Verona: La Sonnambula dal 17 Aprile 2016
La Sonnambula
Opera in 2 atti
di Vincenzo Bellini
Direttore d’orchestra: Francesco Ommassini
Regia, scene e costumi: Hugo de Ana
Personaggi e Interpreti:
- Il Conte Rodolfo: Sergej Artamonov
- Teresa, Mugnaia: Elena Serra
- Amina: Gilda Fiume (17 e 21 aprile), Irina Dubrovskaya (19 e 24 aprile)
- Elvino: Jesús León (17 e 19 aprile), Giulio Pelligra (21 e 24 aprile)
- Lisa: Madina Karbeli
- Alessio: Seung Pil Choi
- Un Notaro: Alex Magri
Allestimento della Fondazione Arena di Verona
ORCHESTRA, CORO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA
comunicato stampa
La Sonnambula di Vincenzo Bellini, quarto titolo operistico della Stagione Opera e Balletto 2015-2016 della Fondazione Arena di Verona, debutta al Teatro Filarmonico di Verona domenica 17 aprile 2016.
Regia, scene e costumi portano la firma di Hugo de Ana e sono riprese da Filippo Tonon che dal 2006 ne è assistente alla regia; il M° Francesco Ommassini dirige Orchestra, Coro e cantanti.
Repliche: martedì 19 aprile ore 19.00, giovedì 21 aprile ore 20.30 e domenica 24 aprile ore 15.30.
Nel 1830 un gruppo di imprenditori milanesi decide di organizzare una stagione artistica autonoma avvalendosi dei migliori cantanti dell’epoca (Giuditta Pasta, Giovan Battista Rubini, Filippo Galli). Il progetto include anche opere nuove da commissionare a due giovani emergenti del panorama operistico: Gaetano Donizetti e Vincenzo Bellini, entrambi affiancati da Felice Romani. Il librettista fornisce a Donizetti l’Anna Bolena e l’opera inaugura la stagione il 26 dicembre 1830, mentre a Bellini un Ernani tratto dal dramma di Victor Hugo che pochi mesi prima aveva destato grande scalpore. Bellini si mette al lavoro, ma verso la fine dell’anno il progetto viene abbandonato, probabilmente a causa della censura o forse per l’intento del compositore catanese di evitare la competizione con lo stesso Donizetti. Il nuovo libretto è tratto da La Somnambule ou L’arrivée d’un nouveau seigneur, un ballet-pantomime di Eugène Scribe e Pierre Aumer del 1827. L’opera viene scritta in appena due mesi e rappresentata per la prima volta al Teatro Carcano di Milano il 6 marzo 1831, ottenendo fin da subito grande successo.
La Sonnambula appartiene al filone dell’opera semiseria, genere nato alla fine del Settecento come variante sentimentale dell’opera buffa italiana che si proponeva di uscire dalla consueta contrapposizione tra comicità realistico-quotidiana e tragicità aristocratico-eroica. I protagonisti sono uomini e donne comuni, contemporanei, portavoce della dignità morale e sociale delle classi inferiori. Elemento ricorrente nell’opera semiseria è l’elemento bucolico e campestre, sia per continuità letteraria con la favola pastorale cinquecentesca, sia perché l’ideologia del ‘700 individuava nella comunità agreste il luogo topico di virtù naturali e collettive. La Sonnambula rispecchia alla perfezione questi canoni: un villaggio in cui la comunità prende parte al destino dei singoli, un ambiente vivo e presente nei suoni dietro le quinte, una fanciulla innocente che vive la propria sofferenza in uno stato di alterazione psichica. Il topos pastorale è reso in forma stilistica più elevata e classicheggiante senza il tradizionale basso buffo o un antagonista che inneschi un conflitto di potere, e le peripezie dei protagonisti sono il frutto di pura casualità. La drammaturgia diviene pura espressione di sentimenti, ora teneri ora malinconici, trasfigurati attraverso una poetica idilliaca.
Hugo de Ana, regista argentino che firma anche scene e costumi di questo allestimento portato al Teatro Filarmonico nella Stagione Artistica 2006-2007, è lontano dal cercare la spettacolarizzazione fine a se stessa, ma realizza un’ambientazione naturalistica dal gusto squisitamente pittorico. I caratteri onirici dell’opera si traducono quindi con precisa sensibilità ed eleganza ma, come ha dichiarato il regista, “con uno spirito più nostrano. Anche la musica ha una sostanza a tratti “carnale”: basterebbe l’introduzione, addirittura con banda, del coro “Viva Amina”, ripresa da una pagina destinata a un Ernani che poi Bellini non compose mai. Io ci sento gioia, colore a finte forti”.
Il M° Francesco Ommassini, dopo l’ottavo Concerto della Stagione Sinfonica 2014-2015, torna a dirigere l’Orchestra e il Coro preparato dal M° Vito Lombardi.
Nel ruolo della protagonista Amina debuttano Gilda Fiume (17 e 21 aprile) e Irina Dubrovskaya (19 e 24 aprile); Jesús León (17 e 19 aprile) e Giulio Pelligra (21 e 24 aprile) si alternano nel personaggio di Elvino, Sergey Artamonov è Il conte Rodolfo, Elena Serra interpreta Teresa, Madina Karbeli è Lisa, Seung Pil Choi è Alessio, Alex Magri veste i panni di Un notaro.
