PARIGI: Manon – Jules Massenet, 17 febbraio 2022 a cura di Loredana Atzei

PARIGI: Manon – Jules Massenet, 17 febbraio 2022 a cura di Loredana Atzei

  • 21/02/2022

Manon

Opéra comique en cinq actes et six tableaux

D’après le roman de l’abbé Prévost – 1884

Jules Massenet – (1842-1912)

libretto di Henri Meilhac e Philippe Gille

Direttore James Gaffigan

Regia Vincent Huguet

Personaggi e Interpreti:

  • Manon Ailyn Pérez
  • Le chevalier des Grieux Roberto Alagna
  • Le comte des Grieux Jean Teitgen
  • Guillot de Morfontaine Rodolphe Briand
  • Brétigny Marc Labonnette
  • Poussette Andrea Cueva Molnar
  • Lescaut Andrzej Filończyk
  • Javotte Ilanah Lobel-Torres
  • Rosette Jeanne Ireland
  • L’hôtelier Philippe Rouillon
  • Deux gardes Laurent Laberdesque, Julien Joguet

Scene Aurélie Maestre

Costumi Clémence Pernoud

Luci Bertrand Couderc

Coreografia Jean-François Kessler

Drammaturgia  Louis Geisler

Maestro del Coro Alessandro Di Stefano

Orchestra e Coro dell’Opéra national de Paris

 

Opéra National-Opéra Bastille, 17 febbraio 2022


Sbarazzina, maliziosa e piena di vita è l’adorabile Manon di Ailyn Pérez. Ammaliato, tormentato, e capace di tutto per amore, è il passionale Cavaliere Des Grieux di Roberto Alagna. Per l’Opéra Bastille, il Teatro moderno all’interno dell’Opéra National de Paris, è un vero e proprio successo confermato dagli applausi calorosi del pubblico.

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

L’allestimento sposta l’azione nella Francia degli anni ruggenti. Quella fascia temporale che va dagli anni ’20 agli anni ’30 caratterizzato da un clima di eccitazione, ottimismo e di gioia di vivere.

Sono gli anni del Jazz, del Charleston, del trionfo dell’arte, e Parigi è un fulcro cosmopolita di mondanità capace di attrarre personaggi dello spettacolo da ogni angolo del mondo.

Tra i sontuosi scenari art-déco curati da Aurélie Maestre e i costumi eleganti e colorati di Clémence Pernoud, si muove la nostra Manon, innamorata del bel giovane Renato Des Grieux e allo stesso tempo affascinata dalla musica, dal lusso e dalla figura prorompente, e carica di sensualità, di Joséphine Baker, interpretata con stile dall’artista Danielle Gabou.

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

Le luci di Bertrand Couderc enfatizzano l’atmosfera cinematografica e danno rilievo alle azioni dei personaggi.

Se Massenet compie il primo passo per conferire dignità alla figura di Manon, liberandola dalla oppressiva morale perbenista e patriarcale di cui è intriso il romanzo dell’Abate Prévost, la regia avvincente di Vincent Huguet, coadiuvato dal drammaturgo Louis Geisler, compie un ulteriore passo in avanti nel tentativo, riuscito, di riscattarla. Qui la brama dell’oro e di una vita agiata vengono sostituite dai sogni di successo e di emancipazione.

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

Ailyn Peréz è una straordinaria attrice capace di mettere in luce la grande complessità di Manon. Trasformista eccezionale, incarna le diverse anime della ragazza con disinvoltura: ingenua, maliziosa, volubile, frivola e sensuale. La voce è bella, morbida e brillante, e si palesa subito in tutta la sua ricchezza nelle arie del primo atto “Je suis encore tout éturdie” e “Voyon, Manon, plu des chiméres” dove affronta con sicurezza le note alte e non risparmia melodiosi filati.

I momenti di maggior enfasi sono però nel terzo atto con “Je marche sur tous le chemin”, “Obéissons quand leur voix appelle” e nel duetto, carico di eros e scintille vocali, con il Des Grieux interpretato magistralmente da Roberto Alagna in uno dei suoi ruoli di elezione

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

Qui, in perfetta sintonia, riescono a sviluppare i personaggi con tutta la loro carica sensuale e tragica.

