ROMA: Antonio Pappano, Accademia di Santa Cecilia – Auditorium Parco della Musica 22 aprile 2022 a cura di Jorge Binaghi
Antonio Pappano
Giacomo Puccini – Messa di Gloria
Accademia di Santa Cecilia – Auditorium Parco della Musica, 22 aprile 2022
Antonio Pappano lascia alla fine di questa stagione la titolarità di Santa Cecilia dopo vent’anni di sodalizio profondamente empatico (basta guardare come lo segue la compagine) anche se dal 2023 diventerà direttore onorario. Come sempre un signore dal gesto preciso, appassionato e distinto, e la decisa fiducia nei pezzi che sceglie. E se questo è stato (non lo so di certo) il suo ultimo concerto ha avuto un gesto magnifico: un programma con solo autori italiani, che tutto siamo soliti considerare con arroganza paternalista quando si tratta di lavori puramente strumentali e sinfonici. E appunto il pubblico non lo ha capito.
È anche vero che un lungo fine settimana e tre concerti in tre giorni consecutivi (come si usa) non avranno aiutato, ma solo nell’ultimo (sabato vespertino) si è vista una quantità ragionevole di persone nell’immensa e bellissima sala dell’Auditorium del Parco della Musica (non si può dire che si trovi proprio in posizione centrale, ma certo non si tratta di un posto sperduto). Durante il secondo concerto (ho avuto modo di seguirne più di uno), il meno frequentato, mentre si ascoltavano ancora gli applausi alla fine della prima parte il Maestro ha chiesto di parlare e ha rivolto un appello bellissimo (e un po’ desolato) a riempire i concerti di musica classica. Agli applausi rispondeva: “Bravi voi, che siete venuti’. Tra i plaudenti c’era un entusiasta John Osborn.
A me interessavano particolarmente i due pezzi della seconda parte che non avevo mai sentito dal vivo (e poco in disco), e cioè, in ordine cronologico, l‘Elegía pér grande orchestra opus 114 di Ponchielli e il poema sinfonico Juventus del grandissimo De Sabata, di chiara fama in veste di maestro, ma quasi snobbato in quella di compositore.
L’Elegia, sulla quale pesa chiaramente l’ombra di Wagner, era bella e interessante, a parte un’interpretazione insuperabile (il suono di quest’Orchestra!). Il primo dei poemi sinfonici di De Sabata mi ha affascinato, non solo grazie alla modernità di una scrittura che raccoglie, ai primi del Novecento, non solo gli echi del primo Richard Strauss ma anche dei “nuovi” (allora) musicisti francesi con il valore aggiunto di una versione memorabile, con un inizio davvero incandescente. Che Pappano creda davvero in questi lavori si dimostra con fatto che li riproporrà prossimamente a Londra e a Salisburgo anche se non esattamene con lo stesso programma di qui.
Infatti, nella prima parte si poteva ascoltare la più nota (e per me meno interessante) Messa di Gloria, opera giovanile di Puccini che sta vivendo una rinascita non so quanto meritata. Comunque, a parte la perfezione orchestrale, era un pezzo forte per far brillare l’Ottimo coro della Casa istruito da Piero Monti. Si sentono chiaramente la mano di Verdi e anche dei bravi maestri del Conservatorio che l’allievo ha riconosciuto in particolare nell’arte della fuga e del contrappunto. Ci sono già certamente la facilità per le melodie e la capacità di scrivere benissimo per le voci.
Come sempre quelle acute (in questo caso il tenore) sono le preferite e Luciano Ganci, chiamato a ultimo momento a sostituire Saimir Pirgu, si è fatto onore, ma peccato che l’autore abbia scritto solo un assolo alla fine (il (‘Benedictus’) seguito dal duetto che conclude la Messa (l’ “Agnus Dei’ dove si riconosce un momento del secondo atto della Manon Lescau) che comunque hanno permesso di apprezzare le doti non frequenti del baritono Mattia Olivieri. Pappano, non c’è neanche bisogno di dirlo, concertava e dirigeva al suo consueto straordinario livello. E i presenti rigraziavano con calorosi applausi.
Jorge Binaghi