COMO: Don Giovanni – W.A.Mozart, 29 settembre 2022 a cura di Nicola Salmoiraghi
DON GIOVANNI
Dramma giocoso in due atti KV 527
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto di Lorenzo da Ponte
Prima rappresentazione: Praga, Nationaltheater, 29 ottobre 1787
Direttore Riccardo Bisatti
Regia Mario Martone
Ripresa da Raffaele Di Florio
Personaggi e Interpreti:
- Don Giovanni Guido Dazzini
Il Commendatore Pietro Toscano
Donna Anna Elisa Verzier
Don Ottavio Didier Pieri
Donna Elvira Marianna Mappa
Leporello Adolfo Corrado
Masetto Francesco Samuele Venuti
Zerlina Gesua Gallifoco
Scene e Costumi Sergio Tramonti
Luci Pasquale Mari
Coreografie Anna Redi
Assistente alle scene Barbara Bessi
Assistente ai costumi Concetta Nappi
Assistente alle luci Gianni Bertoli
Maestro del coro Diego Maccagnola
Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri di OperaLombardia, Fondazione Teatro Regio di Parma, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Allestimento Teatro di San Carlo di Napoli
Teatro Sociale di Como, 29 settembre 2022
La Stagione lirica di OperaLombardia si è felicemente inaugurata al Teatro Sociale di Como con una bella edizione del mozartiano Don Giovanni e un cast in gran parte composto da interpreti messisi in luce nel Concorso As.Li.Co.; poteva sembrare un azzardo affidare un così immenso capolavoro della letteratura operistica a giovani voci, invece è stata una scommessa vinta.
Partiamo dall’allestimento, che era quello collaudato (ha iniziato il suo cammino teatrale al San Carlo di Napoli nel 2002) con la prestigiosa firma registica di Mario Martone (qui abilmente ripresa da Raffaele Di Florio) e il contributo essenziale delle scene e costumi (belli) di Sergio Tramonti e delle curatissime luci di Pasquale Mari. Si immagina la vicenda del Burlador immersa in un emiciclo che richiama quasi l’arena di un tribunale in cui protagonisti, coro e comparse, sono testimoni e partecipi, quando non complici, delle imprese del Libertino. La cornice visiva è classica, “tradizionale”, l’impostazione teatrale assolutamente moderna e serrata, coinvolgente e di sottile intelligenza nonché di scavo psicologico. Oltretutto la completa adesione recitativa e gli adeguati “physique du rôle” dei componenti del cast hanno aiutato non poco la credibilità del gioco scenico. Di particolare effetto la scena della discesa agli inferi di Giovanni, con parte della tribuna, su cui si trova fulminato dalla stretta di mano del Commendatore, che collassa e sprofonda tra sbuffi di fuoco e cedimenti di elementi scenici sullo sfondo.
Voglio però sottolineare che sorprendente protagonista musicale della serata è stato il giovanissimo direttore (22 anni!) Riccardo Bisatti, che con il coraggio dell’incoscienza (ma anche della consapevolezza, a conti fatti) si è lanciato nell’impresa di concertare questo titolo “monstre”. Già dalle prime note della Sinfonia si è avuta l’impressione di trovarsi di fronte ad un talento fuori dal comune. Sicurezza del gesto, scelta di tempi varia e sempre aderente al racconto teatrale, dinamiche e colori interessanti e gestiti con già meditata maturità, attenzione al palcoscenico e alle voci senza un attimo di cedimento o incertezza. Bravissimo. Se il buongiorno si vede dal mattino appuntatevi questo nome, ne sentiremo parlare. Oltretutto non di sovente ho sentito l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali suonare altrettanto bene.
Guido Dazzini, attore disinvolto e accattivante, ha cantato il ruolo del protagonista assai bene, con sensibilità e sorvegliata misura vocale, senza forzare inutilmente un timbro di basso morbido ma non particolarmente scuro. Di notevole rilievo il cesello di sfumature impresso alla sua “Deh vieni alla finestra”
Adolfo Corrado ha dominato il personaggio di Leporello con una vocalità, ampia, tornita, di bellissimo colore, molteplicità di accenti, incisività di fraseggio, carisma scenico e simpatia nell’interpretazione. Va da sé che, come spesso accade con questo carattere, se l’interprete è all’altezza, ha meritatamente indossato, al termine, l’alloro degli applausi della serata.
Di grande classe ed eleganza vocale, oltre che interpretativa, il Don Ottavio di Didier Pieri, stilisticamente impeccabile e di vocalità tecnicamente educatissima e timbrica seducente. Ha avuto modo di mostrare queste qualità sia in “Dalla sua pace”, di raffinata resa, che “Il mio tesoro intanto”, di cui ha espressivamente reso la non facile coloratura senza colpo ferire.
Assolutamente a fuoco anche l’ottimo Masetto di Francesco Samuele Venuti, che ha anzi impresso a questo ruolo, un rilievo, sia vocale che attoriale, maggiore di quanto si sia abituati.
È parsa forse un poco più pallida la prova di Pietro Toscano nei panni del Commendatore, da cui si vorrebbe probabilmente, soprattutto nella scena finale, una maggior impatto “fonico”. Ma è peccato tutto sommato veniale.
Bene anche il comparto femminile. Con una voce di timbro peculiare ha convinto la Donna Anna di Elisa Verzier, dal corpo vocale adeguato per questo personaggio, che ha affrontato con impeto e convinzione, uscendo a testa alta dalle volute della sua aria “climax”, “Non mi dir bell’idol mio”.
Temperamentosa e di timbrica molto interessante la Donna Elvira di Marianna Mappa, che ha fatto sfoggio di personalità vocale in ogni suo intervento; se nella magnifica “Mi tradì quell’alma ingrata” è parsa in qualche momento alla ricerca di un’intonazione maggiormente rifinita, ciò è stato compensato dalla verità “interpretativa” che la cantante ha trasmesso a questa pagina.
Gesua Gallifoco era una Zerlina efficace e con le adeguate malizie sia teatrali che vocali, queste ultime rese con delicata gradevolezza.
Ricordo il contributo del Coro OperaLombardia preparato da Diego Maccagnola e l’apporto al fortepiano di Hana Lee.
Grande e prolungato successo per tutti (alla ribalta è uscito anche Mario Martone, presente in sala) al termine della serata.
Nicola Salmoiraghi