VERONA: Carmen 2024 – cast a confronto, a cura di Silvia Campana
CARMEN
di Georges Bizet
Opéra-comique in quattro atti (ed. Choudens)
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Direttore Leonardo Sini
Regia e scene di Franco Zeffirelli
Personaggi e Interpreti:
- Carmen Aigul Akhmetshina, Clémentine Margaine
- Micaela Kristina Mkhitaryan, Aleksandra Kurzak
- Frasquita Daniela Cappiello, Chiara Maria Fiorani
- Mercédès Alessia Nadin
- Don Josè Francesco Meli, Roberto Alagna
- Escamillo Erwin Schrott, Luca Micheletti
- Dancairo Jan Antem
- Remendado Vincent Ordonneau
- Zuniga Gabriele Sagona
- Morales Fabio Previati
Costumi di Anna Anni
Luci di Paolo Mazzon
Coreografie di El Camborio
Coro di voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
Con la partecipazione straordinaria della Compañia Antonio Gades, Direttore Artistico Stella Arauzo
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Coordinatore del Ballo Gaetano Bouy Petrosino
Direttore Allestimenti scenici Michele Olcese
Arena di Verona, 05 – 25 luglio 2024
Si mantiene sempre coinvolgente e ricca di fascino la produzione di Carmen che, creata nel 1995 da Franco Zeffirelli al suo debutto sul palcoscenico areniano, non cessa ogni anno di donare emozioni al folto pubblico che continua a gremire l’anfiteatro.
Ripreso innumerevoli volte, con altrettante variazioni e modifiche, questo allestimento è giunto ora ad un buon livello di equilibrio, riuscendo a restituire con attenta fedeltà la poetica zeffirelliana con la quale l’ottima Compagnia Antonio Gades (sempre più preponderante) sembra naturalmente fondersi ottenendo un buon amalgama che, in così specifico e popolare contesto, ne potenzia l’aspetto più folcloristico attraverso una coinvolgente preziosità esecutiva.
In questa stagione la ripresa punta su cast estremamente interessanti e diversificati.
Nel ruolo del titolo si alternavano due artiste assai differenti per vocalità e caratura espressiva.
Com’è noto il personaggio della gitana è estremamente impegnativo per ogni interprete che lo voglia affrontare con la dovuta coscienza teatrale ed in questo caso ci troviamo di fronte a due caratterizzazioni che, pur muovendosi in un ambito che definiremmo tradizionale, ne traggono due ritratti assai differenti.
Aigul Akhmetshina è una giovane cantante che si è imposta recentemente per la vocalità vellutata e sicura in tutta la tessitura ma, in particolare, per la teatralità espressiva insita già nel suo timbro e che il mezzo-soprano accompagna con una recitazione vibrante e sempre in perfetta linea con il ruolo: un’interpretazione curata e professionale dunque ma anche un notevole approfondimento nell’analisi del personaggio.
In questo caso la sua Carmen è una giovane donna dominata da una pulsante gioia di vivere (l’artista si dimostra tra l’altro anche molto abile nella danza) che si sposa però con una malinconia che costantemente ne caratterizza i tratti. Il suo amore per José è autentico perché vissuto in modo non convenzionale così come vero è il dolore per la sua scoperta violenza e tutto ciò, perfettamente espresso vocalmente, ha portato alla creazione di un ritratto femminile importante, assai drammatico e privo di ogni stereotipo.
Diverso il concetto da cui parte il personaggio cesellato da Clémentine Margaine che punta a tratteggiare una Carmen alla Manet dove la vocalità la fa da padrona, anche a scapito, a tratti, di un più approfondito lavoro teatrale sul personaggio.
Sul carattere di Don José si fronteggiavano due artisti che, pur ritagliandone un profilo per certi aspetti simile, si distanziavano decisamente per l’approccio di fondo.
Il timbro di Francesco Meli è complice nel delineare un personaggio sensibile e tormentato, basato su di un canto ed una recitazione sempre molto misurati in cui il garbo della gentilezza è ben espresso da un uso intelligente ed espressivo di mezzavoce e fraseggio. Il suo Don José è infatti molto ben delineato psicologicamente nella sua involuzione al contatto con Carmen che inconsapevolmente giunge quasi a risvegliarne le frustrazioni (e per questo pagherà con la vita) e, crescendo atto dopo atto, acquisisce robusta drammaticità scenica e potenza espressiva ( III e IV Atto ) .
Molto più maturo, consapevole e dunque ancor più temibile l’uomo tratteggiato da Roberto Alagna sembra conoscersi assai bene. Sempre estremamente controllato e rinchiuso in una gentilezza formale che lui ha scelto quasi come difesa, riconosce subito in Carmen un pericolo per la sua, a lui ben nota, latente aggressività repressa.
Nel suo caso la vocalità diviene mero strumento espressivo al servizio di una caratterizzazione marcatamente teatrale e l’intenso carisma e professionalità dell’interprete lo portano a delineare il proprio personaggio con una drammaticità intensa e pulsante che si muove in costante sinergia con la ferrosa crudezza della partitura.
Kristina Mkhitaryan (al suo debutto in Arena) e Aleksandra Kurzak si alternavano nel carattere di Micaela dandone una lettura sostanzialmente corretta.
Erwin Schrott e Luca Micheletti rivaleggiavano per timbrica ed esuberanza scenica quali interpreti di Escamillo, declinato nel primo caso attraverso un taglio da consumato e quasi mefistofelico viveur con fascino e carisma da vendere e nel secondo attraverso un narcisistico quanto ricercato e raffinato edonismo.
Sostanzialmente corretto il resto del cast: Daniela Cappiello (5 luglio) e Chiara Maria Fioriani (25 luglio) che si alternavano nel ruolo di Frasquita, Alessia Nadin (Mercédès), Jan Antem (Dancairo), Vincent Ordonneau (Remendado), Gabriele Sagona (Zuniga) e Fabio Previati (Morales).
Molto attento e professionale il Coro della Fondazione diretto da Roberto Gabbiani così come gli irresistibili bimbi del coro di voci bianche A.LI.VE. diretti da Paolo Facincani.
Leonardo Sini alla guida dell’orchestra della Fondazione Arena di Verona dava una lettura ricca e diversificata della partitura ben mescolandone le ombre con l’incandescente cromia descrittiva.
Arena sostanzialmente gremita e grande successo di pubblico per interpreti e direttore.
Silvia Campana