GENOVA: Tosca – Giacomo Puccini, 26 febbraio 2023 a cura di Silvia Campana

GENOVA: Tosca – Giacomo Puccini, 26 febbraio 2023 a cura di Silvia Campana

  • 28/02/2023

TOSCA

Musica di Giacomo Puccini
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa dal dramma La Tosca di Victorien Sardou


Maestro concertatore e direttore d’orchestra Pier Giorgio Morandi

Regia, scene e luci Davide Livermore
Regia ripresa da Alessandra Premoli

Personaggi e Interpreti:

  • Floria Tosca Maria José Siri
  • Mario Cavaradossi Riccardo Massi
  • Scarpia Amartuvshin Enkhbat
  • Angelotti Dongho Kim
  • Sagrestano Matteo Peirone
  • Spoletta Manuel Pierattelli
  • Sciarrone Claudio Ottino
  • Un carceriere Franco Rios Castro
  • Un pastore Maria Guano

 

Costumi Gianluca Falaschi

Allestimento
Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova

Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti

Coro di voci bianche dell’Opera Carlo Felice
Maestro del coro di voci bianche Gino Tanasini

 

 

Teatro Carlo Felice, 26 febbraio 2023


Si mostra quale interessante e vivace spunto per riflessioni sempre nuove questa produzione di Tosca, già ideata da Davide Livermore nel 2014 (qui ripresa da Alessandra Premoli) per il teatro Carlo Felice di Genova, che il regista ripropone praticamente invariata nella corrente stagione.

photo©Marcello Orselli

Elemento centrale dell’allestimento, curato anche per scene e luci dallo stesso regista e da Gianluca Falaschi per i costumi, è una struttura fissa e centrale, perennemente rotante, un “triangolo torto su pendenze diverse”, come è definito dallo stesso regista, a suggerire la diversa posizione teatrale ed emotiva dei personaggi. Sullo sfondo del palcoscenico si aprono poi numerose e diversificate proiezioni che vanno dalla riproduzione di un determinato luogo artistico o geografico presente nel libretto a differenti visioni di stampo più simbolico.

La struttura è certo imponente e suggestiva e la chiave, di vago sapore surrealista, rimanda alla lontana a molti momenti di alta cinematografia noir, andando a sottolineare l’aspetto fortemente narrativo, concitato e drammatico dell’opera, elemento che, unito alla straordinaria compattezza di una partitura che rifiuta di essere rinchiusa in ogni catalogazione, permette a Tosca di continuare il suo viaggio attraverso il tempo senza mostrare l’ombra di un’eclissi nel gradimento, almeno da parte del pubblico.

photo©Marcello Orselli

Il lavoro di Livermore sul cast si mostra indubbiamente assai raffinato teatralmente parlando e riesce a donare ai personaggi il giusto peso drammatico senza scadere mai nello scontato o nell’oleografico, ma sempre veicolando diversi e più profondi significati (molto bello il gesto di Scarpia che, nel II Atto, sembra banchettare ad un altare).

In questo deve anche forse cercarsi il senso della scelta fatta dal regista per il finale dell’opera in cui la protagonista rimane presente in scena e contempla la sua caduta (proiettata in prospettiva sullo sfondo e poi visualizzata nella visione concreta del suo corpo in primissimo piano) pietrificata dallo sguardo dell’arcangelo Michele che si volta verso di lei, con un bel coup de théâtre, per accoglierla. Un’interpretazione un po’ metafisica forse e non immediatamente comprensibile (la morte avviene solo attraverso la visione del corpo da parte dello spirito) ma teatralmente molto potente e di grande effetto, dunque vincente.

Certamente un lavoro che, nel suo complesso, si conferma molto ben fatto, concentrato su di uno studio drammaturgico affatto scontato e sempre mosso per prospettive e dinamiche.

photo©Marcello Orselli

Maria José Siri é certo oggi una delle interpreti più amate e celebri di Tosca e questo per tutta una serie di caratteristiche vocali ed artistiche che contribuiscono a rendere il suo personaggio molto popolare e vicino al sentire del pubblico.

Attentamente cesellata attraverso una vocalità sempre professionale e ben dominata a cui non mancano le sicurezze tecniche richieste, il carattere femminile tratteggiato dalla Siri arriva diretto al cuore per quel miscuglio di passione ed ingenuità che ne colora i tratti. Lontana da atteggiamenti divistici ma sempre eccessiva nelle sue reazioni, la sua protagonista vive di pulsioni e ne è vittima, scambia troppo spesso il riso con il pianto ma è certamente autentica e viva e proprio per questo miscuglio di energie è amata da Mario, che ne condivide la filosofia di vita, e bramata da Scarpia quale raro oggetto da aggiungere alla sua collezione; un carattere composito che l’artista tratteggia con misura anche se a tratti sembra  indulgere in qualche eccesso suggerito da una tradizione interpretativa sempre difficile da abbandonare.

photo©Marcello Orselli

Molto interessante il Mario Cavaradossi presentato da Riccardo Massi. La vocalità del giovane tenore è certamente assai interessante, di timbro robusto, brunito e di una certa ruvida consistenza che lo porta ad affrontare il personaggio con sicurezza nel registro acuto che si presenta rotondo ed omogeneo. Lo spessore interpretativo si rivela poi notevole così come l’attenzione all’accento e il tenore giunge a donare a Mario proprio quelle caratteristiche che lo rendono amante di Tosca, dunque non solo impegno politico ma anche giovanile disincanto e fragilità. Detto questo il lavoro da fare resta ancora molto, la vocalità risulta spesso troppo indietro compromettendo la limpidezza del timbro, la pronuncia ed a tratti la musicalità. Certo un artista da tenere ben presente ma che speriamo abbia cura del suo talento.

Sugli scudi Amartuvshin Enkhbat quale Scarpia. La sua vocalità si impone sempre per potenza, colore, sicurezza e continuità nell’emissione, ma ciò che mi preme qui sottolineare è come nel tempo questo artista sia cresciuto utilizzando questo suo dono come strumento per fare teatro.

photo©Marcello Orselli

In questo caso il suo Scarpia s’impone per quel misto di ferocia e smania che ne caratterizza i tratti e che non conosce un solo obiettivo, si ha anzi la percezione che questo non abbia fine o confini. Concentrato su sé stesso e sul suo narcisismo (pericoloso perché inarrestabile) verrà sconfitto solo da una diversa pulsione (inarrestabile quanto la sua) da lui non prevista perché sottovalutata. In tutto ciò Enkbath sembra quasi non muoversi in scena, ma se ne percepisce sempre la cupa e minacciosa presenza. Ancora una volta una gran bella interpretazione che mostra come a volte la voce nel teatro musicale non sia che un mezzo espressivo per qualcosa di ben più forte e potente.

Completavano il cast Matteo Peirone (un gustoso Sagrestano), Manuel Pierattelli (Spoletta), Claudio Ottino (Sciarrone), Francesco Rios Castro (Un carceriere) e l’ottima Maria Guano (Un pastore).

Sostanzialmente bene il coro del Carlo Felice diretto da Claudio Marino Moretti.

Pier Giorgio Morandi ha diretto con morbida compostezza e raffinata sensibilità espressiva l’orchestra del Carlo Felice.

Sala gremita e grande successo per questa assai felice produzione genovese.

Silvia Campana

 

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