Anche per La Sonnambula si conferma l’appuntamento con Ritorno a Teatro, riservato alle Scuole: martedì 19 aprile alle ore 18.00 e giovedì 21 aprile alle ore 19.30 i ragazzi delle classi elementari, medie e superiori potranno assistere allo spettacolo al prezzo speciale di € 6,00; l’adulto accompagnatore (familiare, insegnante, dirigente scolastico, personale ATA) di ciascuno studente potrà usufruire della tariffa di € 12,00. Nel corso della prima parte, Preludio all’Opera, viene spiegata la trama, si delineano i personaggi, e i protagonisti stessi dell’Opera forniscono alcuni spunti di lettura su quanto di lì a poco andrà in scena. E prima della recita un aperitivo insieme!
Per informazioni e prenotazioni:
Ufficio Formazione della Fondazione Arena di Verona
tel. (+39) 045 8051933 – fax (+39) 045 590638 – scuola@arenadiverona.it
ATTO I
In un villaggio alpino della Svizzera, tutto è pronto per le nozze di Elvino e Amina. Il giovane è un ricco possidente, la ragazza un’orfana adottata da Teresa, la padrona del mulino. Solo l’ex fidanzata di Elvino, l’ostessa Lisa, non partecipa all’allegria generale: ancora innamorata di lui, si rode dalla gelosia e respinge le attenzioni di Alessio, un contadino che la corteggia con insistenza.
In attesa dello sposo, Amina esprime la sua felicità, ringrazia gli amici per le accoglienze festose e Teresa che l’ha allevata. Dopo il notaio, arriva finalmente Elvino che si scusa per il ritardo: si è recato sulla tomba della madre a chiedere una benedizione. Viene quindi firmato il contratto, poi Elvino dona ad Amina la fede nuziale appartenuta a sua madre. Il matrimonio in chiesa è fissato per l’indomani.
L’arrivo inatteso di una carrozza interrompe l’idillio. È il Conte Rodolfo, figlio del defunto Signore del villaggio, assente da molti anni. Nessuno lo riconosce e lui preferisce restare in incognito. Il forestiero vorrebbe continuare il suo viaggio verso il castello, ma tutti glielo sconsigliano: si sta facendo notte e, inoltre, nei dintorni si aggira un fantasma. Per il Conte si tratta di folli superstizioni. Decide comunque di alloggiare nella locanda di Lisa e, prima di ritirarsi, rivolge apprezzamenti ad Amina, di cui ha notato la somiglianza con un suo amore di gioventù. Elvino è geloso delle attenzioni del Conte, ma Amina lo rassicura e lo convince che la sua gelosia è assurda.
Nella stanza della locanda, il Conte Rodolfo fa la corte a Lisa, che sembra ben disposta anche perché ha saputo dal sindaco la vera identità dell’ospite. Si sente un rumore di passi e l’ostessa si nasconde, lasciando cadere nella fretta un fazzoletto. Nella camera entra Amina. Vestita di bianco, è in stato di sonnambulismo e cammina lentamente. Ripete il nome di Elvino e sogna la cerimonia delle nozze.
Mentre Lisa si precipita a chiamare Elvino per fargli credere che la futura sposa lo tradisce, il Conte è tentato di approfittare di Amina. Turbato, incerto sul da farsi, decide di abbandonare la stanza, ma l’arrivo di gente lo costringe a uscire dalla finestra. I paesani, che intanto hanno scoperto la sua identità, sono venuti a rendergli omaggio, ma quando entrano nella camera, vedono con sorpresa Amina addormentata sul sofà. La ragazza si sveglia, cerca di giustificarsi, di far capire che è innocente, ma nessuno, tranne Teresa, le crede. Elvino, furioso, la ripudia.
ATTO II
Fuori dal villaggio, lungo un sentiero nel bosco, un gruppo di contadini si avvia verso il castello per chiedere al Conte Rodolfo di prendere le difese di Amina. Intanto la ragazza, accompagnata da Teresa, incrocia Elvino mentre vaga da solo e senza meta: si capisce che soffre ed è ancora innamorato. Lei cerca di convincerlo della propria innocenza, ma lui è irremovibile. A nulla serve l’intervento dei paesani, ai quali il Conte ha confermato l’onestà della giovane. Elvino, in uno scatto d’ira, toglie ad Amina l’anello nuziale.
In paese, nel frattempo, Alessio continua a corteggiare Lisa che lo respinge infastidita. La giovane pregusta ormai la vittoria sulla rivale e, a conferma delle sue speranze, un gruppo di abitanti le annuncia la decisione di Elvino di sposare lei al posto di Amina.
Il villaggio è di nuovo in festa, ma il Conte Rodolfo cerca di convincere Elvino e i contadini che Amina è sonnambula: ha agito in stato di incoscienza e, dunque, non ha alcuna colpa. Nessuno però gli crede. Elvino e Lisa si avviano verso la chiesa per sposarsi, ma quando Teresa li vede, la donna accusa Lisa di aver commesso quello che tutti rimproverano ad Amina e mostra il fazzoletto trovato nella camera del Conte. Sentendosi ingannato per la seconda volta, Elvino è avvilito.
All’improvviso, da una finestra del mulino si vede uscire Amina addormentata, a conferma che il Conte aveva ragione. Sbigottiti, tutti osservano la ragazza mentre cammina sul cornicione del tetto e poi sopra una trave di legno che si incrina. Miracolosamente Amina riesce a scendere incolume e, sempre dormendo, piange davanti a tutti il suo amore perduto. Elvino, pentito, si ricrede e, su suggerimento del Conte, le rimette l’anello al dito. Quando finalmente Amina si sveglia, il paese festeggia la riconciliazione definitiva e l’armonia ritrovata.