FERRARA: Don Giovanni – W.A.Mozart, 1 luglio 2022 a cura di Matteo Cucchi
Wolfgang Amadeus Mozart
Don Giovanni
Dramma giocoso in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte
Editore Bärenreiter Verlag, Kassel
Rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano
maestro concertatore e direttore Daniel Smith
progetto registico ideato e creato da Adrian Schvarzstein
aiuto alla regia Jurate Sirvyte Rukstele
messo in scena con la collaborazione di Moni Ovadia
Personaggi ed Interpreti:
- Don Giovanni Guido Dazzini
- Il Commendatore Alessandro Agostinacchio
- Donna Anna Yulia Merkudinova
- Don Ottavio Younggi Moses Do
- Donna Elvira Marta Lazzaro
- Leporello Giulio Riccò
- Masetto Valerio Morelli
- Zerlina Gesua Gallifoco
direttore musicale Leone Magiera
Orchestra Città di Ferrara
maestro al cembalo Marija Jovanovic
Coro Teatro Comunale di Ferrara
maestro del coro Francesco Pinamonti
mandolinista Carlo Aonzo
scene e costumi Lilli Hartmann
luci Marco Cazzola
movimenti coreografici Jurate Sirvyte Rukstele
acrobata Angela Francavilla
Teatro Abbado, 1 luglio 2022
La ricontestualizzazione, per quanto susciti spesso non pochi dubbi da parte del pubblico più conservatore, è una modalità ormai sedimentata in diverse sfere artistiche (e non solo). Del resto, estrapolare dal contesto i fatti narrati in un’opera, per portarli in un ambiente a noi più familiare, ci aiuta a riflettere su un vasto panorama di temi a noi più vicini. Se è vero che spesso si abusa di questa modalità espressiva con finalità poco chiare è altrettanto vero che la stessa ha potenzialità indubbie. Nel caso del Don Giovanni mozartiano prodotto dal Teatro Abbado la trasposizione nel mondo circense del libretto di Lorenzo Da Ponte esaspera la vita amorosa (se così la si può definire) del protagonista; presentando questa come un gioco e le sue conquiste come belve domate.
La ricca scenografia (di Lilli Hartmann) contribuisce a calare lo spettatore in un ambiente sì giocoso ma che volutamente degrada la donna estremizzando e denunciando le tendenze misogine presenti e forti ancora nell’attualità. Un uso direi ben ragionato e fruttuoso della ricontestualizzazione di cui si è già parlato in apertura. Unica macchia in questa scelta è la scelta dei costumi femminili che avrebbero potuto richiamare maggiormente l’analogia con le fiere da circo; una scelta che comunque non pregiudica la comprensibilità della regia né tanto meno la godibilità della rappresentazione.
Un grande elogio è dovuto per la capacità di coinvolgere il pubblico nello spettacolo letteralmente fin dal suo ingresso in teatro la cui entrata, in Rotonda Foschini, è stata allestita in modo tale da dare l’impressione di trovarsi nella scenografia insieme agli attori. Il suo coinvolgimento avviene in maniera ancor più diretta attraverso l’interazione degli attori con gli spettatori e ad un saggio uso della platea e dei palchi.
Nonostante l’ambientazione estremamente giocosa l’equilibrio tra drammaticità e comicità è stato ben mantenuto grazie ad un’ottima regia di Adrian Schvarzstein e all’interpretazione dell’intero cast che ha saputo ben immergersi nei personaggi rendendoli credibili e carismatici. Sopra tutti spicca certamente la magistrale interpretazione di Giulio Riccò nei panni di Leporello ma non sono certo da meno le esecuzioni di Guido Dazzini (Don Giovanni), Valerio Morelli (Masetto), Marta Lazzaro (Donna Elvira), Yulia Merkudinova (Donna Anna), Alessandro Agostinacchio (Il Commendatore), Younggi Moses Do (Don Ottavio) e Gesua Gallifoco (Zerlina).
Molto bene la direzione afidata alla bacchetta del Maestro Daniel Smith alla guida dell’ottima Orchestra Città di Ferrara.
Matteo Cucchi