VERONA: Un ballo in maschera – Giuseppe Verdi, 17 dicembre 2023 a cura di Silvia Campana
Un ballo in maschera
Giuseppe Verdi
su libretto di Antonio Somma
fonte letteraria di Eugène Scribe per Daniel Auber Gustave III, ou Le Bal masqué
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia Marina Bianchi
Personaggi e Interpreti:
- Riccardo Luciano Ganci
- Renato Simone Piazzola
- Amelia Maria Josè Siri
- Ulrica Anna Maria Chiuri
- Oscar Enkeleda Kamani
- Silvano Fabio Previati
- Samuel Romano Dal Zovo
- Tom Nicolò Donini
- Un giudice / Un servo di Amelia Salvatore Schiano di Cola
Scene Giuseppe Carmignani
Coordinamento spazio scenico e arredi Leila Fteita
Costumi Lorena Marin
Luci Andrea Borelli
Teatro Filarmonico di Verona,17 dicembre 2023
Risultava veramente interessante la scelta della Fondazione Arena di Verona di presentare quale finale della stagione lirica 2023, in memoria di Julian Kovatchev, l’allestimento storico creato nel 1913 dall’illustre scenografo Giuseppe Carmignani (1871-1943) per Un ballo in maschera da rappresentarsi a Parma in occasione del centenario verdiano. Riscoperto negli archivi del teatro Regio questo, grazie ad una minuziosa operazione di restauro conservativo (curata da Rinaldo Rinaldi in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza), avrà poi la sua prima rappresentazione (in coproduzione con Auditorio de Tenerife) quale titolo inaugurale della Stagione lirica del teatro Regio di Parma nel 2019.
La regista Marina Bianchi coinvolta fin dall’inizio nell’importante progetto (in collaborazione con Leila Fteita al coordinamento spazio scenico e arredi, Lorena Marin ai costumi e Andrea Borelli alle luci) ha l’indubbio pregio di svelare, attraverso una rappresentazione il più possibile vicina al sentire dell’epoca, come ai primi del Novecento si fosse soliti assistere ad uno spettacolo teatrale dove una scena dipinta di ottima fattura contribuiva a visualizzare gli spazi creati e minuziosamente descritti dal librettista in collaborazione con il compositore, con un risultato di indubbio fascino ed assai interessante sotto un profilo storico culturale, molto interessante in questo senso l’idea di proiettare durante il Preludio alcuni video inerenti l’operazione di recupero.
Detto questo, la regia di Marina Bianchi si è mossa, ritengo volutamente, con cautela e con l’obiettivo di lasciare giusto spazio ed interesse a questa importante operazione artistico culturale con il rischio di appiattire un po’ la sua lettura dei personaggi che, nonostante la ricerca di una gestualità più sciolta e contemporanea, restano sostanzialmente imprigionati in questo pur ammaliante teatrino che sembra rimandare (e non è biasimo) alle memorie più lontane, legate al mondo delle oleografie poi riprodotte nei preziosi album della Liebig.
Operazioni di questo tipo sono importanti e credo possano tranquillamente coesistere con altre assai differenti, con buona pace delle fazioni “le une contro le altre armate” ora imperanti, offrendo una bella soluzione a troppi assolutismi in entrambe gli schieramenti che, almeno in teatro, non dovrebbero esistere … ma forse è solo una pia illusione.
In palcoscenico musicalmente le cose conoscevano un esito alterno alternando conferme ad alcune perplessità.
Luciano Ganci è indubbiamente artista molto interessante, la qualità del timbro è affascinante e lo squillo sicuro (nonostante una certa tendenza ad aprire il suono nel passaggio ne appiattisca gli armonici), inoltre la sua aderenza al personaggio attraverso fraseggio ed accento è sempre costante e cesellata e quando il carattere poi gli si cuce addosso su misura come un abito sartoriale (è il caso di Riccardo, personaggio affatto facile nella sua costante miscela agrodolce) il risultato è completo.
Maria Josè Siri tratteggia con autorevole sapienza tecnica la sua Amelia pur restando un po’ convenzionale negli accenti e nell’espressione.
Simone Piazzola (forse anche sacrificato in questa occasione da un raffreddore mal risolto) ritaglia un po’ troppo sommariamente il carattere di Renato che attraverso la sua interessante vocalità potrebbe invece vivere di maggiori chiaroscuri.
Enkeleda Kamani ben delineava il suo Oscar grazie ad un’interpretazione raffinata ed attenta e ad uno strumento di bella pastosità e precisione tecnica.
L’Ulrica di Anna Maria Chiuri ha convinto in particolare grazie ad un’interpretazione sempre sfaccettata ed attenta al senso musicale della parola.
Completavano il cast Romano Dal Zovo (Samuel), Nicolò Donini (Tom), Fabio Previati (un prorompente Silvano) e Salvatore Schiano Di Cola (Un giudice / Un servo di Amelia).
Bene il Coro della Fondazione diretto da Roberto Gabbiani.
Alla guida dell’orchestra della Fondazione Francesco Ivan Ciampa combinava una giusta misura cromatica con sonorità un po’ eccessive.
Teatro Filarmonico gremito e grandi ovazioni per tutti anche costellate da qualche dissenso per il Direttore.
Silvia Campana