ROMA: Gianni Schicchi – L’heure espagnole, 7 febbraio 2024 a cura di Federica Fanizza

ROMA: Gianni Schicchi – L’heure espagnole, 7 febbraio 2024 a cura di Federica Fanizza

  • 14/02/2024

Gianni Schicchi

Musica di Giacomo Puccini

Opera in un atto

Libretto di Giovacchino Forzano ispirato a un episodio della Commedia di Dante Alighieri

Prima rappresentazione assoluta Metropolitan, New York 14 dicembre 1918

Prima rappresentazione al Teatro Costanzi 11 gennaio 1919 (prima italiana)


Personaggi e Interpreti:

  • Gianni schicchi Carlo Lepore
  • Lauretta Vuvu Mpofu
  • Zita Sonia Ganassi
  • Rinuccio Giovanni Sala
  • Gherardo Ya-Chung Huang
  • Nella Valentina Gargano*
  • Gherardino Leonardo Graziani**
  • Betto Roberto Accurso
  • Simone Nicola Ulivieri
  • Marco Daniele Terenzi
  • La Ciesca Ekaterine Buachidze*
  • Spinelloccio Domenico Colaianni
  • Ser Amantio di Nicolao Mattia Rossi*
  • Pinellino Alessandro Guerzoni
  • Guccio Daniele Massimi

*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

**allievo della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma


L’heure espagnole

Musica di Maurice Ravel

Comédie Musicale in un atto

Libretto di Franc-Nohain dalla propria omonima commedia

Prima rappresentazione assoluta Opéra-Comique, Parigi, 19 maggio 1911

Prima rappresentazione al Teatro Costanzi 20 febbraio 1940


Personaggi e Interpreti:

  • Torquemada Ya-Chung Huang
  • Concepción Karine Deshayes
  • Gonzalve  Giovanni Sala
  • Ramiro Markus Werba
  • Don Inigo Gomez Nicola Ulivieri

Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma

Direttore Michele Mariotti

Regia e Scene Ersan Mondtag

Costumi Johanna Stenzel

Luci Sascha Zauner

Video Luis August Krawen

Drammaturgia Till Briegleb

con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma

Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma

Teatro dell’Opera, 7 febbraio 2024


Seconda tappa, per il direttore musicale Michele Mariotti, del progetto triennale “Trittico ricomposto”, realizzato in collaborazione con il Festival Puccini di Torre del Lago in occasione del centenario della morte del compositore. Il Trittico pucciniano viene scomposto e ricomposto in tre dittici, proposti uno all’anno per tre stagioni, grazie all’accostamento di ogni titolo a un altro capolavoro del Novecento. Titoli non presi a caso ma che seguono una coerenza tematica o cronologia: così dopo Il tabarro e Il castello del Principe Barbablù, (portati in scena da Puccini e Bartok nello stesso anno, 1918) che ha suscitato non poche perplessità per la regia di Johannes Erath astratta e statica e altamente simbolica, è stata la volta ora di Gianni Schicchi affiancato a L’heure espagnole di Ravel. La nuova produzione di questo dittico è stata affidata a uno dei registi emergenti del teatro tedesco, Ersan Mondtag, trentaseienne di origini turche, che firma anche le scene e realizza per la prima volta un’opera in Italia.

photo©FabrizioSansoni

Classe 1987, si è dedicato da giovanissimo al teatro a Monaco di Baviera e nella stagione 2013/14, è già parte della direzione dello Schauspiel di Francoforte. Nel 2016 è stato nominato “Giovane Regista dell’anno” e premiato anche nelle categorie “Scenografo e Costumista”. Vive a Berlino e dirige diverse strutture teatrali germaniche di produzione tra Amburgo, Berlino, Colonia e Monaco di Baviera. Come regista d’opera, ha debuttato nel 2020 all’Opera Flanders (Gand e Anversa) con Der Schmied von Gent (Il Fabbro di Gand) di Franz Schreker, e alla Deutsche Oper Berlin con il Franco Cacciatore di Franz von Weber. Il suo lavoro di regista lo porta a preferire situazioni ironiche, a volta assurde, persino patetiche e manierate, in cui dominano conflitti che consentono una varietà di reazioni, difficili da giudicare.

