Opera Dubai… non è tutto oro quel che luccica!
Il 31 agosto 2016 ha aperto la Dubai Opera House, una struttura magnifica a forma di imbarcazione ai piedi del più alto edificio del mondo, il Burj Khalifa. Un evento epocale che per certi aspetti avrebbe dovuto richiamare l’attenzione di tutti i media, primo tra tutti, il fatto innegabile di una chiara apertura del mondo arabo nei confronti della cultura occidentale. Avrei voluto potervi raccontare molto di più, e soprattutto, poterlo fare in tempo reale, ma non sempre tutto va come si vorrebbe.
Siamo a parlarne con il regista Davide Garattini Raimondi, con il quale avevo stretto accordi che ci tenesse informati sugli eventi e che, suo malgrado, non è riuscito a darci nessun tipo di informazione. Dalla stampa nazionale abbiamo saputo ben poco: apertura alla presenza del tenore Placido Domingo, qualche notizia sul secondo titolo in programmazione Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini e poco o nulla sul primo titolo Les Pêcheurs de perles di Georges Bizet che ha effettivamente aperto le porte del teatro, ambedue le opere prodotte dal Teatro Verdi di Trieste con allestimenti di repertorio “sistemati” per l’occasione..
- Cominciamo con alcune domande, che potrebbero apparire di “rito”, ma che in realtà non sono poi tanto scontate: com’è Dubai, com’è il teatro, come l’ospitalità?
Nulla è da dare per scontato! Dubai è una città nata sulla sabbia… e in un certo senso questo delinea perfettamente la sua natura… non ha storia e tutto quello che ha è stato comprato, un grande “parco di divertimenti” con una ricerca costante nello stupire l’occhio del visitatore ma è un fascino che svanisce dopo poco tempo perché tutto è solo apparenza, reggendosi su una spettacolarità superficiale e il desiderio insaziabile di continuare a costruire sulla sabbia, grattacieli vertiginosi e fontane musicali, aria condizionata dentro e caldo soffocante fuori, si vive tutti al chiuso in grandi alberghi e centri commerciali, a mio parere moderne formiche che scavano e costruiscono ma cosa lasciano al mondo? La Dubai Opera segue questa linea, è un bellissimo edificio esternamente e vuoto all’interno, una nave di vetro che sarà soggetto fotografico di tutti i turisti che andranno ad ascoltare le fontane danzanti ma quanti ci entreranno per una vera passione teatrale? Sicuramente molti entreranno a visitare … anche perché al bar danno gli alcolici… ma quanti vorranno davvero assistere ad uno spettacolo? Certo la programmazione futura dimostra che l’apertura operistica è solo un miraggio nel deserto visto la quantità di altri generi come i musicals o varie attrazioni. L’ospitalità? Aprire un teatro nuovo vuol dire spacchettare tutto per cui non è tutto oro quel che luccica, quando apri un regalo può essere una bella sorpresa ma quante volte ci hanno regalato qualcosa che non desideravamo? Infatti ci sono dinamiche teatrali che non sono ancora avviate ed altre poco capite, noi arrivavamo con un teatro italiano che sa fare teatro, grazie alla sua storia e alla sua professionalità nel dietro le quinte, in un luogo che non aveva mai aperto il sipario… nel vero senso della parola! Quindi abbiamo dovuto insegnare tutto anche le cose più banali come accendere le luci di servizio appena il sipario si chiude! Nulla è da dare per scontato! Hai ragione … comunque sia è un grande passo e per alcuni versi è stato importante farlo, un’apertura verso la cultura occidentale da parte di questi paesi non è mai da dare per scontata, l’abbiamo fatto con un titolo magico come Les Pecheurs de perles forse l’opera più adeguata al creare un ponte tra le diverse culture, un’opera magica e sognante che può aiutare il pubblico “ignorante” al primo assaggio e alla comprensione reale di questo linguaggio. Speriamo che il nostro primo passo possa avviare un cammino reale ma…nulla è da dare per scontato!
- come hai avuto l’incarico dal Teatro Verdi di Trieste per la regia di Les Pêcheurs de perles?
La proposta mi è stata fatta da un produttore che ha seguito questo evento e tutta la tournèe, quindi indipendentemente dal Teatro Verdi di Trieste il quale invece portava scene, costumi e tutte le masse artistiche. Io dal canto mio dovevo metterci la regia cercando di adeguare le mie idee alle richieste e ai paletti imposti. Per fortuna che in mezzo a tutto questo c’era il Maestro Donato Renzetti, una vera roccia per il nostro lavoro, un punto di riferimento per un giovane regista come me, abbiamo lavorato bene insieme ed insieme abbiamo risolto i problemi, il rapporto con lui è la cosa più preziosa che mi porto a casa da questa esperienza.
- Hai proposto tu il titolo o in un certo qual modo ti è stato imposto dal teatro?
