PARMA: Messa da Requiem – Giuseppe Verdi, 30 settembre 2022 a cura di Silvia Campana
MESSA DA REQUIEM
Per coro, voci soliste e orchestra
Musica
GIUSEPPE VERDI
Edizione critica a cura di David Rosen
The University of Chicago Press, Chicago e Casa Ricordi, Milano
Direttore Michele Mariotti
Soprano Marina Rebeka
Mezzosoprano Varduhi Abrahamyan
Tenore Stefan Pop
Basso Riccardo Zanellato
ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE DELLA RAI
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del coro Martino Faggiani
Teatro Regio di Parma,30 settembre 2022
Una lunga pausa, un silenzio sospeso che sembrava amplificare con la sua intensità la forza del capolavoro verdiano che sfociava poi in un pieno successo di pubblico, siglava questa Messa da Requiem presentata dal Festival Verdi 2022.
Michele Mariotti ha affrontato la complessità di questo monumentale ed intenso lavoro verdiano, concentrandosi su una dimensione che ne comunica istantaneamente il messaggio di potente ed universale preghiera, una preghiera fuori dai dogmi e dalle religioni e dunque ancor più solenne e globalmente intesa che tutti abbraccia e tutti colpisce, quando non giunge a confortare.
Il suo lavoro con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai ed i solisti risulta infatti capillare ed inteso ad ottenere da ogni sezione così come da ogni sillaba un’emozione potente e compattante, cui il Coro del Teatro Regio, guidato da Martino Faggiani, si unisce con giusta professionalità. Metaforicamente giù dal podio insieme ai solisti, Mariotti cerca e disegna col suo gesto, sofisticato ma mai sterile, ogni aspetto della partitura giungendo ad un risultato di tutta semplicità che è poi una delle chiavi di una felice forma espressiva.
Il suo Requiem possiede dunque la forza e l’impalpabilità di un respiro ed in questa lettura anche la potenza del Dies irae si muta in autorevolezza e controllo.
Tutto viene dominato da un forte sentire, imponente ma sempre meditato ed orientato alla ricerca ed alla comunicazione più profonda.
Così come l’orchestra, il canto diventa così strumento di empatica comunicazione e tecnica e bellezza timbrica devono piegarsi al servizio della parola e della sua potenza.
Marina Rebeka conosce una propria drammatica teatralità nel timbro dunque si è trovata particolarmente a suo agio con i tratti più drammatici della Messa (Libera me) ma è riuscita altresì, durante la sua esecuzione, a cesellare accenti diversificati ed efficaci grazie ad un uso della mezza voce sempre tanto dinamico quanto potentemente scolpito.
Molto bene sotto un profilo prettamente tecnico e vocale anche la particolarissima e morbida vocalità di Varduhi Abrahamyan anche se, pur sensibile nell’uso del suo strumento, la sua interpretazione si è fatta notare più per giusta intenzione che per drammatica espressività.
Coinvolgente ed emotiva la timbrica lucente di Stefan Pop colpiva nel segno anche sotto un profilo meditato ed espressivo e, tramite un sapiente uso di pianissimi e mezzevoci e non abusando della bellezza naturale della sua vocalità è giunto a donare una lettura complessa quanto molto meditata ed intensa.
Riccardo Zanellato ha ben miscelato imperiosità e solenne compostezza attraverso un canto sempre sul fiato ed attento ad ogni sfumatura ed accento confermandosi artista di gran classe.
Entusiasmo in sala per tutte le masse artistiche da parte del pubblico che gremiva il Regio in ogni ordine di posti.
Silvia Campana