PIACENZA: Gianni Schicchi apre il 2021 celebrando il 700° anniversario della scomparsa del Sommo Poeta
GIACOMO PUCCINI
GIANNI SCHICCHI
Opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano
Direttore MASSIMILIANO STEFANELLI
Regia RENATO BONAJUTO
Personaggi e Interpreti:
- Gianni Schicchi ROBERTO DE CANDIA
- Lauretta GIULIANA GIANFALDONI
- Zita VALERIA TORNATORE
- Rinuccio MATTEO DESOLE
- Gherardo ANDREA GALLI
- Nella RENATA CAMPANELLA
- Betto di Signa GRAZIANO DALLAVALLE
- Simone MATTIA DENTI
- Marco JULIUSZ LORANZI
- La Ciesca STEFANIA FERRARI
- Maestro Spinelloccio VALENTINO SALVINI
- Ser Amantio di Nicolao SIMONE TANSINI
- Pinellino Calzolaio FRANCESCO CASCIONE
- Guccio Tintore LORENZO SIVELLI
- Gherardino ELETTRA SECONDI
- Buoso Donati MICHELE ZACCARIA
DANILO COPPOLA idea scenica
ARTEMIO CABASSI costumi
MICHELE CREMONA luci
TERESA GARGANO assistente alla regia
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
Allestimento Teatro Municipale di Piacenza
Piacenza, 22 gennaio 2021
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Uno dei pochi privilegi riservati alla casta di cronicisti e critici, anche in tempi di pandemia e di relative restrizioni, è quello di poter assistere agli spettacoli cosiddetti a porte chiuse. Pur trattandosi di uno spettacolo pensato per la videoripresa e la trasmissione in streaming, poter apprezzare in presenza lo Schicchi di Piacenza è stato motivo di grande soddisfazione.
Bene la trasposizione temporale che ricolloca il titolo pucciniano in tempi ben più recenti rispetto a quelli del personaggio dantesco. Un tema, oltre ad un linguaggio, che certo non soffre di vetustà ma che si ripresenta ancor oggi nel mondo reale ogni qual volta il solito faccendiere di turno incontri l’immancabile notaio negligente, per non dire compiacente. Attenti dunque a che le nostre volontà vengano poi davvero rispettate!
Anche se…, a non ingrassare i frati in barba ai Donati ha ben pensato il falsario Gianni Schicchi, e raggirati gli avidi e ansimanti eredi per così dire legittimi con esigui compensi, ha saputo fare buon pro dei possedimenti del povero Buoso elevando il proprio status così da permettere alla figlia Lauretta ed al suo innamorato Rinuccio di convolare a nozze. Così è che nella Firenze nova un Donati può unirsi ad una contadina.
Il Teatro municipale di Piacenza apre il 2021 celebrando il 700° anniversario dalla scomparsa del Sommo Poeta introducendo l’opera pucciniana con la lettura dei versi 1 – 48 del XXX° canto dell’Inferno ad opera dell’attore Mino Manni.
Se pur l’Alighieri abbia solennemente condannato Schicchi alla dannazione eterna collocandolo nel XXX° canto dell’Inferno, Puccini e Forzano ne colgono il carattere burlesco concludendo l’opera con le parole del buon diavolo: ditemi voi, signori, se i quattrini di Buoso potevan finir meglio di così! Per questa bizzarria m’han cacciato all’inferno… e così sia; ma con licenza del gran padre Dante, se stasera vi siete divertiti, concedetemi voi… l’attenuante!
La rappresentazione curata da un regista di vaglia qual è Renato Bonajuto (assistito da Teresa Gargano) risulta ottimamente fruibile e di immediata comprensione; i personaggi entrano, escono e si muovono sulla scena secondo schemi misurati con intelligenza. Tutto scorre senza intoppi, interessando e divertendo lo spettatore, anche attraverso l’uso moderato di gag irresistibili. L’ambientazione, dall’idea scenica del talentuoso Danilo Coppola è funzionale all’idea registica, interessante la trasformazione della boiserie in balcone, in cui i personaggi divengono parte integrande dell’affresco sullo sfondo proiettato. Le luci sono pensate per lo streaming da Michele Cremona. I costumi, collocabili tra gli anni ’50 e ’70 dello scorso secolo, sono di Artemio Cabassi.
Buoni il gesto e i tempi tenuti dal maestro Massimiliano Stefanelli, che abbiamo già potuto apprezzare in quel di Foggia con l’Andrea Chénier (qui la recensione), alla guida dell’ottima Orchestra Filarmonica Italiana.
Guest star il baritono Roberto de Candia, che dipinge il personaggio del titolo con colori tenui e pennellate ben dosate, senza quegli eccessi nei quali spesso si cade nell’interpretare ruoli di carattere. Molto bene la Lauretta del soprano Giuliana Giandolfi, ci aspettiamo di poterla presto apprezzare in ruoli di maggiore impegno. Il mezzosoprano Valeria Tornatore si adatta al ruolo di Zita. Bravissimo il giovane tenore Matteo de Sole impegnato nella parte di Rinuccio, perfetta la quadratura, ben presi e squillanti gli acuti della difficile tessitura pucciniana, buono il centro e non ultima, buona la presenza scenica. Il tenore Andrea Galli è un buon Gherardo, il soprano Renata Campanella è anch’essa una buona Nella. Benissimo il basso Graziano Dellavalle in Betto di Signa, e benissimo anche il basso Mattia Denti in Simone. Il baritono Julisz Loranzi interpreta benissimo Marco, il mezzosoprano Stefania Ferrari è una bravissima La Ciesca. Prosegue la lunga lista degli interpreti con il baritono Valentino Salvini nel medico Maestro Spinelloccio, il bravissimo baritono Simone Tansini nel notaio Ser Amantio di Nicolao. A completamento del cast i ruoli da venti fiorini (ma si sa, non soltanto in tempi di covid si sgomita anche per quelli), Pinellino il Calzolaio di Francesco Cascione e il Guccio Tintore del buon basso Lorenzo Sivelli. Brava Elettra Secondi nel ruolo del piccolo Gherardino e bene anche Michele Zaccaria che apre la rappresentazione con Buoso Donati che stramazza in scena.
Altra freccia scoccata dall’arco della direttrice Cristina Ferrari che segna un ulteriore centro, oserei dire magistrale, nel tabellone dei successi conseguiti dal Municipale di Piacenza.
Roberto Cucchi