GENOVA: Die Fledermaus – Johann Strauss II, 8 gennaio 2023 a cura di Silvia Camapana
Teatro Carlo Felice, 8 gennaio 2023
Un inno alle gioie della vita che contempla anche l’amarezza che la loro precarietà comporta, un gioco delle parti continuo ed illusorio, questo e molto altro racchiude la partitura di Die Fledermaus di Johann Strauss II, perennemente a cavallo tra la levità dell’operetta, di cui contempla la struttura in equilibrio tra dialogo e forma chiusa, e la maggior completezza drammaturgica e musicale del melodramma.
Un brioso seppur malinconico canto che il Teatro Carlo Felice di Genova ha voluto affidare all’abile bacchetta di Fabio Luisi ed alla creatività scenica di Cesare Lievi.
Il regista, in questo allestimento (coproduzione tra il teatro genovese ed il teatro Comunale di Bologna) sembra partire dalla volontà di visualizzare la dimensione più nascosta del carattere dei personaggi, la loro scelta di una vita non propria, il loro celare la testa sotto la sabbia per sfuggire a una realtà sgradita e lo fa anche attraverso la simbolica presenza in scena di uno struzzo impagliato. Così i protagonisti della piéce vivono e si muovono in un mondo accuratamente filtrato e percepito attraverso la costruzione di una felicità impalpabile ed effimera così come il mondo teatrale e le bollicine dello champagne e l’intera piéce sembra vivere infatti all’interno di un doppio palcoscenico.
In scena dominano strutture lineari e costumi dalla linea semplice, contraddistinti da forti contrasti cromatici (scene e costumi di Luigi Perego) mentre le luci in alcuni quadri sottolineano un significativo crepuscolo.
Un’impostazione certo interessante ed alla ricerca di un significato che andasse oltre i balli e le paillettes ma che non è giunta a convincere appieno per una mancanza di coerenza drammaturgica che è sembrata a tratti mescolare un po’ troppo le carte pur giocando onestamente.
Semplicemente se si sceglie un determinato taglio drammaturgico (più che legittimo) sarebbe sempre auspicabile una maggior ricerca nello stesso ed una coerenza che a tratti è sembrata mancare in palcoscenico, fortemente oscillante tra i tratti di una rappresentazione tradizionale ed il desiderio di una sua diversa e più profonda interpretazione.
In questo senso mentre la direzione di Fabio Luisi ha combinato perfettamente le due parti in una malinconica visione che si faceva fortemente breccia attraverso la luminosità dello spartito, il cast impegnato in palcoscenico, pur professionalmente corretto, poco ha contribuito all’interessante intenzione registica.
Bo Skovhus ha donato al suo brioso e divertente Gabriel von Eisentstein vocalità esperta e consumato mestiere ben tratteggiando così il ritratto del fedifrago marito così come disinvolta e delineata attraverso una timbrica molto interessante per colore appariva la Rosalinde interpretata da Valentina Naforniţa. Spigliati e dalla vocalità di estremo interesse sono apparsi Levent Bakirci quale Frank ed il bravo Liviu Holender quale Dott. Falke.
Caratterizzato da un colore ed un timbro assai interessante Deniz Uzun ha ben tratteggiato scenicamente e vocalmente il suo Prinz Orlofsky, così come corretta ed assai briosa è apparsa Danae Kontora quale Adele. Completavano il cast Bernhard Berchtold (Alfred), Benedikt Kobel (Dr. Blind), Alena Sautier (Ida) e lo spassoso Udo Samel (Frosch).
Bene il Coro del Teatro Carlo Felice diretto da Claudio Morino Moretti e la prova del Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS.
Come già accennato Fabio Luisi alla guida dell’Orchestra del Carlo Felice è riuscito a realizzare in buca quel bel gioco di tinte e chiaroscuri che non sempre il palcoscenico ha saputo donare.
Il pubblico che gremiva il teatro in ogni ordine di posti ha premiato lo spettacolo e tutti gli artisti con numerosi applausi e chiamate mostrando di gradire molto questa produzione.
Silvia Campana
Foto Marcello Orselli