Queste note biografiche di un regista che debutta in Italia permettono di capire anche le modalità di lettura alle due opere di cui è lui stesso regista e scenografo.

photo©FabrizioSansoni

L’accostamento tra Puccini e Ravel, non risulta poi tanto un banale gioco teatrale o di accostamenti casuali: si tratta di opere di un Novecento che si mantengono dentro i binari della tonalità che, in Ravel, si evolve in una forma di ecclettismo musicale che trae ispirazione dal mondo folklorico iberico come dal formalismo estetico del simbolismo musicale francese, mentre in Puccini si mantiene in una salda tradizione melodica.

I due titoli sono accomunati da storie al limite del grottesco, dalla situazione da farsa, dove si esprime un gioco delle parti assai complesso, tra conflitti e complicità e in cui ha trovato buon gioco il regista tedesco.

Le due opere hanno avuto un unico impianto scenico, una sorta di costruzione che restituisce un ambiente tra Neogotico o steampunk, o che si voglia “dark”, improntato sul grottesco delle forme, anche per l’accostamento dei costumi nelle fogge più varie e colorate e la presenza dominante di un mostruoso mascherone. L’ambiente dark è amplificato da ululati di lupo e budolare di uccelli notturni che precedono l’esecuzione di Puccini. E così che il Gianni Schicchi e L’heure espagnole ci vengono restituite nella deformazione della percezione delle loro storie fatte di sostituzioni e mascheramenti cosa che ha permesso di non cadere nel rituale della farsa a buon mercato.

Michele Mariotti ha condotto il tutto con piena adesione al meccanismo teatrale. In Puccini ha cercato di far emergere quelle sonorità aspre che il compositore lucchese sapeva anche inserite tra melodie aperte come gli inserimenti delle arie di Lauretta e Rinuccio isolandole da un contesto di affastellamento di situazioni drammatiche e musicali. Con Ravel ha voluto far trasparire tutta la sensualità che il compositore francese ha impresso nella sua opera, anche qui rimarcando una situazione di complicità grottesca, resa anche da situazioni vocali molto estreme per tutti i ruoli in scena.

photo©FabrizioSansoni

Gli interpreti sono riusciti a creare un ottima amalgama per tutti e due momenti con Carlo Lepore che domina il Gianni Schicchi, nel dare canto al suo personaggio ben assecondato da tutto il cast con l’ottimo Nicola Ulivieri (Simone) e Domenico Colaianni (Maestro Spinelloccio), con una Lauretta ben delineata dal soprano Vuvu Mpofu affiancata dalla Zita di Sonia Ganassi e l’esuberante Giovanni Sala come Rinuccio, con il resto del cast ben inserito e funzionale alla regia con un ottimo notaio di Mattia Rossi

Sala e Ulivieri li troviamo anche nell’atto unico di Ravel, una divertente parodia d’opera con personaggi caricaturali ben disegnati, dalla vivace Concepcion, del mezzosoprano Karine Deshayes sempre presa da una sorta di frenesia amorosa, a Gozalve (il tenore Giovanni Sala), una macchietta di amante, con i suoi gorgheggi senza senso, a Don Iñigo (affidato al basso Nicola Ulivieri), banchiere grasso e pieno di boria ben sottolineato dal suono dei corni e ad una scrittura molto spinta. Bene l’orologiaio Torquemada affidato al tenore Ya-Chung Huang. Qui la parte primaria era affidata al baritono Markus Werba, un disinvolto Ramiro, mulattiere e facchino nell’abile gioco del trasporto delle pendole. Un bel gioco ad incastro, premiato dal successo di pubblico nella prima rappresentazione, in un teatro che presentava qualche vuoto, forse per il timore di incorrere a qualcosa di “strano”, visto il precedente esperimento.

Il progetto “Trittico ricomposto” si concluderà nella stagione 2024-25 con Suor Angelica di Puccini affiancata al Prigioniero di Dallapiccola, affidati alla regia di Calixto Bieito.

Federica Fanizza

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