NOVARA: APERTURA DI STAGIONE 2020 con ANTICHE ARIE E DANZE PER LIUTO, SUITE N.3 e STABAT MATER
ANTICHE ARIE E DANZE PER LIUTO, SUITE N.3
Ottorino Respighi
STABAT MATER
Giovanni Battista Pergolesi
(Opera da camera)
direzione musicale Matteo Beltrami
regia Renato Bonajuto
solisti
Aurora Faggioli, Mariam Battistelli
Sofio Janelidze, Ksenia Bomarsi
direttore dell’esecuzione Matteo Beltrami, allievi del corso di direzione d’orchestra dell’Accademia AMO
coreografie Giuliano De Luca
orchestra I Virtuosi Italiani
danzatori Francesco Alfieri, Rocco Ascia, Alice Bellora, Emanuele Cappelli, Arianna Lenti, Alessio Urzetta
impianto scenico e costumi Danilo Coppola
luci Ivan Pastrovicchio
produzione Fondazione Teatro Coccia
photo credits Mario Mainino
Una felicissima produzione in apertura di stagione 2020 che sta riscuotendo notevole successo di pubblico e da parte della critica e che ha generato una ragguardevole risonanza mediatica. Sette le repliche presso l’Arengo del Broletto di Novara, bellissima struttura museale in sostituzione del teatro ora in fase restauro. A queste si aggiunga una trasferta prevista nel Teatro Ristori di Verona, purtroppo sospesa in seguito al DCPM legato alla pandemia da Covid-19.
L’Orchestra (ridotta a 12 elementi) è quella de I Virtuosi Italiani che non hanno certo bisogno di presentazioni e che di fatto costituisce una garanzia. Fin dalle prime battute è possibile percepirne l’alta professionalità nella pulizia del suono e nella compattezza. Va detta la generosità nel prestarsi sempre con il massimo impegno al continuo avvicendamento delle bacchette degli allievi del corso di direzione d’orchestra dell’Accademia AMO, ognuno con le proprie esigenze, i propri tempi, i propri colori e le sfumature frutto del diverso approccio ai contenuti. Eccellente la direzione del Maestro Matteo Beltrami alla docenza degli allievi.
La regia è quella di Renato Bonajuto che costruisce la drammaturgia legando elegantemente due opere tra loro diversissime. In apertura abbiamo le Antiche arie e danze per liuto – suite n.3 di Ottorino Respighi, opera che si colloca nel primo novecento in cui si avverte l’influenza della scuola di composizione russa. La scena si svolge all’interno dell’atelier di un pittore. Alcuni popolani, i bravissimi e bellissimi danzatori Francesco Alfieri, Rocco Ascia, Alice Bellora, Emanuele Cappelli, Arianna Lenti, Alessio Urzetta coreografati da Giuliano De Luca, scelgono e indossano i tessuti con i quali poseranno negli svariati tableaux vivants. Siamo alla prima immagine, profana, che precede l’ingresso delle due soliste che vedremo impegnate nello Stabat Mater di Pergolesi dapprima nelle vesti della Santa Vergine, poi anch’esse nell’ultimo quadro, la deposizione del Cerano, in vesti popolane. Le immagini sacre della passione di Cristo che si susseguono sono potenti. Abbiamo complessivamente sette quadri e due sculture tratte dal patrimonio culturale della provincia e della diocesi novarese, taluni non visibili al pubblico.
L’impianto scenico ed i costumi di Danilo Coppola sono a dir poco perfetti e opportunamente illuminati da Ivan Pastrovicchio riportano ai contrasti ed ai colori cangianti del ‘600. Difficile non provare forti emozioni e sgomento dinnanzi a tale potenza da rievocare quella che viene definita sindrome di Stendhal.
Due i cast soprano e mezzosoprano, tutte applauditissime da un pubblico entusiasta che le ha ripetutamente chiamate alla ribalta. Aurora Faggioli e Mariam Battistelli, sempre dirette dall’esperta e sensibile bacchetta del Maestro Beltrami, hanno presentato soluzioni vocali interessanti, talvolta sorprendenti per la qualità del suono. Ksenia Bomarsi, particolarmente ispirata, ha mostrato una perfetta quadratura musicale, proiezione vocale e presenza scenica. Sofio Janelidze sfoggia un timbro brunito, mai eccessivo, impersonando una Madonna compassionevole e amorevole.
Tra i vari direttori che si sono ben cimentati nella prova, Mariateresa Amenduni (che abbiamo già potuto apprezzare nel Barbiere di Siviglia al Castello di Novara), Davide Casafina, Gabriele Cerilli, Myriam Farina, Giacomo Mutigli, Gungsin Oh, Tommaso Perissinotto, Federico Volpe, vale ricordare Manuela Ranno che ha offerto una lettura di ampio respiro i cui tempi aprono allo spazio necessario onde sviluppare sentimenti empatici ed una migliore comprensione del dolore rappresentato in scena.
Per concludere: uno spettacolo di successo, realizzato e replicabile con costi contenuti in altre realtà urbane. Non accade così spesso!
Roberto Cucchi