BERGAMO: Raffa in the sky – Lamberto Curtoni, 1° ottobre 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

BERGAMO: Raffa in the sky – Lamberto Curtoni, 1° ottobre 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

  • 02/10/2023

Fantaopera in due atti
Libretto Renata Ciaravino, Alberto Mattioli
da un’idea di Francesco Micheli
Musica Lamberto Curtoni
Copyright ed edizioni della musica originale Casa Musicale Sonzogno – Edizioni Curci


Direttore Carlo Boccadoro

Regia Francesco Micheli

Personaggi e Interpreti:

  • Raffaella Carrà Chiara Dello Iacovo
  • Apollo XI, La Maestra russa, Il Parrucchiere delle dive Dave Monaco
  • La Nonna, L’Ostetrica, Luca Gaia Petrone
  • Carmela Carmela Remigio
  • Fidelius, La Star di Hollywood, Il grande censore, L’impresario della tivù Roberto Lorenzi
  • Vito Haris Andrianos

Scene Edoardo Sanchi
Costumi Alessio Rosati
Coreografie Mattia Agatiello
Light designer Alessandro Andreoli

Orchestra Donizetti Opera e Ensemble Sentieri Selvaggi
Coro I Piccoli Musici di Casazza Maestro del coro Mario Mora
Danzatori della Fattoria Vittadini

Nuova produzione della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023

 

Teatro Donizetti, 1° ottobre 2023


photo©Gianfranco Rota

C come Cultura. C come Carrà. Ebbene sì, si può, e Bergamo, al Teatro Donizetti, ha vinto la sfida che sembrava impossibile. Per l’anno di Bergamo e Brescia capitali della cultura, Francesco Micheli, demiurgo e stregone del Festival Donizetti, ha realizzato un sogno che accarezzava da anni: portare in scena una vera e propria opera lirica (in questo caso una “fantaopera” come viene definita) su Raffaella Carrà, la più grande icona pop e mediatica del nostro Paese, scomparsa due anni fa.

photo©Gianfranco Rota

Gli incliti e i colti, gli snob inveterati, hanno ovviamente arricciato il nasino, prima, durante e dopo, e, sic et simpliciter, non hanno proprio compreso lo spirito, la portata e il coraggio sia dell’operazione che del personaggio celebrato.

photo©Gianfranco Rota

Che piaccia o non piaccia (a e me piace, piace moltissimo) Raffaella Carrà, entrando nel salotto di casa attraverso il teleschermo per oltre mezzo secolo, dalla fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Dieci del 2000, ha accompagnato le nostre vite con delicatezza, dolcezza e intelligente trasgressione, plasmandole discretamente e perché no, cambiandole. Icona gay per eccellenza, ha fatto di più lei attraverso le sue canzoni e i suoi gioiosi inni per una sessualità libera e senza complessi (“Come è bello far l’amore da Trieste in giù, l’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu”) che molti psicoterapeuti soloni.

photo©Gianfranco Rota

Raffaella è cultura pop della più alta e “sana”, sì, perché anche le canzonette e il varietà sono cultura. Si possono amare Verdi e la Carrà, Puccini e la Vanoni, Mozart e Mina, Wagner e Marlene Dietrich che canta “Lilì Marlene”, “Agitata tra due venti” e “Finché la barca va”, e farlo anche in questo caso senza distinzione di intensità, senza per questo risultare meno colti o intelligenti.

photo©Gianfranco Rota

Raffa in the Sky, a Bergamo, ce l’ha ricordato. Dal pianeta Arkadia, il pianeta degli artisti, il re Apollo XI decide di mandare Raffaella Carrà sulla Terra, per salvarla da odio e guerra (che non ci sono quando a letto l’amore c’è, ricordiamolo). Lei diventerà una grande soubrette e si affezionerà così tanto al nostro mondo e alle miserie degli umani che deciderà di restare e diventare una di noi, con tutti i rischi del caso, mortalità compresa.

photo©Gianfranco Rota

La sua vicenda si intreccerà con quella di una coppia della middle class lavoratrice poi piccola borghesia, dagli anni del Boom a oggi, Carmela e Vito. Si conoscono in una fabbrica di elettrodomestici, si innamorano, si sposano, si disamorano travolti dall’abitudine e dalla noia, che si consuma davanti allo schermo della tv. Passano gli anni, lui si invaghisce dell’immagine della Carrà e le scrive lettere di nascosto, lei crede abbia un amante, si lasciano.

photo©Gianfranco Rota

Hanno un figlio, Luca (il famoso Luca Luca Luca, cosa ti è successo…) che a 18 anni non trova ancora il coraggio di confessare la sua omosessualità. Chi aiuterà tutti? Ovviamente Raffa, che spingerà Luca a rivelarsi senza paura e Carmela e Vito a riconciliarsi attraverso Carramba che sorpresa.

