VERONA: La traviata – Giuseppe Verdi, 22 luglio e 6 agosto a cura di Silvia Campana
La traviata
opera in tre atti di Giuseppe Verdi
su libretto di Francesco Maria Piave
incentrata su La signora delle camelie
opera teatrale di Alexandre Dumas dal suo precedente omonimo romanzo
Direttore Marco Armiliato
Regia e Scene Franco Zeffirelli
Personaggi e Interpreti:
- Violetta Valéry Zuzana Marková, Lisette Oropesa
- Flora Bervoix Lilly Jørstad, Valeria Girardello
- Annina Francesca Maionchi, Yao Bohui
- Alfredo Germont Francesco Meli, Vittorio Grigòlo
- Giorgio Germont Simone Piazzola, Ludovic Tézier
- Gastone di Letoriéres Carlo Bosi, Matteo Mezzaro
- Barone Douphol Nicolò Ceriani, Roberto Accurso
- Marchese d’Obigny Alessio Verna, Dario Giorgelè
- Dottor Grenvill Francesco Leone
- Giuseppe Max René Cosotti
- Domestico/Commissionario Stefano Rinaldi Miliani
Costumi Maurizio Millenotti
Luci Paolo Mazzon
Coreografia Giuseppe Picone
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Arena di Verona, 22 luglio e 6 agosto 2022
Molteplici piani di lettura offre questa produzione de La Traviata, presentata per la prima volta all’arena di Verona nel 2019 dopo la morte di Franco Zeffirelli e dell’impronta registica ‘originale’ mantiene soprattutto la spettacolarizzazione dei cambi a vista e la brillantezza dell’impianto scenografico, volto ad affascinare e stupire .
Impostata come una casa di bambole ottocentesca, la scenografia si adatta ad una recitazione mossa e disinvolta che in alcuni casi, ma troppo pochi, può essere funzionale alla drammaturgia verdiana che in realtà non richiederebbe nulla di extra per esprimersi.
Durante la stagione si stanno alternando molti interpreti nelle varie opere a dimostrazione di una gestione attenta e misurata: Cecilia Gasdia sta infatti portando sul palcoscenico areniano tutti i più noti ed amati artisti contemporanei ed in questo raggiunge un grande obiettivo anche perché, oggi come un tempo, l’Arena , attrae ancora e sempre per le voci.
Nelle due rappresentazioni cui ho assistito successive alla Première (22 luglio e 6 agosto) il cast è mutato sostanzialmente nella sua interezza.
Come Violetta Zuzana Markova è intervenuta il 22 luglio a sostituire all’ultimo momento il soprano americano Angel Blue (come si ricorderà al centro di una sterile e del tutto immotivata polemica riguardo l’uso del Black face in Arena che l’ha portata a cancellare la sua collaborazione con la Fondazione veronese) mentre nella fortunosa recita (miracolosamente portata a termine nonostante il “furor degli elementi”) del 6 agosto era presente Lisette Oropesa. La Markova dimostra una sostanziale diligenza, se non completezza, sotto il profilo vocale e tratteggia un personaggio molto mutevole e fragile. Certo il carattere manca a tratti di peso espressivo ma considerando sia il fatto che l’artista è giunta all’ultimo momento sia la complessità della parte occorre dire che si è comportata onorevolmente.
La Violetta di Lisette Oropesa appare complessivamente molto cresciuta e maturata rispetto al passato. La peculiare vocalità, sempre cristallina e svettante, che caratterizza l’artista diviene qui mero strumento (anche volutamente abbandonato a tratti nell’Atto III) alla ricerca di un’espressività sempre più marcata e di un accento scolpito e drammatico, alla ricerca di Verdi dunque ed il risultato è stato eccellente. L’artista risolve il I Atto attraverso una tecnica disinvolta nelle cui pieghe espressive però già si scorge il profondo turbamento portato dall’incontro con il giovane Germont, una trasformazione che si manifesterà totalmente (davvero potente il suo “Amami Alfredo “) nel II e III Atto. Scenicamente poi l’artista si muove benissimo e con grande cura teatrale riesce a cesellare un personaggio dalla drammatica potenza espressiva ottenendo un trionfo personale meritatissimo a testimonianza di come e quanto un’artista, pur già dotata, possa sempre crescere completando ulteriormente la sua teatralità.
