VICENZA: Il festival Vicenza in lirica, 04-08-10 settembre 2023 a cura di Silvia Campana
Vicenza, 04-08-10 settembre 2023
Il festival Vicenza in lirica, giunto ormai alla sua undicesima edizione, si conferma come uno dei rari esempi di realtà culturale italiana che, basandosi su un’attenta direzione artistica e l’appoggio di partecipati sponsor, affianca la qualità dell’offerta e la presenza di importanti nomi del panorama internazionale ad un programma concentrato attivamente su di un concreto sostegno ai giovani artisti.
Iniziato quest’anno in giugno con la presentazione dell’Ecuba di Gian Francesco Malipiero, il Festival si è ora concluso presentando alcuni interessanti appuntamenti, coronati da un gran successo di pubblico che, quasi in ogni serata, ha portato al sold out il botteghino del prestigioso Teatro Olimpico.
Tra i principali appuntamenti di questo settembre vicentino spiccavano tre eventi: il Requiem ed il “Così fan tutte” di W.A.Mozart e “ L’ammalato immaginario “ di Leonardo Vinci.
La scelta di eseguire al Teatro Olimpico il Requiem mozartiano, sulla cui genesi nel tempo si sono accavallati sia dati storici sia affascinanti leggende, pur apparendo sulla carta una scelta assai rischiosa, è stata affrontata con attenta professionalità artistica e coronata da un giusto successo.
L’Orchestra Camerata Musicale Città di Arco, diretta da Marco Comin, ha mostrato infatti grande attenzione e rispetto nell’affrontare la celeberrima partitura ottenendo un esito, considerato nel suo complesso e tenendo ben presente l’organico, molto buono, misurato e compatto.
Molto bene si è comportato anche il Coro Iris Ensemble diretto da Marina Malavasi.
Un eccellente quartetto di solisti, tra i quali si distinguevano alcuni artisti di fama internazionali quali Barbara Frittoli, Sara Mingardo e Riccardo Zanellato, ha contribuito a donare alla partitura mozartiana lirismo e grande intensità espressiva. La soave ed accorata vocalità della Frittoli ha trovato così nella solida morbidezza del sillabato della Mingardo il giusto contraltare, mentre la raffinatezza espressiva di Zanellato ha donato robusta e pastosa solennità d’accento. Molto bene si è portato anche il giovane e talentuoso tenore Roberto Manuel Zangari.
La serata ha avuto così un grande successo che il pubblico ha sottolineato con numerose ed insistenti chiamate a proscenio per tutti gli artisti.
Uno dei partner più fedeli e costanti del Festival, e fin dal suo esordio, sono state Le Gallerie d’Italia, ospitate in città nello stupendo Palazzo Leoni Montanari che, come ogni anno, ha schiuso il suo raffinato cortile (quasi una quinta naturale) alla rappresentazione di tre garbati intermezzi creati da Leonardo Vinci per “L’Ermelinda” ed eseguiti per la prima volta a Napoli presso il Teatro di S. Bartolomeo nel 1726. Radunati sotto il titolo di “Erighetta e Don Chilone” o “ L’ammalato immaginario” è stato qui deciso, per creare un ponte omogeneo tra i tre diversi momenti teatrali, di aggiungere alcuni movimenti tratti dal Concerto n.2 in sol minore per archi di Francesco Durante, come Vinci celebre esponente della Scuola Napoletana.
Inseriti con naturalezza nella sontuosa cornice settecentesca offerta dal bel cortile del palazzo dall’attenta e vivace concertazione registica di Anna Perrotta, gli artisti si sono mossi così liberamente e con garbato ammiccamento hanno coinvolto il pubblico in un gioco narrativo solo apparentemente casuale, ottenendo un risultato complessivo più che efficace.
Ottimamente si sono comportati i due giovani protagonisti Elisabetta Ricci e Daniel Di Prinzio mostrando una vocalità più che interessante ed una calibrata teatralità espressiva.
Corretto l’Ensemble Vicenza in Lirica (Stefano Favretto, Ludovica Lanaro, Cecilia Adele Bonato, Anna Grendene, Michele Gallo) assai ben diretto dall’ esuberante Sergio Gasparella al clavicembalo.
Un pieno successo ha accolto i giovani artisti da parte del pubblico che riempiva il prestigioso spazio cittadino.
Evento di punta del Festival era però la rappresentazione di Così fan tutte al teatro Olimpico che ha visto impegnati i solisti selezionati dal Concorso Tullio Serafin che, come ogni anno, attraverso la collaborazione con importanti teatri internazionali (Scala di Milano, Carlo Felice di Genova, Opera di Roma e The Israeli Opera Tel Aviv – Yafo), porta alla finale una manciata di giovani artisti che, dopo una serie di seminari e master class, va a debuttare poi nell’opera scelta. Procedimento certamente non nuovo ma, dobbiamo dire, qui portato avanti con attenta professionalità.
La regia di Cesare Scarton si è mossa con attenta professionalità nei difficili (ed inviolabili) spazi del Teatro Olimpico e, tramite pochi oggetti di scena ed un giusto lavoro con i diversi caratteri, è riuscita a costruire un gioco semplice ma efficace nel trasmettere questo non così ingenuo carosello delle parti che ad ogni nuovo allestimento offre il destro alle più svariate interpretazioni. Scarton interpreta il testo di Da Ponte come uno scambio amaro e definitivo di affetti che al termine non può che portare a tutti afflizione ed angoscia, in un taglio forse un po’ troppo pessimistico ma comunque legittimo e portato avanti con coerenza.
I solisti impegnati nel cast hanno mostrato tutti vocalità più che interessanti e giusti comunicativa ed entusiasmo.
Arianna Giuffrida quale Fiordiligi ha esibito un timbro molto caldo e ricco di armonici e, pur con qualche leggero problema d’intonazione, ha delineato il suo difficile personaggio con equilibrio ed attenta musicalità.
La Dorabella di Benedetta Mazzetto ha evidenziato una misurata sensibilità espressiva ed una assai interessante vocalità sempre abbinate ad un gioco scenico mosso e disinvolto.
Già decisamente pronta per palcoscenici più importanti Francesca Maria Cucuzza ha mostrato uno strumento ricco di chiaroscuri e molto espressivo e, tramite un attento uso di accento e fraseggio, è giunta a cesellare una Despina completa ed arguta.
Haruo Kawakami quale Ferrando ha sfoggiato un timbro pieno e robusto declinato con giusta intensità così come Said Gobechiya ha tratteggiato un Guglielmo dalla bella e morbida vocalità, ben definendo un animo tanto irruente quanto tormentato.
Ottimo e perfettamente in linea con il suo personaggio anche Matteo Torcaso quale Don Alfonso.
Corretto il coro VOC’è diretto da Alberto Spadarotto.
Marco Comin ha diretto l’orchestra dei Colli Morenici con sobria compostezza, riuscendo ad ottenere, attraverso un gesto vivace e partecipato, un buon amalgama buca palcoscenico.
Il teatro gremito in entrambe le recita (più una generale aperta) e le numerose chiamate agli artisti ed al Direttore hanno mostrato che il Festival si sta muovendo con sobrio rigore ed il direttore artistico Andrea Castello ha già rivelato due titoli della prossima edizione nel nome di Gioacchino Rossini: Stabat mater e Cenerentola … e la sfida continua!
Silvia Campana