PISA: UN INDIMENTICABILE SIMON BOCCANEGRA CONQUISTA IL PUBBLICO 10 Ottobre 2015
SIMON BOCCANEGRA
Melodramma in un prologo e tre atti su libretto di Francesco Maria Piave con aggiunte e modifiche di Arrigo Boito dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García Gutierrez
Musica di Giuseppe Verdi
Regia: Lorenzo Maria Mucci
Direttore: Ivo Lipanović
- Simon Boccanegra: Elia Fabbian
- Jacopo Fiesco: Roberto Scandiuzzi
- Paolo Albiani: Gabriele Ribis
- Pietro: Sinan Yan
- Maria Boccanegra: Valeria Sepe
- Gabriele Adorno: Leonardo Caimi
- Un capitano dei balestrieri: Vladimir Reutov
Orchestra della Toscana
CLT Coro Lirico Toscano
Maestro del Coro Marco Bargagna
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Massimo Poli
Disegno Luci Michele Della Mea
Nuovo allestimento del Teatro Verdi di Pisa
Coproduzione Teatro Verdi di Pisa, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro Sociale di Rovigo
PISA – STAGIONE LIRICA 2015/16 – SI APRE CON UN GRANDE SUCCESSO LA STAGIONE 2015/16 DEL TEATRO VERDI DI PISA: UN INDIMENTICABILE SIMON BOCCANEGRA CONQUISTA IL PUBBLICO.
Servizio di Stefano Mecenate
Simon Boccanegra non si può certo annoverare tra le opere più gettonate di Giuseppe Verdi: pur riveduta e corretta nel 1881, dopo la positiva prova scaligera l’opera già alla fine dell’Ottocento era uscita di repertorio; il primo recupero fu merito della Verdi–Renaissance tedesca: dal 1929 l’opera fu infatti inserita nei cartelloni dei maggiori teatri tedeschi con prestigiosi registi e interpreti. Nel gennaio 1930 a Vienna venne diretta da Clemens Krauss sempre in lingua tedesca; nel 1932 trovò la sua consacrazione internazionale al Metropolitan di New York. Negli anni successivi, sull’onda del trionfo americano, venne ripresa con successo in Italia: a Roma, Parma, Firenze, Bologna. In epoca moderna, solo dopo gli anni ’50 l’opera è rientrata nei cartelloni dei teatri italiani.
Iniziare una stagione lirica in una città come Pisa proprio con quest’opera è un chiaro segno di coraggio, anzi, una convinzione che il direttore artistico, Marcello Lippi, porta con sé fin dall’inizio del suo mandato al teatro Verdi: rendersi credibili per riscuotere la credibilità del pubblico.
E in questi anni ha ampiamente dimostrato di essere credibile, presentando stagioni ricche di produzioni di rispetto con risultati più che onorevoli.
Così anche questo esordio della stagione lirica affidato a questa interessante opera verdiana ha trovato il quasi tutto esaurito; fortunati i presenti alle due repliche che hanno assistito davvero ad un bello spettacolo dove tutto si è mosso in un equilibrio quasi perfetto.
Le scene, opera di Emanuele Sinisi, eleganti pur nel loro minimalismo, hanno saputo ricreare le atmosfere di quella Genova del XIV secolo dove è ambientata l’opera, come pure i costumi di Massimo Poli che hanno contestualizzato, senza essere troppo didascalici, l’epoca e la situazione. Al debutto con la grande lirica in veste di regista, Lorenzo Maria Mucci che dimostra di aver bene imparato non solo la lezione dei grandi registi nazionali e internazionali con i quali ha collaborato nei lunghi anni di lavoro all’interno del Teatro Verdi ma anche quella delle numerose opere da Camera che ha diretto. La sua regia è attenta e puntuale, capace di cogliere e trasferire quelle emozioni che partitura e libretto contengono in abbondanza senza scivolare in artifici retorici o a rimasticazioni “vintage”.
Un cast davvero di prestigio ha reso ancora più credibile e preziosa questa produzione che il teatro Verdi ha realizzato in collaborazione con i teatri di Lucca, Livorno, Rovigo.
Grande la performance del baritono veneto Elia Fabbian che, a causa del forfait di Stefano Antonucci dovuto ad un incidente durante le prove, ha sostenuto con successo entrambe le recite.
Una prestazione generosa e matura, una lettura musicale e scenica più che convincente hanno reso il corsaro divenuto Doge, Simon Boccanegra, una figura di grande spessore che il pubblico ha applaudito ripetutamente durante l’opera tributandole poi, una ovazione lunghissima alla fine dello spettacolo.
Non da meno la prova del basso Roberto Scandiuzzi, una delle più belle voci di basso degli ultimi decenni; la sua interpretazione di Jacopo Fiesco è stata decisamente emozionante e autorevole e ha saputo cogliere le sfaccettature del personaggio dandone una lettura esemplare non solo vocalmente.
Non più relegata a ruoli secondari la soprano Valeria Sepe è stata chiamata finalmente a ricoprire un ruolo da protagonista (in realtà lo era stata, dandone ottima prova, già in Napoli Milionaria) e lo ha fatto davvero da professionista. Un personaggio complesso quello di Amelia Grimaldi che la Sepe ha interpretato in modo più deciso ed essenziale rispetto a certe morbidezze cui siamo abituati ma che nulla toglie, e forse qualcosa aggiunge, a questa ragazza capace di difendere il suo amore per un giovane che non dovrebbe diventare suo sposo secondo le indicazioni del padre.
Applausi meritatissimi quindi quelli tributatele da un pubblico che si è mostrato davvero appassionato e partecipe.
E altrettanto successo anche per Leonardo Caimi, Gabriele Adorno, la cui voce è ormai una certezza come pure la sua capacità di entrare nel personaggio anche se questo giovane gli ha offerto poche possibilità di esprimere al meglio le sue doti attoriali.
Un po’ sotto tono, invece, la prova del baritono friulano Gabriele Ribis: il ruolo chiave del suo personaggio, Paolo Albiani, avrebbe richiesto una voce più autorevole rispetto a quella che ci ha fatto ascoltare.
Da citare, entrambi con una prova dignitosa, il basso Sinan Yan, Pietro, e il tenore Vladimir Reutov, il capitano dei Balestrieri.
Ottima la direzione del Maestro croato Ivo Lipanovic che ha scelto la più assoluta aderenza alla partitura; questo non vuol dire che è stata una rappresentazione senza interpretazione personale, tutt’altro: nel rispetto dello spirito che Giuseppe Verdi voleva che il Simon Boccanegra trasmettesse, ne ha colto alcuni tratti per lui più significativi proponendoli all’Orchestra Toscana che ha saputo trasformare in quelle sonorità che hanno scosso e commosso il pubblico.
Stefano Mecenate