COMO: Luisa Miller – Giuseppe Verdi, 27 ottobre 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi
LUISA MILLER
Melodramma tragico in tre atti. Musica di Giuseppe Verdi.
Libretto di Salvatore Cammarano, dal dramma Kabale und Liebe di Friedrich Schiller
Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Carlo, 8 dicembre 1849
Direttore Carlo Goldstein
Regia Frédéric Roels
Personaggi e Interpreti:
- Il conte di Walter Cristian Saitta
- Rodolfo Kazuki Yoshida
- Federica Aoxue Zhu
- Wurm Alberto Comes
- Miller Gangsoon Kim
- Luisa Alessia Panza (27/10), Caterina Meldolesi (29/10)
- Laura Caterina Meldolesi (27/10), Alessia Panza (29/10)
Scene e costumi Lionel Lesire
Luci Laurent Castaingt
Assistente alla regia Nathalie Gendrot
Maestro del Coro Diego Maccagnola
Coro di OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coproduzione Teatri di OperaLombardia, Opéra Grand Avignon, Opéra de Tours, Opera Slaska Bytom
Nuovo allestimento
Teatro Sociale di Como, 27 ottobre 2023
Importantissima opera “di cerniera”, Luisa Miller, tra gli anni di galera verdiani (quanti capolavori però, in quel periodo), la Trilogia popolare e in seguito i titoli della maturità. Si dice che la Miller potrebbe anzi far parte, in realtà, di una “Tetralogia popolare” (anticipazioni di Rigoletto, finale somigliantissimo a quello del Trovatore).
La materia fiammeggiante desunta da un dramma di Schiller, Kabale und Liebe (autore che Verdi aveva già frequentato con I masnadieri e a cui tornerà per Don Carlo), tutta Sturm un Drang, passione, intrighi e delitti, viene affrontata dal musicista con un occhio ancora attentamente rivolto al Belcanto e una pulsione irrinunciabile verso un canto schiettamente drammatico e incisivo.
Il ruolo di Luisa è quanto mai arduo e impegnativo, alternando pagine di genuina coloratura (“Lo vidi, e ‘l primo palpito”, “La tomba è un letto sparso di fiori”) ad altre di incandescente tensione vocale (“Tu puniscimi, o Signore”, “A brani a brani o perfido”), sino al lirismo dei duetti con Rodolfo e Miller
Al Teatro Sociale di Como, dove l’opera verdiana ha debuttato per la stagione di OperaLombardia, il personaggio ha trovato piena rispondenza nell’importante vocalità della venticinquenne Alessia Panza, vincitrice del Concorso As.Li.Co. Bel colore, volume soggiogante, estrema sicurezza negli acuti timbratissimi, bel gioco di piani e sfumature, fraseggio molto attento a colori ed espressività, tecnica d’emissione che pare già assai scaltrita, il soprano non teme né le aeree volute belcantistiche ne gli autorevoli affondi drammatici. Una voce e un’interprete da tenere d’occhio con attenzione.
Al suo fianco i migliori sono parsi il baritono Gangsoon Kim (Miller ben cantato) e, soprattutto il bravo basso Alberto Comes, che ha offerto un eccellente ritratto vocale e scenico (anche se abbigliato non si sa perché da Willy Wonka) dello scomodo ruolo di Wurm.
Il tenore giapponese Kazuki Yoshida (Rodolfo) non canta male e certamente vanta acuti saldi e squillanti, ma nondimeno questo personaggio richiederebbe una varietà di fraseggio, un fascino timbrico e un trasporto interpretativo che non sono parsi i suoi assi nella manica.
Al Conte di Walter di Cristian Saitta non mancavano sicuramente volume e il giusto accento per il ruolo, mentre il mezzosoprano Aoxue Zhu, che più mi aveva convinto nell’Aida estiva, sempre qui a Como, è parsa, nei panni della Duchessa Federica, un po’ “leggerina” e timida nell’espansione del suono.
Nelle brevi frasi di Laura, Caterina Meldolesi, che in alcune recite scambia il ruolo con Alessia Panza, ha fatto intendere di possedere mezzi vocali di tutto rispetto.
Sul podio dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali, Carlo Goldstein ha fornito una lettura attendibile e partecipe di questa particolare e affascinante scrittura verdiana, attenta al palcoscenico e non aliena da raffinatezze, sempre consequenziali alla linea narrativa del discorso musicale.
Corretto e preciso l’apporto del Coro OperaLombardia preparato da Diego Maccagnola.
Resta da dire dello spettacolo, in coproduzione con Avignone, Tours e Bytom, per la regia di Frédéric Roels, le scene e i costumi di Lionel Lesire e le luci di Laurent Castaingt, sul quale però non spenderei troppe parole.
Uno sfondo grigio che richiama un tardo Rinascimento di maniera, con gli elementi che si spostano a suggerire i vari ambienti; costumi piuttosto confusi che mischiano contemporaneità a uno stilizzato Diciassettesimo secolo, un orologio le cui lancette, che segnano il tempo del destino che corre, diventano all’occorrenza armi da taglio. E poi non succede molto altro. Se certamente la vicenda si lascia seguire, probabilmente sarebbe successo altrettanto con un’esecuzione in forma di concerto.
Teatro quasi pieno, pubblico plaudente, meritate acclamazioni per Alessia Panza.
Nicola Salmoiraghi