PALERMO: La Favorite al Teatro Massimo, 3 marzo 2019
La Favorite Teatro Massimo Palermo
Grand-opéra in quattro atti
Libretto di Alphonse Royer e Gustave Vaëz
Musica di Gaetano Donizetti
Direttore Francesco Lanzillotta
Regia Allex Aguilera
Personaggi e Interpreti:
- Leonor Sonia Ganassi
- Ines Clara Polito
- Fernand John Osborn
- Alphonse Mattia Olivieri
- Balthazar Marko Mimica
- Don Gaspar Blagoj Nacoski
- Un seigneur Carlo Morgante
Scene e costumi Francesco Zito
Luci Caetano Villa
Coreografia Carmen Marcuccio
Assistente alle scene Antonella Conte
Assistente ai costumi Ilaria Ariemme
Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo
Nuovo allestimento del Teatro Massimo
La sala grande del teatro Massimo gremita ed elegantissima. Il palcoscenico che torna ad ospitare un’opera, anzi una grand opéra, alla maniera “antica”. Nessuna proiezione, luci profonde, seppur essenziali, non un ricorso alla multimedialità (al contrario delle prime due opere in cartellone, l’avveniristica Turandot e la scarna e d’antan, Il ritorno di Ulisse in patria). C’è però una scenografia monumentale, in pieno mood ottocentesco: colonne protese al cielo, arredi ecclesiastici, fontane e prospettive che allargano l’occhio, verso una sensazione di infinito, che ora incuriosisce, ora inquieta. I costumi sono sontuosi, gattopardeschi e danno onore agli interpreti e al coro ampio e ben amalgamato, vuoi nella distribuzione delle voci, vuoi nella mimica e nel non facile andirivieni dal palco. Un’opera forse affollata di personaggi, ma che hanno tutti il merito di riempire, per come merita, la scena del Massimo. Plauso allo scenografo e costumista Francesco Zito e alle maestranze del teatro palermitano, che hanno dato una prova da maestri. Il pubblico palermitano gradisce, perché alla platea siciliana l’opera alla maniera classica, elegante, seppur con qualche incursione “barocca”, piace, eccome.
I quattro atti sono suddivisi da un intervallo e in più di un cambio scena. La grand opéra di Donizetti dura 100 minuti (del resto il maestro bergamasco è noto per le sue divagazioni compositive), il libretto è in lingua francese, non un dettaglio, ma un approfondimento, che rende alla composizione il dovuto merito. Francesco Lanzillotta, giovane e creativo direttore d’orchestra, ha più di un merito. Anzitutto quello di concertare un’opera lunga in modo da renderla scorrevole, pur nulla togliendo alla struttura originale. Dirige in maniera che l’orchestra si meriti un ruolo da protagonista, accompagnando con eleganza, calibrando come si deve la partitura e ricavando assoli di pregio.
La recita è un crescendo, che disattende le aspettative, legate alla cosiddette “pregevoli lungaggini” donizettiane. In realtà La Favorite riesce ad accattivare il pubblico sin dall’inizio, toccando l’acme tra il terzo ed il quarto atto. Merito di un palco che riempie gli occhi, vuoi per le già lodate scene, per i costumi eleganti e per le voci di gran caratura. Leonor, la Favorite, è Sonia Ganassi, grande presenza scenica ed una vocalità potente, ma dosata con sapienza. Applausi su applausi alla sua maniera di penetrare con perfezione gli acuti, di accompagnare il canto a un’espressività, che è arrivata dritta al cuore del pubblico. L’attesissimo John Osborne è una garanzia da bis e battimani a scena aperta. Solare, speranzoso, quindi deluso e poi clemente. Una varietà di sentimenti, a cui la forza della voce si piega a perfezione. Osborne interpreta Ferdinand, il giovane innamorato (riamato) di Leonor, colui che non sa nulla del vissuto della sua donna: la bella, la fragile, l’irresistibile. Non sa che c’è di mezzo il sovrano Alphonse (Mattia Olivieri), pronto a ripudiare sua moglie pur di vivere a fianco della sua Favorite. Incisiva l’interpretazione di Mattia Olivieri, sanzionata dal pubblico sulle note finali della cavatina Vien, Leonora, a’ piedi tuoi. A voler fare giusto un appunto, il giovane interprete avrebbe reso meglio nella versione italiana del libretto, pur tuttavia, la sua vis scenica è in assoluto la migliore sul palco. Severo, quasi cruento, padre Balthazar, interpretato da Marko Mimica, che diventa maestoso quando porta in scena la bolla papale, che scomunica il sovrano Alphonse, maledicendo Leonore. Drammatica e precisa, come richiesto dall’opera, è Clara Polito, nei panni di Inès. È in armonia vocale perfetta con gli altri protagonisti, nel finale del secondo atto, uno dei momenti più applauditi. Misurate e pregevoli anche le interpretazioni di Don Gaspar, Blagoj Nacoski e di Carlo Morgante (un seigneur). Attentissimo il corpo di ballo del Massimo, con le scenografie di Carmen Marcuccio. Ballerini precisi, che avrebbero fatto bene a librare un po’ di anima in più. Il finale tragico ed al contempo misericordioso, con Leonore morente, che attende il perdono dell’amato è suggellato dai lunghi applausi del pubblico, che gradisce un’opera, che torna a Palermo dopo 49 anni indossando le vesti più classiche del melodramma, che tanto sono state gradite dal pubblico palermitano.
Maristella Panepinto