Arena di Verona: Carmen -17 Agosto 2016
Arena di Verona 17 Agosto2016
CARMEN
opéra-comique in quattro quadri
di Georges Bizet
su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Opera sopraffina tradotta in libretto da Henri Meilhac e Ludovic Halévy dall’omonima novella di Prosper Mérimée dalla quale differisce per poche ma sostanziali modifiche, prima tra tutte l’assenza del narratore stesso quale personaggio e non meno importante la caratterizzazione dei due protagonisti che appaiono meno chiari nella loro indole. Don Josè è null’altro che un giocattolo nelle mani della spregiudicata zingara Carmen, ma la cosa è meno chiara nell’opera. Vi sono poi altri dettagli non meno importanti come la natura delle azioni compiute da Don José, come il brigantaggio e gli omicidi, fatti omessi forse innocentemente ma che insieme ad altri dettagli portano lo spettatore, diversamente dal lettore della novella, a pensare che in Carmen vi potesse essere una qualche forma d’amore, se pur tormentata, nei confronti di Don José.
La serata si apre con un’insolito evento, che ha avuto peraltro un’ampia risonanza sui media: Sergio Garcia, presi gli accordi del caso con la direzione dell’Arena, ha sorpreso la sua fidanzata Irene Lopez portandola da Barcellona fin sul palco dell’Arena per inginocchiarsi dinnanzi a lei e ad un folto pubblico, poi seguendo un cerimoniale arcaico ha estratto un anello e l’ha chiesta in sposa. Si può solo immaginare l’emozione della ragazza nel dire di si, illuminata dai tecnici del teatro, applaudita dal pubblico e ripresa dalle telecamere. In quasi cento anni di Festival non era mai successo!
Regia e allestimenti scenici ad opera di un riciclaggio dal set cinematografico della Carmen di Franco Zeffirrelli. Fin qui nulla da eccepire, non fosse che per gli enormi limiti imposti dall’occhio umano in uno scenario tanto ampio e distante come il palco dell’Arena, a meno di non presentarsi provvisti di uno Zeiss 7×10 e mano ferma (che sono già un bel dire per chi di ottiche e binocoli bene si intende, ma non è cosa da melomani). Come è già accaduto per il Trovatore della stessa regia, si fatica a capire chi sta cantando, vuoi per la distanza, vuoi per l’impressionante mole di artisti impegnati sul palco, vuoi per i costumi stereotipati e tutti uguali… tuttalpiù divisi per appartenenza etnica o professionale. Come per Trovatore, l’impatto è di grande effetto, ma certamente più adatto agli obbiettivi di svariate telecamere impegnate in soggettiva e ad una regia post-produzione che non alla rappresentazione teatrale.
Bene, anzi benissimo la direzione di Julian Kovatchev che mantiene ben saldi gli equilibri tra buca e palco, e cosa sempre più rara, all’interno della buca stessa, laddove si conferma un’orchestra di ottimo livello. La Carmen del mezzosoprano Anastasia Boldyreva, di bella presenza, al suo debutto sul palco areniano risulta poco spontanea nei movimenti, e se pur facile nell’emissione e ben proiettata nel centro e negli acuti risulta poco convincente per via di un’emissione vocale che appare caratterizzata da una timbrica artificiosa nel registro grave. Ottima la prestazione del noto tenore Stefano Secco nel Don José già molto apprezzato ed amato dal pubblico per la sua bella voce ed elegante linea di canto, molto emozionante nell’aria la fleur que tu m’avais jetée meritatamente a lungo applaudita; bello il finale nel quarto atto dove all’intensità interpretativa si sono sommati gli eventi atmosferici che precedono i temporali estivi, come vento, lampi e tuoni che insieme hanno conferito al momento una particolare aura di presagio. Il giovane e promettente soprano Valeria Sepe incontra il favore del pubblico con una Micaela profondamente sentita e ben interpretata sia dal punto di vista vocale, esibendo una bella voce rotonda e piena capace di raggiungere e riempire l’intero spazio areniano, che dal punto di vista scenico dove con la sua attorialità riesce a raggiungere e a toccare il cuore.
Escamillo è bene interpretato dal baritono slovacco Dalibor Jenis con voce piena e ben udibile fin dal suo ingresso con l’aria del toreador votre toast je peux vous le rendre. Il tenente Zuniga è interpretato dal convincente basso Paolo Battaglia. Bene il baritono Gianfranco Montresor nel ruolo di Morales. Brave il soprano Teona Dvali nella Frasquita e il mezzosoprano Alice Marini in Mercedes. Non ultimi il Dancario di Nicolò Ceriani e il Remendado di Francesco Pittari.
Ancora inappuntabile il Coro dell’Arena di Verona degnamente preparato dal maestro Vito Lombardi, così come il coro delle voci bianche A.Li.VE. diretto da Paolo Facincani. Bene anche i Corpo di ballo coordinato da Gaetano Petosino.
Grande successo decretato dagli applausi del pubblico anche a scena aperta che si intrattiene sugli applausi finale nonostante l’incombere del temporale in arrivo.
Roberto Cucchi