Teatro di Pisa – Una famiglia per i cantanti Intervista con il baritono e direttore artistico del Teatro Verdi di Pisa – MARCELLO LIPPI

Teatro di Pisa – Una famiglia per i cantanti Intervista con il baritono e direttore artistico del Teatro Verdi di Pisa – MARCELLO LIPPI

  • 19/11/2015

Negli ultimi mesi il Teatro Verdi di Pisa ospita “una gigantesca follia” – 7 opere sconosciute (fatta eccezione per il Don Giovanni di Mozart) sul tema Don Giovanni: la seduzione operistica portata in scena con la forza creativa di giovani (e meno giovani) cantanti del Lippi&Friends – che altro non è che una pagina di facebook! Si, davvero una follia gigantesca! Com’è possibile in tempi moderni realizzare questa “follia”? Con un budget minimo, ma con un’enorme entusiasmo e con forte energia creativa… racconta il padre della famiglia delle “follie”, Marcello Lippi.

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Il Festival su Don Giovanni “Una gigantesca follia” sta avendo un’importante successo: abbiamo già potuto apprezzare Mozart, Dargominskji, Melani, Scarlatti, Gazzaniga e Tritto, ora si sta preparando il Pacini… come mai questa scelta? Quali motivazioni hanno ispirato questa avventura “dongiovanniana”?

Marcello Lippi: Credo che ogni direttore artistico di teatro lirico sogni di poter fare stagioni operistiche coerenti ed incentrate su un tema focale, però normalmente ci si scontra con due ordini di fattori: il rischio del monotematismo che può stancare il pubblico e disaffezionarlo e la difficoltà di attirare a teatro spettatori quando il titolo non è conosciuto. Il Presidente del Teatro di Pisa ed il Cda mi chiesero di tentare una strada per evitare che la stagione pisana si limitasse ad un accostamento di titoli diversi senza un vero legame, pratica comune a molti teatri. Forte dell’appoggio dell’Università di Pisa ho allora progettato “Una gigantesca follia” ovvero un festival tematico di dodici mesi che coinvolgesse l’intera città. Il nome stesso del festival mi sfuggì di bocca come commento alla mia stessa idea: fare un festival del genere senza alcun budget dedicato, con ogni istituzione aderente che semplicemente dedicasse all’argomento la sua attività consueta, sembrava una vera follia. Invece si è trasformata in una bellissima realtà. Il resto lo ha fatto la passione del team del teatro e delle altre istituzioni che si sono via via aggiunte all’iniziativa.

Per quanto riguarda me, avevo già deciso di inaugurare la stagione 2014 con don Giovanni di Mozart e quello è stato lo spunto, l’idea di partenza. Da sempre ho pensato che per i veri amanti della musica sarebbe stato eccezionale poter confrontare alcuni dei moltissimi don Giovanni scritti durante i secoli in musica o prosa, come un immenso tema con variazioni, e vedere la stessa storia trattata in modi diversi a seconda delle epoche, con diverse culture e stili. Io personalmente sono profondamente innamorato del mio lavoro e penso che tutte le persone di cultura, non molte oggigiorno purtroppo, dovrebbero essere felici di poter ascoltare le rarità, arricchendo se stessi con nuove conoscenze. Parte della stagione del teatro di Pisa è così dedicata ad opere ricollegate al “tema focale” ed accanto a queste ci sono invece opere non ricollegabili al festival, ma destinate a proporre al pubblico un ventaglio vasto e variato. Credo che questo sia il primo Festival al mondo ad aver proposto otto don Giovanni (o Convitati di pietra, Empi puniti, Trionfi dell’onore ecc) di autori diversi, oltre naturalmente ai don Giovanni in prosa, danza, musica leggera, ad una grande rassegna cinematografica e a più di venti “dialoghi” sul tema tenuti da docenti universitari.

Negli ultimi tempi i teatri evitano di rappresentare titoli sconosciuti a causa delle difficoltà nell’attrarre il pubblico. Non ha avuto paura di prendersi questo rischio?

Marcello Lippi: Ci sono teatri che rischiano e quelli che non rischiano, teatri che possono rischiare e teatri che non possono. Nella mia fascia di teatro, che è quella del teatro di tradizione, ci sono alcuni teatri che osano proporre titoli sconosciuti, sorretti da un pubblico colto ed intelligente come il mio, e da una governance del teatro appassionata al dovere primo dell’istituzione che è quella di far cultura e non di far solo cassa. Nella nostra stagione ci sono titoli che sappiamo riempiranno la sala ed altri che sappiamo non lo faranno. Vedere la sala piena in questi titoli “difficili” è per noi la più grande delle vittorie.

