TEATRO ALLA SCALA: La bohème – Giacomo Puccini, 7 marzo 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi
LA BOHÈME
Giacomo Puccini
Opera in quattro quadri
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Direttrice Eun Sun Kim
Regia e scene Franco Zeffirelli
ripresa da Marco Gandini
Personaggi e Interpreti:
- Rodolfo Freddie De Tommaso
- Schaunard Alessio Arduini
- Mimì Marina Rebeka
- Marcello Luca Micheletti
- Colline Jongmin Park
- Musetta Irina Lungu
- Benoît/Alcindoro Andrea Concetti
- Parpignol Hyun-Seo Davide Park*
- Sergente dei doganieri Giuseppe De Luca*
- Doganiere Alessandro Senes
- Venditore Ambulante Luigi Albani
*Allievi dell’Accademia Teatro alla Scala
Produzione Teatro alla Scala
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
Costumi Piero Tosi
Luci Marco Filibeck
Teatro alla Scala, 7 marzo 2023
Operazione nostalgia? Riuscita a metà. Operazione nostalgia anche per chi scrive, dal momento che questo allestimento fu il mio primo spettacolo d’opera a Teatro, all’inizio del lontano 1969, ed erano già sei anni che andava in scena. Quest’anno se ne celebrano i 60 anni, ma soprattutto i 100 anni dalla nascita di Franco Zeffirelli – scomparso nel 2019 – che ne curò regia e scene (i costumi di Piero Tosi sono stati ripresi da Anna Biagiotti). Ora questa storica Bohème alla Scala è stata ripresa diligentemente da Marco Gandini, che molte volte di Zeffirelli fu assistente, e sicuramente conserva il suo fascino rétro (e certe scene come quella sua due piani del Quartiere Latino o il notturno nevoso della Barriera d’Enfer fanno ancora il loro effetto) ma la sensazione complessiva è quella di museo delle cere. Lo spirito originale si è perso, i molti decenni non sono passati invano e il Teatro è ormai altrove. Come per ogni cosa bella, ferma restando la tenerezza che la cristallizza nel ricordo, arriva il momento di un glorioso pensionamento. Ecco, direi che questo momento è abbondantemente arrivato da tempo.
Si è scritto e detto molto male di Eun Sun Kim, direttrice musicale dell’Opera di San Francisco, sul podio dell’Orchestra scaligera per il capolavoro pucciniano, a mio avviso piuttosto ingiustamente, per quello che ho sentito. Certamente non ci troviamo di fronte a una lettura geniale o particolarmente illuminante del capolavoro pucciniano, ma ad una solida professionista, che porta in porto la barca senza troppi scossoni anche se non con molte emozioni e colori. Il voto è la sufficienza (6 + si sarebbe detto un tempo); c’è da chiedersi se ci si possa accontentare di questo per un lavoro di tale straordinario valore musicale.
Nel cast, tutto di buon livello, spicca la superba prova di Marina Rebeka quale Mimì, che si conferma cantante di classe superiore, per il particolare charme di un timbro peculiare, per la sapienza tecnica con cui sa governare il canto in ogni registro, per la morbida autorevolezza dell’emissione, la lucentezza degli acuti, la rotondità del centro (quel “ma quando vien lo sgelo” che prende sostanza da se stesso e cresce e si espande come un anelito dell’anima), per la cura della parola, del fraseggio, del gioco di colori. Splendida Mimì, senz’altro aggiungere.
Il tenore Freddie De Tommaso (Rodolfo) ha mezzi doviziosi, voce svettante (se non di timbro propriamente bello) e di notevole volume. L’acuto tende, qualche volta, a risultare “indietro” e l’interprete è un po’ “vecchio stile” ed esteriormente generico nell’espressività, nondimeno si tratta un cantante che ha indubbiamente dei numeri e frecce al suo arco.
Luca Micheletti è un Marcello di lusso, sia per resa vocale che gioco scenico da vero artista. Parola e canto, intenzioni e accento sono tutt’uno, in un gioco musical-teatrale a trecentosessanta gradi.
Eccellente il timbrato Schaunard di Alessio Arduini, duttile voce baritonale di bel colore, che fa del suo personaggio una vera e propria creazione. Ottimo anche il sonoro Colline di Jongmin Park, dalla dizione oltretutto impeccabile, che si ritaglia la sua fetta di successo con la “Vecchia zimarra”.
Musetta è Irina Lungu (dopo Marina Rebeka sarà lei Mimì) ed è il tipo di voce che io desidero sentire in questo delizioso e fondamentale personaggio, cioè una voce che può interscambiarsi con l’altra figura femminile, e non il sopranino leggero cui in genere viene affidato. Sono i due volti della stessa donna ed è giusto così. Irina Lungu ha poi chiuso il suo “Quando me’n vo” con uno smorzando in pianissimo – finalmente, come dovrebbe essere – a lungo filato. Brava.
Completavano il cast Hyun-Seo Davide Park (Parpignol), l’esperto Andrea Concetti (nel doppio cameo di Benoît e Alcindoro), Giuseppe De Luca (Sergente dei doganieri), Alessandro Senes (Un doganiere), Luigi Albani (Un venditore ambulante).
Come sempre a fuoco il Coro del Teatro preparato da Alberto Malazzi, con l’aggiunta del Coro di voci bianche dell’Accademia, istruito da Bruno Casoni.
Teatro gremito e applausi calorosissimi (anche se per un titolo simile si sarebbero immaginati più prolungati al termine) con punte per Marina Rebeka, e, bisogna registrarlo, Eun Sum Kim.
Nicola Salmoiraghi