VERONA: Il barbiere di Siviglia – Gioachino Rossini, 24 giugno 2023 a cura di Silvia Campana

VERONA: Il barbiere di Siviglia – Gioachino Rossini, 24 giugno 2023 a cura di Silvia Campana

  • 26/06/2023

Il barbiere di Siviglia

opera buffa di Gioachino Rossini in due atti

su libretto di Cesare Sterbini

tratto dalla commedia omonima francese di Pierre Beaumarchais


Direttore Alessandro Bonato
Regia, Scene, Costumi e Luci Hugo De Ana

Personaggi e Interpreti:

  • Il conte d’Almaviva Antonino Siragusa
  • Don Bartolo Carlo Lepore
  • Rosina Vasilisa Berzhanskaya
  • Figaro Dalibor Jenis
  • Don Basilio Michele Pertusi
  • Berta Marianna Mappa
  • Fiorello – Ambrogio Nicolò Ceriani

Coreografia Leda Lojodice

 

Arena di Verona, 24 giugno 2023


Hugo De Ana realizzò nel 2006 questo prezioso allestimento de Il Barbiere di Siviglia per i ciclopici spazi dell’anfiteatro areniano con i quali, paradossalmente, entrò subito in sinergia.

Un giardino all’italiana visto come un labirinto su cui troneggiano gigantesche rose rosse, domina il palcoscenico e, ruotando in ogni quadro, svela perennemente nuovi scorci prospettici.

photo©Ennevi

Animato da un popolo di bizzarri personaggi che rimandano alla nostra mente i Lillipuziani del romanzo di Swift, i Mastichini del mago di Oz o gli abitanti del paese delle meraviglie di Lewis Carroll, l’allestimento di De Ana, che necessiterebbe peraltro di un accurato lavoro di pulitura, riesce a mantenere, anche grazie ai bei costumi, il suo sofisticato carisma, principalmente per una decisa fusione con il sentire rossiniano che trova, nei preziosi nonsense dei suoi movimenti coreografici (Leda Lojodice) , una garbata lettura.

La pièce risulta dunque assai efficace e priva di inutili fronzoli buffoneschi, dei quali il teatro di Rossini non ha alcuna necessità.

photo©Ennevi

Il Figaro di Dalibor Jenis sembrava un po’ soffrire a causa di una vocalità che, pur interessante per colore e volume, appariva un po’ troppo appesantita e discontinua, ma nel suo complesso il personaggio veniva da lui ben tratteggiato scenicamente.

Vasilisa Berzhanskaya, mediante la modernità di un accento sempre preziosamente scolpito e la morbidezza e bellezza del timbro, ha offerto un ritratto di Rosina libero da convenzioni formali e vivificato dall’espressività. Per quanto tecnicamente eccellente credo abbia ancora però margine di crescita per quanto riguarda il lavoro sulle agilità.

photo©Ennevi

Antonino Siragusa ha offerto un professionale e corretto ritratto del Conte di Almaviva, tratteggiandolo con giusta vocalità ed accento e attraverso una caratterizzazione del personaggio sempre disinvolta e vincente che spesso sopperiva a qualche momento di lieve affaticamento.

Carlo Lepore si è mostrato perfettamente in parte quale Don Bartolo e, tramite un uso espressivo e sempre morbido del sillabato, ha delineato il personaggio attraverso giusto accento ed una corretta intenzione comica in cui è l’eleganza a dominare e non la buffonesca tracotanza.

Imperioso e irresistibile nella sua tronfia solennità il Don Basilio interpretato da Michele Pertusi.

photo©Ennevi

Molto bene Marianna Mappa nei panni di un’esuberante Berta e Nicolò Ceriani quale Fiorello ed Ambrogio.

Completava il cast Lorenzo Cescotti (Un ufficiale).

Bene il Coro della Fondazione diretto da Roberto Gabbiani.

photo©Ennevi

C’era molta attesa per il debutto in anfiteatro del giovane direttore veronese Alessandro Bonato che ha dato una lettura della partitura estremamente filologica e rigorosa. Sofisticata ma priva di freddezza questa sembrava vivere della parola e della minuziosa strumentazione rossiniana raramente così ascoltata (in Arena poi) in ogni sua più intima sfumatura.

photo©Ennevi

L’Orchestra della Fondazione si è mossa di conseguenza lieve e disinvolta guidata dalla ricca ed integrale visione del Direttore (ricordiamo Richard Barker quale maestro al cembalo, Sara Airoldi e Riccardo Mazzini al continuo violoncello e contrabbasso) che, attraverso un raffinato lavoro sull’edizione critica scelta (in questo caso quella di Alberto Zedda) , era concentrata più su studio e limatura che sulla ricerca del facile effetto. Il risultato giungeva dunque a riportare le sfumature della partitura intatte e sonore nell’immenso spazio dell’anfiteatro ed il contrasto risultava davvero eccellente quanto straniante.

photo©Ennevi

Il grande successo da parte del pubblico che gremiva l’Arena è sembrato riportare alla ribalta l’annoso problema del repertorio areniano che potrebbe cominciare a contemplare una sua apertura verso una più moderna (questa sì) e teatrale nuova dimensione.

Silvia Camapana

Share this Post