Tutto era già stato deciso all’inizio, io sono arrivato in corso d’opera, sapevo perfettamente quello che avevo e quello che non avevo, avevo scene e costumi già fatti precedentemente con un’altra regia, non avevo più il corpo di ballo e qualche taglio musicale di conseguenza. Potevo scegliere solo sul materiale che avevo e potevo proporre alcune “piccole” modifiche o aggiunte, esattamente come ho fatto soprattutto per le scenografie, ho inserito il “mare” nel primo atto e creando un’unica scenografia per secondo e terzo atto uniti, così facendo ho caratterizzato bene il primo atto come “spiaggia” ed il secondo e il terzo come “rovine” in modo da essere molto chiaro e preciso per un pubblico completamente “ignorante” del titolo. Ho fatto alcuni spostamenti di costumi per esempio per sottolineare di più in modo visivo le differenze tra i protagonisti e il coro, dovevamo essere molto didascalici per spiegare al meglio la storia quindi dovevo creare un distacco cromatico tra i solisti ed il resto delle masse.
- Come sappiamo, non si tratta di una nuova produzione, bensì di uno spettacolo basato sulle scene di Giorgio Ricchelli, già visto nei teatri di Trieste, Modena, Firenze… per la regia di Fabio Sparvoli. Viene da chiedersi se fosse davvero opportuno inaugurare un teatro di tale importanza con una produzione già vista e rivista. A fronte di un investimento di dimensioni ragguardevoli come la nuova costruzione di una simile struttura, si può immaginare che la direzione di Dubai non avrebbe badato a spese, e che forse, sarebbe stato più opportuno presentarsi con nuove idee. È anche questa una scelta imposta da Trieste?
Non è tutto oro quel che luccica! Il tuo ragionamento non fa una piega ma in realtà le cose non sono così. Per logica all’inizio anch’io credevo che mi sarei ritrovato nel “Paese delle meraviglie” ma in verità è esattamente tutto il contrario. Basta pensare che non abbiamo trovato, o non abbiamo potuto usare, un teatro dalla scenotecnica avanzata, rispetto ad altri teatri di nuova costruzione come per esempio NCPA di Pechino, mi sembra che Dubai sia indietro anni luce per quanto riguarda il palcoscenico. Io mi sono trovato già all’inizio con le scelte sull’allestimento già fatte, come dicevo prima, ho potuto fare solo pochi cambi. Avrei chiaramente voluto che le cose andassero come tu auspicavi, avrei voluto lavorare su un mio lavoro al cento per cento e non usare materiali lontani al mio modo pensiero… ma è andata così! Per fortuna che abbiamo tamponato molto bene ed il pubblico non si è accorto di nulla… anzi è stato molto contento visto gli applausi che ho ricevuto in entrambe le recite.
- Quanto è possibile, o difficile, costruire una nuova regia sulle scene realizzate sulle indicazioni di altri?
Credevo non molto ma alla fine ce ne sono state parecchie, innanzitutto perché sono abituato a creare la scenografia sulle esigenze della regia e non il contrario come questa volta; nel mio modo di lavorare scene e regia crescono assieme, collaboro con il mio scenografo e la mia costumista in modo da sviluppare il lavoro creativo di entrambi e soprattutto di mettere nelle migliori condizioni possibili i cantanti. Regalare teatralità al pubblico e sicurezza agli interpreti due caratteristiche fondamentali. Questa volta un cammino creativo con lo scenografo non è stato possibile anche se da parte dei tecnici del Teatro Verdi ho avuto il massimo impegno a tamponare ogni situazione scomoda, purtroppo però partivamo da una base davvero claudicante.. Infatti parliamo di un allestimento che dimostra dei limiti già nella sua origine, le dune di sabbia non sono facili da usare per i cantanti e per il coro, ci sono per esempio dislivelli che non ti permettono dei movimenti naturali ma tutti imposti dai passaggi possibili; non commento la precedente regia che probabilmente si è adeguata su questa scenografia, per quanto mi riguarda è stato un vero handicap, abbiamo dovuto continuamente inseguire e correggere errori dettati da questo impianto. Inoltre non potendo provare a Trieste sulla scenografia perché era già stata spedita da mesi, una volta arrivati a Dubai abbiamo davvero fatto fatica a ricalibrare una regia fatta di certe geometrie in uno spazio dove lo stare in piedi era già la difficoltà.
- A fronte delle mille difficoltà, sei riuscito a dare un’ottima prova del tuo talento in tempi record e a riscuotere un notevole successo. Ciò nonostante non c’è stato alcun comunicato stampa ufficiale e non c’è alcun modo di poterlo raccontare se non attraverso questa intervista e le due sole immagini che siamo riusciti a trovare in rete, cosa che peraltro ci lascia non poco sconcertati, anche e soprattutto in relazione ad un evento di questa rilevanza. Cosa, secondo te, non ha funzionato nella macchina organizzativa della comunicazione?
