HOHENEMS (Austria): CAPOLAVORI, 9 aprile 2022 a cura di Roberto Cucchi
9 APRILE 2022
“CAPOLAVORI”
Sala dei Cavalieri, Palazzo Hohenems
Johann S. Bach
Suite n. 2 in re minore BWV 1008 e Suite n. 3 in do maggiore BWV 1009 per violoncello solo
László Fenyö
Giovanni B. Pergolesi
Stabat Mater per contralto, soprano basso continuo e orchestra
direttore e solista Franz Rami
soprano Ksenia Bomarsi
mezzosoprano Sofia Janelidze
costumi Danilo Coppola
Hohenems è una ridente cittadina di poco più di 15.000 abitanti situata nella regione del Woralberg, e più precisamente nella punta estrema dell’ovest austriaco, nella Valle del Reno, fiume che segna il confine con la vicina Svizzera.
La storia vede legata la nobiltà locale a quella fiorentina in seguito alle nozze tra il conte Wolf Dietrich e Chiara de Medici (sorella di Papa Pio IV) che daranno alla luce Markus Sitticus III, divenuto nel 1561 cardinale a Roma. Fu lui a commissionare all’architetto Martino Longhi la costruzione del Palazzo Hohenems. È qui che rispettivamente nel 1755 e nel 1779 verranno ritrovati due dei tre manoscritti che compongono Canzone dei Nibelunghi, quello stesso poema dal quale tra gli altri Richard Wagner trarrà ispirazione per la tetralogia dell’Anello. La stessa imperatrice Elisabetta d’Austria, meglio nota come Sissi, moglie di Francesco Giuseppe, nei suoi viaggi si presentava in incognito come contessa di Hohenems.
Al presente, il Palazzo rinascimentale offre dimora alla discendenza degli antichi nobili, tra cui la deliziosa contessa Stéphanie Waldburg-Zeil (presidente dell’Associazione Arpeggione – Kammerorschester Hohenems), ed è parzialmente visitabile e adibito in parte ad un ottimo ristorante (im Palast) cui si accede dal fianco eterno sinistro, e in parte ad eventi come matrimoni o concerti che hanno luogo nella Rittersaal (Sala dei Cavalieri) o nel cortile.
Ottima viola nel corpo orchestrale e particolarmente attento alla gestione organizzativa oltre che alle relazioni con il pubblico e con gli artisti ospiti, il sovrintendente Irakli Gogibedashvili.
Rittersaal, 9 aprile 2022
Raro talento quello dell’ungherese László Fenyö, un prodigio del cello capace di emozionare, e oseremmo dire, persino di inquietare. Sette i movimenti della Suite n. 2 in re minore BWV 1008, oltre alla Suite n. 3 in do maggiore BWV, eseguiti con impeccabile piglio in cui il respiro dell’artista si è quasi carnalmente unito con lo strumento, trasmettendo stupore, talvolta sgomento, altre smarrimento… un modo di incidere nell’arte sintomatico di un’indole che non può lasciare indifferenti. Certamente il compositore di Eisenach ha trovato in questo particolare solista un degno interprete. Un’esecuzione che gli è valsa insistenti e calorosi applausi.
Uno dei più grandi capolavori del settecento, lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi trova alla direzione il solista al continuo Franz Rami. La scelta delle dinamiche ci riporta più all’età barocca tedesca piuttosto che non ad uno stile tipicamente italiano. Ne risulta ugualmente un’orchestrazione coerente e capace di destare un certo interesse. Salda la coesione dell’ottima Orchestra da Camera Hohenems il cui organico è composto da eccellenti elementi. Dodici numeri musicali per archi e basso contino in cui si alternano arie solistiche e duetti intrisi phatos sacro.
Di gusto barocco i bellissimi costumi che portano la firma del talentuoso Danilo Coppola, impegnato per quanto possibile anche nella resa semiscenica.
Nuovamente in coppia e nel medesimo titolo il soprano russo (naturalizzata italiana) Ksenia Bomarsi con il mezzosoprano georgiano Sofia Janelidze, ottime e a tratti sublimi. Ulteriore prova del fatto che la Cultura è sempre in grado di pontificare tra i popoli, laddove insensate ed anacronistiche dittature impongono inutili, sanguinosi quanto indesiderati conflitti. Il 9 aprile ricorre l’anniversario della fondazione dello Stato indipendente della Repubblica di Georgia dalla desueta Unione Sovietica; una scelta della data per questo concerto del tutto casuale […] alla quale l’artista ha voluto dedicare la recita ai caduti con un post su Facebook.
Sala gremita per tre quarti della capienza massima da un pubblico colto e attento. Lunghissimi applausi per tutti gli interpreti.
Roberto Cucchi