VERONA: Tosca – dal 19 al 30 marzo 2017
IL CONTRASTO TRA POTERE BORBONICO E PATRIOTTISMO
STAGIONE LIRICA 2016-2017 DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA
TEATRO FILARMONICO, 19 – 30 marzo 2017
Domenica 19 marzo 2017 alle 15.30 debutta Tosca, quarto titolo d’opera della Stagione Artistica 2016-2017. Giovanni Agostinucci firma regia, scene e costumi per l’allestimento della Fondazione Arena già proposto al Teatro Filarmonico nel 2004, mentre le luci sono di Paolo Mazzon. Antonino Fogliani dirige Orchestra, Coro e Solisti. A fianco del Coro preparato da Vito Lombardi è impegnato il Coro di Voci bianche A.d’A.MUS. diretto da Marco Tonini.
Repliche: martedì 21 marzo alle 19.00, giovedì 23 marzo alle 20.00, domenica 26 marzo alle 15.30, martedì 28 marzo alle 19.00 e giovedì 30 marzo alle 20.00.
L’opera viene composta tra il 1896 e il 1899 e rappresentata per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900 e la vicenda è tratta dall’omonimo dramma di Victorien Sardou la cui fortuna era legata fortemente all’interpretazione della celeberrima Sarah Bernhardt, che lo stesso Puccini aveva visto. I due librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa snelliscono molto la vicenda originaria concentrando la narrazione sui tre personaggi principali di Tosca, Cavaradossi e Scarpia. La vicenda è ambientata il 14 giugno 1800 in un’atmosfera romana di grande fermento sull’eco degli avvenimenti rivoluzionari francesi.
Il regista, Giovanni Agostinucci, presenta una scena che si astrae dal tempo poiché in essa sono presenti elementi architettonici che vanno da Vitruvio a Michelangelo, accennando ai luoghi della storia per evocarne il clima. Il motivo conduttore della sua lettura è il valore irrinunciabile della libertà, da perseguire anche a costo della vita.
Alla base vi è uno studio attento del testo originario, come indica lo stesso regista: «da Sardou ho tratto spunto per il progetto di scene e costumi, con cui ho inteso esaltare soprattutto il rapporto psicologico tra i personaggi. Scarpia e Cavaradossi rappresentano due mondi opposti, che ho filtrato attraverso due periodi pittorici: quello di Jacques Louis David e quello di Theodore Gericault». Dal primo, di cui Cavaradossi era stato allievo a Parigi, proviene l’eroe romantico, di cultura raffinata, di quell’ultima fase dell’Illuminismo del dopo Diderot in cui emerge una forte ostilità verso la religione che è ricerca di libertà e di progresso attraverso la ragione. Scarpia, all’opposto, rappresenta una mentalità antica, laddove il potere è una forma di dominio totale sull’uomo, e «Theodore Gericault illustra molto bene questa forma di violenza politica, rappresentata dal sistema di potere borbonico. Un mondo che esasperava tutti valori dell’uomo, la virilità, la prepotenza, ma soprattutto la sottomissione dei più deboli. Lo studio di Scarpia del secondo atto è uno spazio di tortura, immerso in un clima psicologico sinistro, intimidatorio, in cui la figura di Scarpia può manifestarsi nella sua bieca volontà di dominio». L’allestimento mette sapientemente in luce la violenza del luogo, definito “luogo di lacrime” dallo stesso Scarpia; quando Tosca vi entra ne è atterrita, e dovrà fare appello al suo coraggio più nascosto per affrontare il barone. Lo stesso Alexander Dumas, che conosceva e apprezzava il testo di Sardou, delinea Scarpia come «un assassino avido, vendicativo e assetato di sangue che giungeva ad alterare i processi per provare un delitto che non si dimostrava».
Infine vi è Tosca, descritta da Agostinucci come «un’eroina matura, un soggetto attivo, un’amante focosa, una cantante di successo. Un personaggio che occupa con prepotenza ogni spazio, in ogni momento. Padrona della scena, la grande artista, che si umilia disperata ai piedi di Scarpia e implora pietà per il suo uomo, alla fine trova la forza di trucidare un boia che la vuole in cambio della salvezza del suo Mario». La metamorfosi compiuta nel corso della vicenda la porterà a diventare a sua volta «un’illuminista, un’eroina romantica, quando sceglierà di uccidersi e sacrificarsi per lo stesso ideale».
Dirette dalla bacchetta di Antonino Fogliani, le voci di Fiorenza Cedolins (19, 21 marzo), Monica Zanettin (23, 26 marzo) e Lilla Lee (28, 30 marzo) mettono in scena l’amore drammatico di Tosca; nei panni dell’amato Cavaradossi, entrambi per la prima volta al Teatro Filarmonico, troviamo Murat Karahan (19, 21, 26 marzo) e Mikheil Sheshaberidze (23, 28, 30 marzo); Giovanni Meoni (19, 21, 26 marzo) e il debuttante Boris Statsenko (23, 28, 30 marzo) interpretano il barone Scarpia. Mikheil Kiria dà voce al Sagrestano e Gianluca Lentini è il rivoluzionario Angelotti; completano il cast Sciarrone di Andrea Cortese, Spoletta di Antonello Ceron, Un carceriere di Daniele Cusari e Un pastore di Stella Capelli.
Per informazioni e prenotazioni: www.arena.it