Tra i teatri c’è un po’ di rivalità in questo, a volte? Che tipo di rapporti ci sono con i suoi colleghi? Collaborate?

Marcello Lippi: Certo, collaborare tra teatri è un piacere, prima che una necessità. Noi in primo luogo collaboriamo con i teatri toscani di tradizione, Livorno e Lucca, dove sono direttori due carissimi amici, i maestri Paloscia e Tarabella che conosco da più di trent’anni, poi con i teatri di Novara e Rovigo. Molti direttori di teatro sono amici miei da tantissimi anni ed amici carissimi, penso ai maestri Aldo Sisillo di Modena o Angelo Nicastro di Ravenna, persone che stimo moltissimo per l’onestà intellettuale e la capacità nel nostro difficile lavoro. Da loro ho imparato molto e loro sono tra i primi a rischiare spesso su titoli contemporanei o barocchi, facendo del gran bene all’attività culturale del nostro paese.

Buona parte del cast è costituita da giovani cantanti del gruppo “Lippi & Friends”. Ufficialmente abbiamo sentito parlare di questa interessante realtà da poco più di un mese… Come è nata questa iniziativa, e che ruolo ha il Gruppo nella vita del Teatro di Pisa?

Marcello Lippi: Due anni fa ricevetti un messaggio su facebook che mi invitava ad entrare in un profilo segreto che si chiamava “Lippi & friends”. Incuriosito e divertito andai ad aprirlo e vidi che alcuni amici che collaboravano con me per l’aspetto didattico della mia attività avevano aperto un gruppo segreto che si raccoglieva intorno alla mia esperienza di insegnante. Intuii che sarebbe potuta essere un’idea meravigliosa e organizzai il gruppo. Pensai: qual è il problema maggiore di chi fa il cantante? Mi risposi: la solitudine. Creare un gruppo di cantanti che si riconoscessero intorno ad un progetto meraviglioso, cioè costruire una famiglia di artisti, mi parve una cosa stupenda. Iscrissi alla pagina i miei allievi ed alcuni ragazzi che frequentavano l’Opera studio dei teatri toscani, scegliendo con cura coloro che dal punto di vista artistico e soprattutto umano erano molto validi. Per tutti un solo obbligo: vivere la famiglia partecipando alle attività della pagina facebook. Da parte mia l’impegno paterno a provvedere ad aiutare le carriere di tutti, da parte dei ragazzi l’impegno filiale a cantare a cachet bassissimi quando io avessi avuto bisogno. Oggi, quando i ragazzi dei “Lippi & friends” producono un’opera si percepisce questa unità, questo modo nuovo di fare arte, senza invidie, malvolenze, rivalità. Lo spirito è di solidarietà, di amicizia, ci si aiuta su tutto, dal trovare una casa a reperire uno spartito, dal confortare chi sta male al gioire insieme per un compleanno o un successo. Chi non è in linea con questi principi di rettitudine e chi non studia adeguatamente viene richiamato e, se è il caso, allontanato. C’è coscienza del gruppo, c’è la certezza di non essere soli e la gioia di trovarsi insieme nei teatri di tutto il mondo.

Come descriverebbe il “Lippi&Friends”, è un’agenzia, una scuola…? Come possono altri giovani entrare a far parte del Gruppo?

Marcello Lippi: Per carità, nessuna agenzia. Nessuno chiede soldi, nessuno ne dà, nessuna iscrizione, nessuna tessera. E’ una casa che accoglie ed ama, un abbraccio che sostiene nel difficile cammino artistico le singole persone. “Scuola” lo è, una scuola di vita, dove tutti imparano molto, io per primo. Si impara la gratuità del donare, la gioia del volersi bene, l’impegno con la vita. Qualcuno dei Lippi and friends studia tecnica vocale con me, ma sono pochi, gli altri spero imparino quei valori che ho cercato di trasmettere: onestà, correttezza, bontà. Entrare nel gruppo è facilissimo: basta cantare bene ed essere disponibili. Quando in un’audizione io ascolto una voce interessante ( e non capita spesso) propongo all’artista l’adesione. Se vedo disponibilità all’amicizia da parte dell’artista è cosa fatta. Attualmente il gruppo conta 118 artisti.

I progetti del Gruppo si realizzano solo a Pisa o si estendono ad altri Teatri o Festival?