photo©Gianfranco Rota

Le tappe salienti della carriera della Carrà sono ripercorse e suggerite; gli anni di danza classica, la tappa hollywoodiana con Frank Sinatra, la nascita del caschetto biondo, l’ascesa in Rai come regina del sabato sera e lo scandalo del “Tuca tuca”, Pronto Raffaella e i fagioli, il passaggio a Mediaset attirata da un simil Berlusconi, il ritorno all’ovile per essere libera, il successo delirante in Spagna e Sudamerica, Carramba e infine l’addio. E vi assicuro che, oltre al divertimento garantito, è caduta più di qualche lacrima e non solo a chi scrive.

photo©Gianfranco Rota

Il giovane autore, Lamberto Curtoni, ha scritto una musica di piacevolissima fattura e che, vivaddio, si può ascoltare. C’è, ovviamente, un’abile rielaborazione orchestrale di molti successi di Raffaella, intelligentemente inseriti nella vicenda (sfiora la genialità il “Ma che musica Maestro” che accompagna il parto di Carmela, con i suo “ah, aah, aaah” ritmati e i “Dai, dai, dai” dell’Ostetrica). Ma la musica è gradevolmente costruita anche nei momenti originali; un bellissimo tango per la Raffa ispanica, ad esempio, o il trascinante concertatone a contrappunto del finale primo. E poi richiami a Donizetti (“Regnava nel silenzio”), a Mozart (irresistibile “Mi tradì quel Vito ingrato” di Carmela/Remigio), all’opera barocca.

photo©Gianfranco Rota

Una partitura eclettica, i cui elementi si fondono con grande fluidità e scorrevolezza, e senza traccia di banalità. Bravo. E il tutto è stato eseguito a meraviglia dal direttore Carlo Boccadoro, notissimo musicista a sua volta, che alla guida dell’Orchestra Donizetti Opera e dell’Ensemble Sentieri Selvaggi, ha “sorriso” al tutto con leggerezza e partecipazione.

photo©Gianfranco Rota

Il libretto, di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli, da un’idea di Francesco Micheli, molto spesso in ironiche rime endecasillabiche, è frizzante e divertente, in bilico tra sapida satira di costume e, come direbbe Raffa, “con un pizzico di nostalgia”

photo©Gianfranco Rota

Francesco Micheli alla regia, coadiuvato dalle scene colorate e scorrevoli di Edoardo Sanchi, dai bellissimi e ricchi costumi di Alessio Rosati, dalle luci spettacolari e rutilanti di Alessandro Andreoli, dalle simpatiche coreografie di Mattia Agatiello, ha creato un grandioso “fanta lyric show” che è una vera gioia per gli occhi, per il cuore, per i pensieri ma che soprattutto, è vero Teatro, con la T maiuscola, senza snobismi e prevenzioni, credendoci fino in fondo. Non esiste materiale alto e materiale basso. Esiste il modo intelligente di trattare un argomento e farne Arte, e in questo caso Arte per tutti. Che non mi risulta essere ancora reato perseguibile dal codice penale!

photo©Gianfranco Rota

Chiara Dello Iacovo (Raffaella) era l’unica voce pop in mezzo a un cast interamente lirico. Con sensibilità artistica e musicalità gradevolmente educata ha reso al meglio il suo non facile personaggio, un confronto da far tremare i polsi.

photo©Gianfranco Rota

Sugli scudi la prova della coppia Carmela/Vito, ossia Carmela Remigio e Haris Andrianos, lei in grande spolvero vocale e come sempre artista a tutto tondo sulla scena, che si immerge in ogni progetto che affronta con tutta sé stessa, e lui credibilissimo nel suo ruolo, reso con chiaroscurata attenzione.

photo©Gianfranco Rota

Bravo anche Roberto Lorenzi (Fidelius, aiutante di Apollo XI, che cerca di mettere i bastoni tra le ruote della Carrà via via nei panni della Star di Hollywood, del Grande Censore e dell’Impresario della tivù).  Dave Monaco era un adeguato Apollo XI (ma anche la Maestra russa e il Parrucchiere delle dive) mentre Gaia Petrone (anche Nonna e Ostetrica), en travesti, ha dato vita ai patemi di Luca.

photo©Gianfranco Rota

Da non dimenticare l’apporto del Coro I Piccoli Musici di Casazza, guidato da Mario Mora, e i danzatori della Fattoria Vittadini.

photo©Gianfranco Rota

Teatro stracolmo, successo trionfale, e quando, all’inizio del secondo atto, mentre i protagonisti dalla platea, in un intreccio di voci, invocavano con rimpianto la Carrà, e su una cascata di fili argentati al boccascena, scorrevano le immagini in bianco e nero della vera Raffaella in vari momenti della sua carriera, la commozione, diciamolo, ha preso un po’ tutti.

photo©Gianfranco Rota

A chiunque le sia vicino ora, se un “ora” e un altrove esistono, verrebbe solo da dire “ti prego va’ da lei, e salutala per me”.

Nicola Salmoiraghi

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