GENOVA: Beatrice di Tenda – Vincenzo Bellini, 17 marzo 2024 a cura di Nicola Salmoiraghi
BEATRICE DI TENDA
Dramma storico ambientato nella Milano del 1418
Tragedia lirica in due atti di
Vincenzo Bellini
su libretto di Felice Romani
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Riccardo Minasi
Regia Italo Nunziata
Personaggi e Interpreti:
- Filippo Maria Visconti Mattia Olivieri
- Beatrice di Tenda Angela Meade
- Agnese del Maino Carmela Remigio
- Orombello Francesco Demuro
- Anichino Manuel Pierattelli
- Rizzardo del Maino Giuliano Petouchoff
Regista collaboratore Danilo Rubeca
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Alessio Rosati
Luci Valerio Tiberi
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Teatro Carlo Felice, 17 marzo 2024
Beatrice di Tenda, raramente rappresentata, è la penultima opera di Vincenzo Bellini. Fermo restando che resterò purtroppo sempre (e non solo io) con la curiosità di cosa sarebbe successo dopo I Puritani, estremo capolavoro del Catanese, Beatrice è comunque opera di grande interesse, ricca di pagine pregevoli nonché di notevolissima ispirazione, e con un secondo atto di coinvolgente presa e coerenza drammaturgico-musicale.
Al Teatro Carlo Felice di Genova, titolo assai atteso in stagione, è stata rappresentata in un nuovo allestimento coprodotto con La Fenice di Venezia, con regia di Italo Nunziata, scene di Emanuele Sinisi, costumi di Alessio Rosati e luci di Valerio Tiberi. Di regia, in verità, se ne è vista pochina assai. Lo schema interpretativo è quello del recente Otello visto come titolo inaugurale al Municipale di Piacenza: la vicenda è ambientata in un contesto più suggerito che definito, con i costumi che si rifanno all’epoca della composizione dell’opera, più o meno, e accennano, in quelli del coro femminile, a un Medioevo stilizzato. Detto ciò è sembrato che ognuno fosse lasciato un po’ al proprio personale estro di interprete, in taluni artisti più spiccato, in altri meno. Spettacolo funzionale? Certamente. Memorabile? No.
Come sicuramente è stata ad alto tasso di professionalità ma in parziale assenza di reale brivido la concertazione del Maestro Riccardo Minasi, direttore musicale del Carlo Felice. Tutto corretto, correttissimo, ci mancherebbe, a capo dell’ottima Orchestra del Carlo Felice, ma quel profumo di vaporoso respiro belcantistico, quel senso del rubato, è parso a tratti mancare all’appello. Detto ciò, lodevole e apprezzabile impegno nel riportare alla ribalta questa partitura troppo trascurata.
Si sa che Angela Meade (Beatrice) non si distingue per artista di irresistibile carisma scenico, ma che cantante, che voce, che tecnica strepitosa! Un omogeneo fiume sonoro, tutto uguale in alto, in centro, nel grave. Sembra tutto facilissimo e naturale nel suo canto, e facilissimo non è. Con un tale, soggiogante, volume vocale, è capace di eterei pianissimi, paradisiache messe di voce. E poi le folgori in acuto, le rapinose e mai forzate discese nel grave, l’autorevolissima sgranatura delle colorature: una prova da applausi a scena aperta. Se proprio si vuole trovare un piccolissimo pelo nell’uovo, si sarebbe forse desiderata – scrivo per gusto personale – una maggiore fantasia nelle variazioni della ripresa di “Ah! La morte a cui m’appresso” nella scena finale dell’opera; il Belcanto è “anche” questo. Ma si tratta, appunto, di un’inezia.
Sul podio, accanto a Angela Meade, un fantastico Mattia Olivieri nei panni di Filippo Maria Visconti. Lo splendido cantante ha fatto annunciare una sua indisposizione, ma si è trattato di un’“inutil precauzione”, perché cantare meglio di come ha fatto pare difficile; splendido colore, fraseggio vario e partecipe, scavo della parola, ampiezza di espansione del suono, acuti sicurissimi, tecnica inattaccabile: grande cantante e grande interprete. Oltretutto Bellini gli affida la più lunga scena affidata a voce di baritono nella sua produzione, nel secondo atto, in bilico tra rimorso, furore e delirio e Olivieri ne è stato travolgente mattatore, facendo da asso pigliatutto.
Molto molto bravo anche Francesco Demuro (Orombello), che ha affrontato il suo personaggio con smaltato slancio tenorile, sfoggiando oltretutto una serie di puntature e sovracuti al fulmicotone.
Carmela Remigio, artista di suprema intelligenza musicale, ha elevato il ruolo di Agnese del Maino al rango di reale coprotagonista femminile; ha impresso ad ogni parola, ogni accento, ogni frase un particolare colore con la giusta intenzione, forte di una peculiare timbrica che sa giostrare da fuoriclasse.
Completavano la locandina Manuel Pierattelli (Anichino) e Giuliano Petouchoff (Rizzardo del Maino). Il Coro del Carlo Felice, preparato da Claudio Marino Moretti, ha dato adeguato rilievo ai suoi interventi.
Teatro affollato e clamoroso successo per tutti gli interpreti.
Nicola Salmoiraghi