In memoria di Attilio Colonnello

In memoria di Attilio Colonnello

  • 01/09/2021

Foto di copertina di Eugeniu Gaidim

1 settembre 2021


Si è spento lo scorso 12 agosto all’età di quasi 91 anni a Milano, città dove era nato il 9 novembre 1930, lo scenografo e costumista, nonché regista, Attilio Colonnello.

Nell’atmosfera ribollente di voglia di rinascita e vitalissima del capoluogo meneghino nel dopoguerra, nel corso dei primi anni Cinquanta, Colonnello si forma studiando architettura al Politecnico, sotto la guida di Maestri come Giò Ponti, e coltivando parallelamente il suo interesse per la pittura, che non lo abbandonerà nel corso della vita.

Intorno al 1955 è già architetto apprezzatissimo ma la passione per il Teatro e per creare mondi “altri” non tarderà a catturarlo; farà il suo debutto al Maggio Musicale Fiorentino, creando la parte visiva de La Traviata, nel 1956 e l’anno successivo è già alla Scala, per Mefistofele, con la regia di Tatiana Pavlova. Nel tempio della lirica milanese allestirà anche nel 1959 Francesca da Rimini, con Magda Olivero e Mario Del Monaco.

La carriera di Colonnello prende il volo e la Scala, il Metropolitan e  l’Arena di Verona lo vedranno presto come presenza fissa. Il minimalismo non fa parte del gusto estetico di Colonnello, i suoi spettacoli sono fastosi, barocchi e a volte ridondanti, ma di sicuro effetto e presa sul pubblico.

Una personalità “onnivora” come quella di Attilio Colonnello non può accontentarsi di essere scenografo e costumista, ed eccolo firmare gli spettacoli in toto, anche come regista. Al Metropolitan porta in scena, tra gli altri titoli, Luisa Miller (1968, con Montserrat Caballé) e  Il Trovatore (1969, con Leontyne Price diretto da Zubin Mehta).

Fu supervisore di scena all’Opera di Roma fino al 1983, dove curò la regia di Cavalleria rusticana con Fiorenza Cossotto, tra gli spettacoli da ricordare. Dopo il debutto con Nabucco nel 1962, furono ben 16 in tutto gli spettacoli allestiti da Colonnello per l’Arena di Verona, di cui restano nella memoria, per la “grandeur” scenica, I Lombardi alla prima crociata (1984, con Katia Ricciarelli, Ruggero Raimondi e Veriano Luchetti) e Andrea Chénier (1986, con José Carreras, Montserrat Caballé e Renato Bruson); ebbene sì… in Arena si mettevano in cartellone anche questi titoli, una volta. A Dallas portò in scena Otello, al San Carlo di Napoli Samson et Dalila e Carmen.

Lavoratore instancabile, quasi bulimico, si ricorda ad esempio una stagione estiva allo Sferisterio di Macerata, quella del 1988, in cui curò l’aspetto visivo di tutte e tre le opere in programma, Macbeth, Tosca e Carmen, riambientata nella New York degli anni Cinquanta del Novecento, a metà tra West Side Story e Carmen Jones, con Escamillo che diventava, ad esempio, un pugile.

Temperamento estroverso, calamitante, sulfureo, Attilio Colonnello era semplicemente votato al Teatro e non poteva farne a meno. Il suo ultimo lavoro risale a soli due anni fa, nel 2019. Un’Aida spettacolarissima, in piena “cifra Colonnello”, ideata alla vigilia degli 89 anni, al Mythos Opera Festival, Teatro Greco di Taormina. Un’uscita di scena accompagnata dalle trombe del trionfo è esattamente quella che Attilio Colonnello avrebbe desiderato. Niente di meno.

La redazione

 

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