Marcello Lippi: Il gruppo comincia ad essere conosciuto e quindi spesso i Lippi & friends vengono contattati per produzioni in altri teatri. Io mi limito a pubblicare sulla pagina l’avviso e poi i ragazzi si propongono a seconda delle disponibilità. Per il teatro di Pisa è un’incredibile ricchezza. Un gruppo di giovani preparatissimi che cantano a cachet molto ridotti, felici di essere insieme e di fare arte insieme. Molte delle opere nella stagione di Pisa sono affidate a questi giovani. E’ una grande risorsa per il teatro che senza la loro presenza dovrebbe forzatamente ridurre il numero delle produzioni. Per me è un grande impegno, ma una grande compagnia nella vita.

Il Teatro di Pisa insieme con altri teatri di Tradizione ospita anche l’opera studio L.T.L. Cosa c’è in programma per quest’anno?

Marcello Lippi: Stiamo preparando “La vedova allegra” di Lehar. E’ la prima volta che mettiamo in programma un’operetta, anche se è ormai un classico. Ai giovani dell’opera studio dobbiamo chiedere di imparare a recitare e ballare. Ci stiamo divertendo molto.

In Italia si parla tanto del problema dei finanziamenti ai teatri, situazione che sta diventando ogni anno più difficile. Come riesce il Teatro di Pisa a far fronte alla scarsità di risorse economiche e a registrare un quasi sempre il tutto esaurito?

Marcello Lippi: Abbiamo una Governance formidabile guidata dal presidente Giuseppe Toscano. I miracoli li sanno fare, certo che è umiliante avere in conti in attivo e vedersi tagliare i contributi ministeriali per il 2015 a novembre sulla base di non si sa quali considerazioni e valutazioni. Oltretutto non per una necessità di riduzione del Fus, ma per spostare i fondi su altri teatri, spesso per rimediare a deficit di bilancio. Abbiamo quasi sempre il tutto esaurito da anni ed i conti virtuosamente in attivo. Perché tagliarci i fondi?

marcello-lippi-baritono-20So che oltre alla Direzione Artistica del Verdi di Pisa lei lavora molto anche come insegnante, come cantante e regista. Quali sono i suoi prossimi impegni? Quanto è difficile districarsi in così tante attività? Come riesce?

Marcello Lippi: Infatti non è compiutamente possibile. Per dirigere il teatro di Pisa ho dovuto limitare tantissimo le mie attività artistiche, all’inizio rinunciando ad ogni attività, a causa di una norma contrattuale, poi, rimossa questa clausola, scegliendo gli impegni non troppo lunghi e nella stagione dell’anno in cui non ci sono produzioni. Il mio lavoro è fatto di conferenze, riunioni, incontri, ricevimento di artisti e direttori, audizioni, stesura di saggi e documenti; essere lontani dal teatro a lungo è impossibile.

L’insegnamento in conservatorio ed università mi è necessario come cantare; non posso non impegnarmi per insegnare ai giovani come difendersi in questo mondo così difficile.

Come regista ho iniziato da poco e mi sto più che altro divertendo molto, anche se ho molti impegni, alcuni già importanti: la lunga esperienza di attore, cantante e manager fanno di me un regista attento alla valorizzazione degli interpreti ed all’organizzazione della regia sul piano produttivo. Dedicarsi a queste attività contemporaneamente significa semplicemente scegliere di non riposarsi mai e di essere sempre in ritardo con qualche adempimento, ma è una vita bellissima e nuova ogni giorno.

Venendo ai miei prossimi impegni artistici come cantante ho molti Barbiere di Siviglia di Rossini, un Nabucco, una Butterfly, una Traviata, una Turandot, due opere contemporanee di Bruno Coli su testo di Edgar Allan Poe, una nona sinfonia e molti concerti. Come regista due Aida, Salvo D’Acquisto di Fortunato, Traviata, Lucrezia Borgia e soprattutto il mio sbarco in Giappone con il Trittico di Puccini.

Qual è il suo sogno come direttore artistico? Ci sono titoli o progetti che vorrebbe realizzare?

Marcello Lippi: Sinceramente sto già vivendo una realtà bellissima. Al mio futuro posso solo chiedere che io possa continuare il mio lavoro con tranquillità.

E il suo sogno come artista?

Marcello Lippi: Non è un mistero. Vorrei cantare “Simon Boccanegra” da protagonista. Lo dissi nella prima intervista che feci sul mensile “Opera” agli esordi, ho più volte avuto l’occasione di debuttarlo, ma non si è mai realizzata. Ho ancora questo cruccio, ma è un piccolo cruccio, nulla di importante.

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