VERONA: AIDA, 29 agosto 2018
Aida
Opera in 4 atti
di Giuseppe Verdi
Direttore d’Orchestra Andrea Battistoni
Regia e Scene Franco Zeffirelli
Personaggi e Interpreti:
- Il Re Romano Dal Zovo
- Amneris Anita Rachvelishvili
- Aida Hui He
- Radamès Walter Fraccaro
- Ramfis Gianluca Breda
- Amonasro Federico Longhi
- Un messaggero Carlo Bosi
- Sacerdotessa Arina Alexeeva
Costumi Anna Anni
Coreografia Vladimir Vasiliev
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici Dell’Arena di Verona
Attesissima penultima recita di Aida all’Arena di Verona, grazie ad un inedito e prestigioso duo di protagoniste: Hui He, eccezionale e regale Aida, e Anita Rachvelishvili, divina Amneris.
Dello spettacolo di Franco Zeffirelli si è già scritto troppo per poter aggiungere parole significative: basti dire che rende certamente giustizia all’immenso e complesso spazio dell’Arena, in modo senz’altro un poco trionfalistico e convenzionale, dominato più dall’horror vacui che dalla filologia scenica e storica, ma di effetto assolutamente possente e monumentale, quasi obbligatorio per una simile cornice.
Il ruolo eponimo è splendidamente svolto: Hui He dà prova, oltre che di doti vocali eccelse, di una radicale, profonda e penetrante comprensione del personaggio. La voce è sempre ampia e ricca, in tutte le tessiture, con una capacità notevole di graduazione dell’intensità e del colore, che rimane sempre interessante pur con una varietà invidiabile di accenti ed emozioni. Tutto questo con una naturalezza totale, che è sempre ultimo giudice della riuscita di un’interpretazione.
Senz’altro la vera stella della serata è Anita Rachvelishvili: il mezzosoprano georgiano, che in stato di grazia lascia attonito il pubblico della città scaligera tratteggiando una figlia del Faraone perfetta. Si conferma ai vertici di quanto sia possibile realizzare quando la solidità tecnica sia così profondamente radicata da lasciare libero spazio ad un autentico trasporto emotivo, fondamentale per rendere convincenti i ruoli più ambivalenti, in cui passione, tormento, vendetta, pentimento e dolore formano un connubio inestricabile, estremamente esigente sotto tutti i profili tecnici, ma potenzialmente terreno per un’interpretazione delle più magiche. Se a questo aggiungiamo una dote timbrica di indubbia rarità ed un volume monumentale, è facile immaginare come il trionfo tributato ad Amneris sia stato totalmente meritato, e come il celebre duetto con l’altrettanto convincente Aida sia stato un momento di esemplare poesia melodrammatica.
Dispiace non poter dire altrettanto del Radames di Walter Fraccaro, non malvagio ma evidentemente non all’altezza dei due ruoli femminili: nonostante una recitazione adeguata, era impossibile non notare alcune imperfezioni nella vocalità, con un fraseggio non indimenticabile e soprattutto evidenti incertezze agogiche, un po’ troppo costanti per essere giudicate trascurabili.
Del tutto valido invece l’Amonasro di Federico Longhi, che si conferma eccellente baritono di marca chiaramente verdiana, dal timbro ricco, penetrante ed ampio, evidente frutto di una tecnica solidissima e attentamente curata. La linea è sempre pulita e raffinata, il ruolo molto ben interpretato, coinvolgente ed empatico.
Complessivamente buoni gli altri: il migliore il Re (Romano dal Zovo).
Buona la direzione di Andrea Battistoni, sicura e generalmente scorrevole, meritevole di plauso nell’adesione al canto, con tempi globalmente corretti e fraseggi molto adeguati, nonostante, per quel poco che vuol dire, un gesto francamente inelegante. Ottime le prestazioni del Coro (diretto dal M.° Vito Lombardi) e dell’Orchestra dell’Arena di Verona.
Paolo T. Fiume