I fatti già dimostrano tutto e fin dall’inizio ho sottolineato questa lacuna, ma hanno portato avanti una certa comunicazione disequilibrata e ingiusta, anche quel poco fatto non è totalmente corretto e veritiero. Questo è quello che succede quando si da in mano la comunicazione di un grande evento a chi non sa cosa sia la comunicazione e come la si debba fare, io arrivando dal mondo del giornalismo mi accorgo di tutto questo ed ho un occhio sensibile e critico quando vedo certi errori grossolani e non professionali. Possibile che nei comunicati non vengano citati mai i registi di entrambe le opere? Possibile che esca un libretto di sala con il nome del direttore scritto sbagliato? Possibile non indicare il nome del light designer che ha curato entrambi gli allestimenti? Possibile che I pescatori di perle hanno aperto il Teatro di Dubai e non ci siano fotografie ufficiali di questa prima mondiale? Possibile che si pubblichino alcune immagini e non si ha l’accortezza di mettere i link dei nomi dei cantanti? Queste sono solo alcune domande a cui non troveremo mai delle risposte giudiziose. Questa è ormai la base della comunicazione di oggi, eppure ci sono persone che sembrano non capire, credono di saper fare un lavoro ma i risultati sono questi. Giudicate voi!
- Nel canale Youtube è reperibile un video molto bello sulla costruzione del teatro. Tutto era pronto al tuo arrivo?
Diciamo che tutto era pronto il minuto prima in cui le porte si sono aperte al pubblico, ma in realtà c’è ancora tanto da fare e quando siamo arrivati noi il teatro era ancora un cantiere, merito dei tecnici di Trieste se siamo riusciti ad andare in scena! Macchinisti, attrezzisti, scenografi, sarti, truccatrici senza di loro saremmo rimasti nel deserto! Solo con la loro esperienza e professionalità italiana abbiamo fatto un piccolo miracolo! Li ringrazio ancora una volta! Vorrei fare il nome di tutti quelli che dietro alle quinte mi hanno accolto ed aiutato a portare a termine quest’apertura.
- Come hai trovato l’organizzazione della Dubai Opera House? Come i rapporti? Torneresti volentieri?
In alcuni casi qualche rapporto di buona educazione e qualche saluto di cortesia in altri casi neanche quello, loro davano lo spazio noi dovevamo riempirlo, loro badavano di più a quello che può succedere in un foyer noi facevamo in modo che succedesse qualcosa sul palcoscenico. Tornerei si ma ad altre condizioni.
- I tuoi prossimi impegni?
I prossimi impegni sono molti e variegati proprio come piace a me!
L’autunno e l’inverno lo dedicherò allo studio delle regie di primavera e per l’estate visto che ne ho di molto grandi in teatri esteri. Ma per non perdere il vizio mi occuperò adesso della mia prima grande passione ossia la “didattica” riprendo i miei percorsi scolastici di teatro inoltre debutterò con tre nuovi lavori per l’infanzia e l’apprendimento della lirica: a settembre ” Jezibaba … Fate e fantasmi all’opera” con il teatro grande di Brescia durante la Festa dell’opera evento ormai cresciuto a cui sono invitato con i miei spettacoli da anni, poi ottobre al Teatro Regio di Parma nel Festival Verdi “Verdi di paura!” Per vivere con i bambini le notti horror delle opere versione, nel mentre tra settembre e novembre inizia e si concluderà un progetto molto importante nel Carcere Beccaria di Milano “Belli, ricchi e cattivi… All’opera!” dove per la prima volta porteremo la lirica in carcere e la faremo con i carcerati per i bambini che verranno a vedere lo spettacolo. Tutti questi tre lavori sono in collaborazione con Cristina Bersanelli mia anima gemella in queste… Diavolerie! A dicembre parto per Gerusalemme per concludere il percorso del Barbiere di Siviglia con le “cassette della frutta” nato in Sicilia , cresciuto poi in Friuli ed ora sbarca in Israele! In inverno continuerò a lavorare su progetti teatrali per bambini a Torino e Verona con nuove realtà a cui tengo molto dare il mio aiuto… Con la lirica “particolare” apriremo le porte del Nuovo Teatro Araldo di Torino dove assieme al direttore artistico Dante Muro stiamo pensando a progetti operistici molto trasversali addirittura facendo dialogare la lirica con la prosa… Sperimentiamo! Ad aprile tornerò a San Paolo del Brasile con due titoli in un mese, poi maggio debutto alla Fenice e in ottobre torno a Liegi con un grande titolo! Ma di questi meglio parlarne più avanti!
Concludiamo augurando un grandissimo in bocca al lupo all’amico e giovane talentuoso regista Davide Garattini e visto e considerato che nessuno si è preso la briga di farlo, direi che è il caso di farlo noi: ecco la locandina!
Roberto Cucchi
Les Pêcheurs de perles
musica di Georges Bizet
Dubai Opera House
direttore: Donato Renzetti
regia: Davide Garattini Raimondi
Personaggi e Interpreti:
- Leila: Roberta Canzian
- Nadir: José Luis Sola
- Zurga: Filippo Polinelli
- Nourabad: Giorgio Giuseppini
Maestro del Coro: Fulvio Fogliazza
Coro e Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi, Trieste