TRAPANI: La traviata – Giuseppe Verdi, 4 agosto 2022 a cura di Loredana Atzei
LA TRAVIATA
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave
Direttore Simone Veccia
Regia Salvo Piro
Personaggi e Interpreti:
- Violetta Valéry Maria Francesca Mazzara
- Flora Bervoix Grazia Sinagra
- Annina Roberta Caly
- Alfredo Germont Rosolino Claudio Cardile
- Giorgio Germont Francesco Paolo Vultaggio
- Gastone Mauro Scalone
- Il barone Douphol Giovanni La Commare
- Il marchese d’Obigny Filiberto Bruno
- Il dottor Grenvil Christian Barone
- Giuseppe Antonio Saverino
- Un domestico Mariano Gottuso
- Un commissionario Alex Franzò
Maestro del coro Fabio Modica
Scene e costumi Danilo Coppola
Orchestra e Coro dell’Ente Luglio Musicale Trapanese
Nuova produzione dell’Ente Luglio Musicale Trapanese
Teatro Giuseppe Di Stefano, 4 agosto 2022
La Traviata che va in scena a Trapani, nella nuova produzione dell’ Ente Luglio Musicale Trapanese, parte con una scommessa. Si può fare una Violetta dei giorni nostri senza snaturare la trama e i personaggi? Verdi la voleva contemporanea, Dumas la voleva senza orpelli.Ed è sulla base di queste due indicazioni che il regista Salvo Piro elabora una sua idea che si fonde con la natura.
Il piano di lettura diventa così duplice. La storia di una donna che ha perso la sua innocenza diventa anche il pretesto per dipingere il racconto attualissimo di una natura violentata, maltrattata e inaridita come quel “Popoloso deserto che appellano Parigi” dove Violetta vive, o meglio sopravvive, rammentando solo di rado (e tra gli effluvi dell’alcool in cui trova un momentaneo sollievo) quella bimba che era in Normandia. Una fanciulla innocente e ancora capace di sognare immersa in un paesaggio verdeggiante. Ed è Alfredo che risveglia in lei quella bambina, quella voglia di tornare in campagna per rifiorire e rinascere. E in fondo cos’altro è lei se non un fiore? Non a caso si chiama Violetta nell’Opera, e Marguerite nel romanzo.
Ed è Alphonsine Rose Plessis il vero nome di quella che è nota come la “Dama delle camelie”. Rose…il nome di un altro fiore dunque, che come tale ha bisogno di cure e amore per prosperare. Quindi è un’accurata analisi del testo (sia del libretto sia del romanzo) ma anche dello spartito, che portano a trovare una soluzione drammatica in una natura che predomina fino a vincere sulle meschinità dell’uomo. In questo senso il Teatro dedicato a Giuseppe di Stefano offre uno scenario straordinario. I Ficus immensi avvolgono il pubblico ed il palco offrendo uno sfondo unico.
Le scene e i costumi, essenziali ed eleganti, sono di Danilo Coppola. Nel primo atto ai lati del palco vi sono delle piante avvizzite a simboleggiare proprio quel mondo superficiale e sterile che sta uccidendo Violetta. Nel secondo atto la vegetazione riprende i suoi spazi con l’edera che avvolge il divano, oggetto scenico centrale intorno al quale si svolge l’azione. Fino ad arrivare all’ultimo atto, con la natura che vince su tutto. Il periodo storico è quello attuale. Ci immerge ancora di più nel dramma e ci fa comprendere quanto questa storia sia senza tempo. Non c’è alcuna volgarità, né eccessi, né voglia di scandalizzare il pubblico. Persino i cellulari in scena, visti in altre occasioni e spesso fastidiosi, qua invece appaiono come un normale oggetto che risulta efficiente ai fini della narrazione. Solo la lettera ad Alfredo viene ancora vergata a mano. Un gesto doloroso e intimo che non può essere consegnato alla freddezza di un sms.
La recitazione degli interpreti è fresca, vivace e spontanea. Se proprio si deve cavillare si può sottolineare qualche fissità scenica di troppo che però non inficia il risultato e che va comunque inserita in un contesto in cui il tempo di preparazione dell’Opera è stato molto breve. Le luci di Giuseppe Saccaro rivestono un ruolo cruciale. Non solo animano e sottolineano l’azione, ma creano gli spazi ed è grazie a loro che la materia prende vita. Se nel primo atto si ha l’impressione di avere una parete sullo sfondo, nell’ultimo, proiettando l’illuminazione oltre il retropalco, apre la visuale in profondità rivelando una foresta lussureggiante che non aspetta altro che di ricongiungersi con Violetta. Non più morte dunque, in questo finale, ma rinascita. E qui il taglio dell’ultima frase del Dottore è quanto mai d’obbligo. Perché Violetta, che abbraccia con tutta la sua forza la sua controparte bambina, tra quegli alberi ritorna realmente a vivere.
