Arena di Verona: AIDA – 7 agosto 2016

Arena di Verona: AIDA – 7 agosto 2016

  • 12/08/2016

AIDA

opera in quattro atti

di Giuseppe Verdi

su libretto di Antonio Ghislanzoni

aida verona 2016Verona vuol dire Arena, e Arena vuol dire Aida. Ma non una qualsiasi Aida, quella storica del 1913 con le scene di Ettore Fagiuoli, la più rappresentata al mondo! Benintesi, non parliamo delle scene originali, ma di una ricostruzione basata su una lunga e meticolosa ricerca commissionata da Gianfranco De Bosio, regista teatrale, televisivo e cinematografico e a lungo direttore artistico dell’Arena stessa. De Bosio conosce perfettamente l’Arena, la sua grandezza ed il suo pubblico. L’idea di riproporre l’allestimento mitico, quello del tenore veronese Giovanni Zanatello (per i nostalgici un’audio a questo link), richiede un anno di lavoro e il 10 luglio 1982 si va in scena con uno spettacolo che a distanza di 34 anni (103 dall’originale) funziona ancora perfettamente e registra un’affluenza più che soddisfacente. Siamo davanti ad un capolavoro assoluto: dimostrazione che non occorrono stravolgimenti particolari per attrarre pubblico, ma conoscenza dell’opera, rispetto della tradizione e dell’autore. Il buon gusto non invecchia mai.

aida verona 2016Certo occorre pazienza. I cambi di scena richiedono 15/20 minuti e le pause sommate alla durata dell’opera fanno davvero molto tempo. L’Arena non è di sicuro un luogo molto comodo dove stare seduti per più di quattro ore. Reduce della terribile esperienza in “area stampa” dove le sedute sono davvero scomode, trovo il modo di farmi accreditare in quella area chiamata “riservetta” e che qualcuno tra la critica definisce scherzosamente  “area cani”. La riservetta è quella parte di gradinata dove gli artisti impegnati in Arena hanno la possibilità di assistere agli spettacoli dei colleghi. Voglio sperare che l’improprio utilizzato per indicarla sia legato esclusivamente al suo aspetto estetico che gli somiglia in tutto e per tutto, e non già ad un modo poco carino di definire i cantanti. Di fatto l’area di cui sopra è di certo la zona più comoda in assoluto, fatta eccezione per le poltronissime in platea che hanno davvero prezzi proibitivi, e con qualche cuscino si può stare abbastanza bene. Va detto che è anche la zona più prossima al palcoscenico e che per la sua angolazione è quanto di più simile si possa sperare alla barcaccia, da dove è più facile cogliere la maggiore quantità di sfumature.

aida verona 2016Gli applausi cominciano con la comparsa di una graziosa signorina che in costume di scena si porta al centro del palco e si esibisce a più riprese nel suono del gong. Prima un colpo, poi due colpi e alla terza comparsa i tre colpi segnalano l’inizio dello spettacolo. Il pubblico accende le tradizionali candeline, il primo violino accorda l’orchestra e il direttore fa la sua comparsa correndo alla volta del podio illuminato dall’occhio di bue tra gli applausi del pubblico.

aida verona 2016È il giovanissimo e talentuoso Maestro Andrea Battistoni che ci propone una lettura degna, consona alle scene e all’importanza storica che insieme alla grande musica di Verdi rappresentano un momento di alta cultura e di magia. Radames, il tenore Mikheil Sheshaberidze incontra il sacerdote e dalle prime battute si intuisce che la sua sarà una prestazione di tutto rispetto. Poderoso e generoso nella voce così come nel suo aspetto riceve la sua prima dose di applausi con l’aria “celeste Aida” dove si esibisce con un ottimo fraseggio per finire con un potente e interminabile Si-bemolle; straordinaria anche la tenuta del LA  nel “sacerdote… io resto a te” a fine terzo atto. Non altrettanto attraente l’Aida di Susanna Branchini,  ben proiettata e molto potente negli acuti, ma che mostra qualche problema nel centro e nei piani. Non vanno meglio le cose con l’Amneris di Ekaterina Gubanova la cui voce nei primi due atti si sente poco. Migliora nel duetto con Rdames e nella scena del giudizio dà il meglio con “anatema su voi” dove imposta un acuto ben tenuto. Grandioso Alberto Mastromarino che caratterizza un bel personaggio dai movimenti scenici credibili e con una vocalità esemplare. Ramfis è interpretato egregiamente da Sergey Artamonov. Diversamente dalle prime impressioni espresse in quel de Il Trovatore, sempre in Arena, dove a mio avviso è richiesta maggior enfasi e passionalità, trovo che nel ruolo del sacerdote sia più opportuno imprimere un carattere inamovibile e impassibile alle continue lamentazioni di Amneris. Romano Dal Zovo è il Re d’Egitto e lo mette subito in chiaro presentandosi con voce importante e ben impostata. Ottimo il Messaggero di Antonello Ceron. La Sacerdotessa di Elena Serra è inappuntabile dal punto di vista musicale, ma appare poco ispirata ai numi.

Emozionante e preparatissimo il Coro istruito da Vito Lombardi e sempre straordinaria l’Orchestra, anch’essa dell’Arena di Verona. Grande successo di pubblico e applausi in quantità per tutti.

Roberto Cucchi

Share this Post