Il tenore ha il talento naturale di catturare l’attenzione con studiata maestria già dal suo primo ingresso in scena. Il portamento, gli sguardi e i sorrisi a lei rivolti, ci fanno capire senza indugio che si è perdutamente innamorato. La sua linea di canto morbida e suadente, la splendida dizione, la ricchezza interpretativa unita al timbro luminoso, e la capacità di penetrare dentro il personaggio e trasferire le sue emozioni al pubblico, fanno di lui la perfetta incarnazione del giovane Des Grieux.

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

Assolutamente in parte nel duetto del primo atto con Nous vivrons à Paris”, cesella poi uno splendido e trasognato “Le rêve” ricco di colori e mezzevoci celestiali. Nel terzo atto si esprime al meglio con un “Fuyez douce image” carico di tormenti, ravvivato da acuti di straordinaria bellezza e potenza. Un’interpretazione che gli vale un applauso caloroso ancora prima che l’orchestra finisca di suonare l’ultima nota.

Struggente il finale d’Opera. Lei viene condotta in una prigione-ospedale ed è trasfigurata dalla sofferenza. Lui è distrutto e incapace di rassegnarsi. Insieme danno vita ad un duetto nell’insieme tragico e poetico.

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

L’intero cast è all’altezza dei protagonisti.  Lescaut, cugino di Manon, è interpretato dal baritono Andrzej Filończyk, voce chiara ed espressiva con buona presenza scenica.

Si fa notare, per declamato potente, e una voce profonda dal fraseggio nobile, il basso Jean Teitgen nel ruolo del Conte Des Grieux.

Buona l’esecuzione di Marc Labonette, il bass-baritono che interpreta il personaggio di Brétigny. Divertente il suo travestimento da suora nel secondo atto.

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

Veramente ben caratterizzato il Guillot de Morfontaine a cui da vita il tenore Rodolphe Briand, artista eclettico con grandi doti interpretative e una vena comica che trapela e gli assicura la simpatia degli spettatori strappando più volte risatine divertite nel pubblico.

Si distinguono le tre grisettes per l’esecuzione brillante, la musicalità del suono, un aspetto gradevole e un atteggiamento spumeggiante. Poussette, Javotte e Rosette sono interpretate rispettivamente dai soprano Andrea Cueva Molnar e Ilanah Lobel-Torres, e dal mezzo-soprano Jeanne Ireland.

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

Completano il cast il baritono Philippe Rouillon nel ruolo dell’Oste mentre il basso Julien Joguet e il baritono Laurent Laberdesque interpretano le due guardie. Sebbene siano comprimari i loro movimenti sul palco sono sempre precisi, coreografici e funzionali.

Del coro diretto da Alessandro di Stefano non si può dire che bene. Si muove in scena con padronanza e gli interventi sono precisi.

La Direzione di James Gaffigan è buona nonostante le defezioni dell’ultimo momento di diversi orchestrali risultati positivi ai controlli sanitari. Ottima soprattutto nel terzo atto in cui riesce ad imprime la giusta passionalità diventando a tratti trascinante.

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

Un po’ forzata forse, ma coerente con la regia, la scelta di usare la personalità di Joséphine Baker, non solo in scena ma anche nell’intermezzo, mentre si esibisce con due ballerine su un brano Jazz.

Sempre in linea con la narrazione, ma molto più discordante, è il balletto del terzo atto, accolto freddamente dal pubblico.

Se negli intermezzi la scelta di usare una musica d’epoca per sottolineare alcuni momenti è giustificabile, qui appare una chiara incompatibilità tra la musica di Massenet e i movimenti dei ballerini riconducibili al charleston.

Manon – Opéra National de Paris photo®Emilie Brouchon

Non ha aiutato anche una certa mancanza di sincronia tra i ballerini, e qualche inciampo.

Tuttavia le coreografie di Jean-François Kessler sono apprezzabili e accontentano l’occhio. In definitiva una rappresentazione che rinnova ma non tradisce, con piccole aggiunte che rendono la storia ancora più viva e coinvolgente, mostrandoci una Manon, piccola e adorabile forza della natura, per cui è difficile non provare affetto e nella quale è più semplice identificarsi.

Loredana Atzei

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