PARMA: Pagliacci – Ruggero Leoncavallo, 14 maggio 2023 a cura di Silvia Campana

PARMA: Pagliacci – Ruggero Leoncavallo, 14 maggio 2023 a cura di Silvia Campana

  • 17/05/2023

PAGLIACCI

Musica
RUGGERO LEONCAVALLO

Dramma in un prologo e due atti su libretto di Ruggero Leoncavallo

Casa Ricordi, Milano


Maestro concertatore e direttore Andrea Battistoni
Regia Franco Zeffirelli
ripresa da Stefano Trespidi

Personaggi e Interpreti:

  • Nedda Valeria Sepe
  • Canio Gregory Kunde
  • Tonio Vladimir Stoyanov
  • Peppe Matteo Mezzaro
  • Silvio Alessandro Luongo
  • Contadino Luca Favaron 
  • Contadino Gianmarco Durante

Scene Franco Zeffirelli
riprese da Carlo Centolavigna

Costumi Raimonda Gaetani

Luci Andrea Borelli

Allestimento della Fondazione Franco Zeffirelli

ORCHESTRA DELL’EMILIA ROMAGNA ARTURO TOSCANINI

CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro del coro Martino Faggiani

CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro del coro di voci bianche Massimo Fiocchi Malaspina 

Teatro Regio di Parma,14 maggio 2023


La regia di Pagliacci di R. Leoncavallo che Franco Zeffirelli creò nel lontano 1992 per il teatro dell’Opera di Roma è diventata ormai un classico e ad ogni sua ripresa non manca di destare nel pubblico ampio gradimento ed entusiasmo.

Il teatro Regio di Parma sceglie dunque di riproporla quest’anno in occasione del centenario della nascita del Maestro fiorentino.

photo©Ricci

In questa particolare sede la ripresa, curata da Stefano Trespidi, sembra essersi maggiormente concentrata, al di là di mangiafuoco, clown e giocolieri, su ciò che Zeffirelli aveva voluto particolarmente evidenziare, ambientando il dramma negli anni Sessanta del Novecento in uno dei borghi del nostro meridione e cioè la contemporaneità di un linguaggio e di una drammaturgia che, tratta da un fatto di cronaca, sembra perfettamente adattarsi alla nostra attualità.

In questo senso ben si è voluto sottolineare il coinvolgimento del pubblico attraverso dei movimenti di coro e comparse che tendevano ad uniformare il contesto drammaturgico con un impalpabile ma robustissimo fil rouge.

photo©Ricci

Pagliacci è una di quelle opere in cui la verità espressiva degli interpreti vale spesso assai più di una pur eccellente resa vocale proprio perché il dramma in palcoscenico, e la conseguente, eterna riflessione su realtà e finzione, è tema sempre attuale e può farsi volano per le più svariate e differenziate interpretazioni, ecco perché si richiede dunque ai cantanti una particolare espressività scenica e vocale in quanto una senza l’altra non ha mai significato.

In questo senso non perfettamente centrata è apparsa la buona interpretazione che Valeria Sepe ha offerto del personaggio di Nedda che, pur ben tratteggiato vocalmente e scenicamente, troppo poco ha fatto trasparire il dramma della giovane donna cui la scelta della fuga con Silvio non è pratica soluzione di un disagio ma unica alternativa a una vita difficile e violenta. La Sepe fraseggia bene e si muove con disinvoltura ma ancora le manca quella maturità di cui il non banale carattere di Nedda indubbiamente necessita.

photo©Ricci

Davvero profondo e ben scandito a livello espressivo (ad onta di qualche imprecisione vocale) si è mosso invece il Tonio scolpito da Vladimir Stoyanov in cui davvero la duplicità del personaggio è riuscita a fondersi in un’unica ben più vera e terribile maschera.

Ormai è noto quanto Gregory Kunde, ad ogni sua nuova prestazione, si confermi ad oggi uno dei maestri della scena internazionale e non esclusivamente per la sua carriera longeva e la tecnica sempre inossidabile ma soprattutto per la dolente e sfaccettata umanità che riesce a trasmettere ai suoi personaggi. L’artista ha infatti il grande e non comune pregio di riuscire a liberare i singoli caratteri dalle cornici che spesso li imprigionano (temporali, concettuali e di vecchie convenzioni interpretative) per precipitarli nell’oggi, umanizzandone la dimensione e rendendoli più veri ed espressivi. Così il suo Canio acquista davvero una forte potenza non in quanto ritratto di un uomo violento vittima della sua ira ma in quanto espressione di una disperazione che sfocia in un delitto imprevisto e certo non voluto che, se non giustifica certo l’omicida, si pone però quale spietata conseguenza di una realtà malata e di un dramma dell’incomunicabilità che, ieri come oggi, non smette di mietere vittime. Tutto questo, e molto di più, Kunde lo ottiene unendo grande attenzione alla parola ad un’azione scenica priva di ogni gigionismo; non è mai infatti il tenore ad essere presente alla ribalta ma sempre l’uomo.

photo©Ricci

Completavano il cast il professionale Silvio di Alessandro Luongo e l’espressivo, ma vocalmente non privo di pecche, Peppe di Matteo Mezzaro.

Molto bene il Coro del teatro diretto da Martino Faggiani e quello di voci bianche diretto da Massimo Fiocchi Malaspina.

Andrea Battistoni ha diretto con sobria professionalità l’Orchestra dell’Emilia Romagna A. Toscanini non indulgendo a troppi facili effetti ma cercando e trovando una chiave di lettura maggiormente intima della partitura.

photo©Ricci

Teatro gremito in ogni ordine di posti e grande entusiasmo per tutti gli interpreti ed il Direttore, in particolare per Gregory Kunde, peraltro invitato durante la recita a bissare, mirabilmente, la celeberrima “Vesti la giubba”.

Silvia Campana

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