Impegnati nella caratterizzazione di due giovani amanti alquanto differenti per carattere e sensibilità si sono posti Francesco Meli (22 luglio) e Vittorio Grigolo (6 agosto).
L’Alfredo tratteggiato da Francesco Meli, attraverso il timbro raffinato ed il sempre fascinoso gioco di chiaroscuri e mezzevoci che rendono il suo fraseggio sempre raffinato ed espressivo, è un giovane colto, cresciuto in una famiglia borghese che lui sembra rifiutare per puro puntiglio. Il suo amore per Violetta, pur potente forse proprio perché fuori dalle righe, diventa anche pretesto per fuggire da un mondo che gli sta stretto ma che allo stesso tempo lui non ha il coraggio completamente di abbandonare. Come sempre si confermano la classe dell’interprete (particolarmente a suo agio nella romanza del II Atto “De’ miei bollenti spiriti “e nel duetto del III “Parigi, o cara “) e la sua fedeltà al dettato verdiano che contribuiscono a sigillare una recita nel complesso corretta.
Dall’altra parte dell’universo interpretativo si pone, non con minor efficacia, l’Alfredo di Vittorio Grigolo. Il suo personaggio assume i tratti, certo troppo spesso esasperati ed esasperanti, dell’eroe romantico che ben ci fa comprendere il disagio ed i problemi probabilmente causati all’austero papà Germont e famiglia. Il timbro è sempre bello ed il canto appassionato ma il carattere impetuoso dell’artista rischia di prendere spesso il sopravvento (troppe corone ad esempio) perdendo a tratti di vista quell’equilibrio che in scena non si dovrebbe mai abbandonare. Arena di VeronaDetto questo è indubbio che il personaggio ci sia e colpisca molto spesso nel segno (Atto II scena a casa di Flora) ma, come non smetterò mai di ripetere, nel suo caso in particolare, ‘less is more’ ed il cantante ne guadagnerebbe moltissimo sotto un profilo artistico ed espressivo.
A gestire questi due giovani così differenti nei moti e nella sensibilità si ponevano due Germont ugualmente alternativi.
Simone Piazzola (22 luglio) ha confermato la bella vocalità usata in modo eccellente attraverso un sapiente uso di fraseggio e mezza voce. Il suo ritratto del gentiluomo borghese dunque ha convinto per un’interpretazione misurata e professionale che ha donato al suo carattere tutte le sfumature richieste.
Ludovic Tezier tratteggia invece un Germont marmoreo, in cui la vocalità robusta ed espressiva si sposa perfettamente alla definizione di un personaggio freddo e formale, stretto all’interno di una rete di convenzioni in cui a stento trapelano le emozioni (che lui abilmente riesce comunque a far trapelare nel Duetto dell’atto II). In efficace e drammatico contrasto con l’enfatica teatralità del figlio la sua figura emerge così ancor più algida e rappresentativa di tutto un ambiente che Verdi ben conosceva e lo porta a donare al pubblico (molto applaudito il suo “ Di Provenza “) un’interpretazione davvero completa e raffinata.
Mutati rispetto alla prima, nella recita del 6 agosto gli interpreti del personaggio di Flora (Valeria Girardello), Annina (Yao Bohui), Gastone (Matteo Mezzaro), Douphol (Roberto Accurso), d’Obigny ( Dario Giorgelè), Giuseppe (Carlo Bosi) e Domestico/Commissionario (Stefano Rinaldi Miliani presente anche il 22 luglio).
Marco Armiliato, come sempre impegnato a compattare i rinnovati cast, ha diretto con professionalità pur indulgendo troppo spesso, certo per consentire un buon esito complessivo, alle più diverse esigenze artistiche.
Silvia Campana