GENOVA: Madama Butterfly – Giacomo Puccini, 19 gennaio 2024 a cura di Silvia Campana
MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in tre atti di Giacomo Puccini
su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa,
dalla tragedia di David Belasco
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Fabio Luisi
Regia e scene Alvis Hermanis
Personaggi e interpreti:
- Cio-Cio-San Lianna Haroutounian
- Suzuki Manuela Custer
- Kate Pinkerton Alena Sautier
- F. B. Pinkerton Fabio Sartori
- Sharpless Vladimir Stoyanov
- Goro Manuel Pierattelli
- Il Principe Yamadori Paolo Orecchia
- Lo Zio Bonzo Luciano Leoni
- Il Commissario imperiale Claudio Ottino
- L’ufficiale del registro Franco Rios Castro
- Yakusidé Luca Romano
- La madre di Cio-Cio-San Maria Letizia Poltini
- La zia Mariasole Mainini
- La cugina Eleonora Ronconi
Costumi Kristìne Jurjàne
Coreografie Alla Sigalova
Luci Gleb Filshtinsky
Video Ineta Sipunova
Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS
Teatro Carlo Felice, 19 gennaio 2024
Per la Madama Butterfly di G. Puccini presentata ad apertura del nuovo anno il teatro Carlo Felice di Genova sembra voler puntare sul sicuro ospitando il noto allestimento di Alvis Hermanis che nel 2016 costituì il titolo inaugurale della stagione scaligera. È indubbio infatti che questa produzione, pur molto giocata sull’estetica (sua qualità e forse anche limite) risulti molto suggestiva e ben concepita. La scena appare tagliata in orizzontale da due piani scenici dove il susseguirsi di danzatrici (meravigliosamente vestite dai preziosi costumi di Kristìne Jurjàne) impegnate in una sinuosa e quasi ipnotica danza, perfettamente si sposa con la narrazione.
Proposito del regista sembra quello di ispirarsi al teatro Kabuki, del quale spesso mima la gestualità, anche se l’impianto totale (che a volte risulta anche un po’ fine a sè stesso) sembra rimandare a quell’ossessivo culto per l’oriente che ai primi del Novecento era tratto esclusivo del mondo figurativo e delle arti applicate. L’attenzione registica risulta molto curata sotto un profilo tecnico ma, pur funzionale al dramma, rischia a tratti di fornirne una lettura quasi esclusivamente descrittiva inchiodando i caratteri al loro “lucido fondo di lacca” e lasciando poco spazio all’evoluzione di un più cupo dramma interiore. Detto questo, la scelta di Hermanis si rivela certo molto coerente con il suo pensiero e realizzata con estrema professionalità e ricercata raffinatezza.
La Butterfly di Lianna Haroutounian è contraddistinta da una grande eleganza espressiva che la vocalità molto interessante dell’artista contribuisce a cesellare anche grazie ad un interessante nitore timbrico e ad una morbidezza nell’emissione, sfoggiata tramite tecnica sicura e ben dominata. Limite di quest’artista una fin troppo composta teatralità che la priva (almeno in questo personaggio) di quella particolare sensibilità che rende Ciò-Ciò-San uno dei personaggi femminili più difficili da affrontare. La sua Butterfly risulta infatti quasi sempre pietrificata da una sobria compostezza che certo le dona intensa nobiltà ma le impedisce di cogliere il più delle volte quelle sfumature che dovrebbero siglare la crescita interiore del suo carattere. Troppe frasi si limitano ad essere infatti solo ben cantate (“Non son più quella”) mentre per la creazione di un profilo approfondito per questo personaggio (prima abusato poi ingannato e successivamente privato di tutto) si ricercherebbe un’interpretazione altra che provasse ad andare alla ricerca di tutto il non detto che costituisce l’anima d’acciaio di questa figura teatrale definita da Puccini con tanta acuta precisione psicologica. L’esecuzione è stata comunque corretta e professionale siglando una prestazione nel suo complesso di tutto rispetto.
Fabio Sartori quale Pinkerton ha confermato la sua classe professionale grazie ad una vocalità sempre precisa e ben cesellata nel delineare questo certo non positivo, ma sempre contemporaneo, ritratto di uomo.
Vladimir Stoyanov ha contribuito con la sua classe interpretativa a tratteggiare un profilo di Sharpless maturo ma mai verboso o convenzionale e insieme con la raffinata caratterizzazione di Manuela Custer quale Suzuki ha marcato la pièce attraverso una interpretazione teatrale di tutto interesse.
Completavano il cast: Alena Sautier (Kate Pinkerton), Manuel Pierattelli (Goro), Paolo Orecchia (Il Principe Yamadori), Luciano Leoni (Lo Zio Bonzo), Claudio Ottino (Il Commissario imperiale), Franco Rios Castro (L’ufficiale del registro), Luca Romano (Yakusidé), Maria Letizia Poltini (La madre di Cio-Cio-San), Mariasole Mainini (La zia) e Eleonora Ronconi (La cugina).
Bene il Coro del Teatro Carlo Felice diretto da Claudio Marino Moretti.
Fabio Luisi, attraverso una direzione attenta e sensibile alle mille cromie che Puccini ha disposto in partitura per delineare il piccolo pianeta di sentimenti che è il mondo di Butterfly, è riuscito ad evidenziare ogni singola sfumatura teatrale di questo capolavoro.
Sala gremita ed applausi per tutti gli interpreti ed il direttore.
Silvia Campana