Sul Podio il M° Simone Veccia dirige sapientemente l’Orchestra e il Coro dell’Ente Luglio Musicale Trapanese. La direzione è corretta e incisiva. Le scelte musicali vanno di pari passo con quelle registiche creando una unità di intenti. Così come la riapertura del taglio nell’aria del soprano alla fine del primo atto, scena quinta, riprendendo la seconda parte dove le parole “A me fanciulla un candido e trepido desire…” sono i ricordi di un passato che riaffiora e che ben si sposa con la bambina che vediamo sullo sfondo, prima come un debole ricordo e poi riappacificata vicino a Violetta.
Il Coro offre una buona prova. Vocalmente corretto anche se soffre un po’ gli spazi scenici ridotti che ne limitano i movimenti. Anche qui però la situazione è risolta in modo intelligente e affine alla storia narrata. Si fa di necessità virtù per cui nel primo atto, dietro un velo che lo separa dal Party, assurge a “coro Greco” lasciando un tocco di intimità ai protagonisti. La festa a casa di Flora obiettivamente è povera. Tuttavia se non è coreografica come ci si aspetterebbe rimane comunque garbata. Migliorabile avendo a disposizione più risorse.
Decisamente buono il cast vocale, con la Violetta di Maria Francesca Mazzara che riesce ad essere contemporaneamente potente ed intensa, intimamente emozionante. Sensibile musicalmente e capace di dare sfoggio vocale sia nelle agilità sia nel Mib del primo atto tenuto per un tempo infinito. Nell’ “Addio del passato…” non esegue la seconda parte ma conclude con un acuto limpido, tagliente come un rasoio, che riempie il teatro en plein air, e che anche qui sembra non avere limiti temporali.
Alfredo è interpretato dal tenore Rosolino Claudio Cardile. Dopo qualche difficoltà iniziale, dovuta probabilmente all’emozione, rivela dal secondo atto in poi una voce ben impostata, un timbro piacevole e una buona ampiezza del suono. Alfredo rappresenta anch’esso una parte della natura venendo dalla Provenza e si comporta nell’alta società come un ragazzo ingenuo e campagnolo, persino in imbarazzo quando si rivolge a Violetta nel primo atto in cui confessa di amarla.
Il Giorgio Germont di Francesco Paolo Voltaggio mostra un fraseggio austero, un portamento nobile e una voce ricca di colori. Ci sono tutte le intenzioni di quel padre che antepone, alla felicità del figlio, il finto moralismo della società. Voci piene ed espressive anche quelle di: Grazia Sinagra che interpreta Flora Bervoix, Filiberto Bruno che interpreta il Marchese D’Obigny, Giovanni La Commare nel ruolo del Conte Douphol e Roberta Caly nel ruolo di Annina.
Il Gastone interpretato dal tenore Mauro Scalone ha timbro solare e una bella linea di canto. Convincente in scena con una recitazione sempre naturale. Prima del brindisi si avvicina al proscenio e chiede l’attacco al Direttore. Con questo piccolo gesto sottolinea la complicità tra Regia e Direzione Orchestrale. Di buon livello tutti gli interpreti di fianco: Il Dottor Grenvil interpretato da Christian Barone, Giuseppe interpretato da Antonio Saverino, un Domestico e un Commissionario interpretati rispettivamente da Mariano Gottuso e Alex Franzò.
Degno di menzione è il fatto che gli interpreti abbiano cantato all’aperto e senza microfoni. E se questi sono i risultati che possono ottenere in queste condizioni sarà interessante incontrarli in un teatro al chiuso. Infine la Bambina delle camelie è interpretata con grazia e dolcezza da Giulia Ruggirello.
Il Teatro è pieno e il pubblico premia tutti gli artisti con grandi e calorosi applausi. La scommessa iniziale è vinta. Questa Violetta ci è vicina come la natura. Ed entrambe ci chiedono solo di avere cura di loro.
Loredana Atzei