mondo di preti, di chiese, di incensi, di rappresentazioni teatrali. E poi mi è venuto in mente quando da grande ho recitato ancora Dio, in un film di Peter Greenaway. Ma questa volta facevo anche il Demonio. E Lot, che faceva l’amore con le sue figlie e imprecava contro Dio e il Demonio. Un personaggio in quel film diceva: “Non è Dio che ha creato l’uomo, ma è l’uomo che ha creato Dio”. E ho pensato a tutte le conquiste, le stragi, le guerre, le menzogne, le false morali create per quell’ipotesi di Dio. Ma anche alla bellezza, all’arte, e alla poesia che quell’idea di Dio ha portato in questi duemila anni. E a quello che diceva Marx: “La religione è un sospiro dell’anima in un mondo senz’anima”. E così ho iniziato a filmare e a fotografare le immagini che ho incontrato nei miei viaggi in Italia, in Francia, in Romania, in Russia, in Latino America. Immagini di Madonne, di Cristi, di martiri. Ovunque trovavo qualcosa che aveva una relazione con quella storia. Ovunque ho visto Cristi dai volti dolorosi, seri. Molto poco ho visto la gioia nei volti di quei Cristi. Mi sono sentito come in prigione. E così per un momento ho pensato di chiamarlo “Assedio” questo spettacolo. Ho avuto un senso di rifiuto profondo per tutta quella iconografia buia, pesante, sofferente legata a quel Vangelo. E così mi sono perduto, come faccio sempre quando costruisco i miei spettacoli, dimenticando quel Vangelo, o forse portandomi dietro di quel Vangelo solo il nome. E sono finito a incontrare persone che erano arrivate in mare dall’Africa e dal Medio Oriente, attraversando oceani ma anche deserti, frontiere, carceri, muri. Ho incontrato anche degli zingari, che abitavano in luoghi di totale degradazione. E ho iniziato a stare con quei profughi, a conoscerli, a condividere con loro la vita. Li ho ospitati da me, e loro mi hanno ospitato nel loro centro di accoglienza. Abbiamo condiviso le storie, il cibo, il tempo. E poi ho iniziato a cercare paesaggi, mari, tramonti, cieli che mi raccontassero miracoli, luce. “Quei calci lanciati verso il cielo –scriveva Pasolini guardando i ragazzi giocare a pallone- ci insegnano a lanciare i nostri desideri il più lontano possibile, in modo che la gioia del gioco ci accompagni fino alla morte”. E poi mi sono trovato a guardare per dieci giorni un crocifisso appeso a un muro bianco, io inchiodato in un letto di ospedale per un problema agli occhi. Vedevo doppio e cercavo di mettere a fuoco quell’immagine davanti a me. Vagavo per i corridoi dell’ospedale, cercando di raccontare –ancora una volta con la mia camera- quel mio disperato e grottesco vedere doppio. Come vedo doppio, disperato e grottesco questo tempo che attraversiamo, dove non riconosci più il vero dal falso, il reale dall’irreale, dove l’esasperazione del moderno ci ha fatto dimenticare qualcosa di sacro di antico. E alla fine mi sono rimaste dentro quelle immagini, quelle voci, quei suoni, quegli echi, quei silenzi sentiti in quei campi di zingari e di profughi, in quelle corsie d’ospedale, ma anche quella forza vitale, quella inspiegabile gioia trovata nei luoghi deputati al dolore”.

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Capace come pochi altri, di sperimentare sulla scena, di lavorare sulle soglie, negli spazi fertili che si vengono a creare tra privato e pubblico, tra autobiografia e cronaca, Delbono crea, ancora una volta, insieme alla compagnia che da anni lo accompagna fedelmente e connota il suo percorso di artista. Accompagnano e arricchiscono il lavoro di Vangelo attori e danzatori croati che, forti della loro esperienza e professionalità, porteranno in scena loro stessi e le loro storie, storie di vite spesso profondamente segnate dai recenti traumi di una guerra feroce che ha ridisegnato la storia, i luoghi e i confini della loro Patria. Un lavoro corale che deriva suggestioni da poesia, letteratura, danza, cinema, musica ma anche dalle proposte degli attori, sollecitati come sempre da Delbono a farsi soggetti attivi nella creazione dello spettacolo.
Numerose le fonti d’ispirazione che hanno accompagnato la genesi di Vangelo. Opera contemporanea, in cui il riferimento biblico punta ai valori dell’amore e della bontà alieni da ogni conformismo “buonista”, costruendo una performance frammista di video, recitazione, teatro d‘opera e musica il cui primo dedicatario potrebbe essere – come ha sottolineato l’autore – Papa Francesco e nella quale si registrano intense citazioni letterarie da sant’Agostino a Pasolini e musicali da Brassens ai Rolling Stones. Un percorso espressivo in cui i profughi e i forzati dell’immigrazione sono madonne, cristi e martiri della contemporaneità; una riflessione sui cambiamenti epocali che interessano le popolazioni in fuga come quelle dei paesi del vecchio continente per i quali accogliere chi fugge dalla guerra è come accogliere un moderno Vangelo di pace.

I biglietti (da 25 a 10 euro) sono in vendita sia online sul sito www.tcbo.it sia presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo.

Sabato 27 febbraio alle ore 11.30, in Sala Borsa, il regista Pippo Delbono e gli attori della compagnia incontreranno il pubblico per conversare dell’opera. Conduce il critico teatrale Gianni Manzella.

foto: Luca Del Pia

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