Teatro alla Scala, Der Rosenkavalier – Richard Strauss, 19 ottobre 2024

Teatro alla Scala, Der Rosenkavalier – Richard Strauss, 19 ottobre 2024

  • 20/10/2024

Der Rosenkavalier

Richard Strauss

Commedia per musica in tre atti

Libretto di Hugo von Hofmannsthal


Direttore KIRILL PETRENKO
Regia HARRY KUPFER
ripresa da DEREK GIMPEL

Personaggi e Interprei:

  • Die Feldmarschallin Krassimira Stoyanova
  • Der Baron Ochs auf Lerchenau Günther Groissböck
  • Octavian Kate Lindsey
  • Herr von Faninal Michael Kraus
  • Sophie Sabine Devieilhe
  • Jungfer Marianne Leitmetzerin Caroline Wenborne
  • Valzacchi Gerhard Siegel
  • Annina Tanja Ariane Baumgartner
  • Ein Polizeikommissar Bastian-Thomas Kohl
  • Der Haushofmeister bei der Feldmarschallin Haiyang Guo**
  • Der Haushofmeister bei der Faninal Jörg Schneider
  • Ein Notar Bastian-Thomas Kohl
  • Ein Wirt Jörg Schneider
  • Ein Sänger Piero Pretti
  • Eine Modistin Laura Lolita Perešivana**
  • Ein Tierhaendler Jörg Schneider
  • Vier Lakaien der Marschallin / Vier Kellner Luigi Albani, Guillermo Esteban Bussolini, Andrzej Glowienka, Emidio Guidotti*
  • Hausknecht Giorgio Valerio*
    *Artiste e artisti del Coro del Teatro alla Scala

**Allieve allievi dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala

Scene HANS SCHAVERNOCH
Costumi YAN TAX
Luci JÜRGEN HOFFMANN
Video THOMAS REIMER

Teatro alla Scala, 19 ottobre 2024


C’era molto attesa per il ritorno di Der Rosenkavalier (Il cavaliere della rosa) alla Scala; ritorno perché si trattava dello spettacolo già proposto nel 2016 e mutuato dal Festival di Salisburgo, con regia di Harry Kupfer, scene di Hans Shavernoch, costumi di Yan Tax, che ha il pregio di una rassicurante eleganza, trasportando la vicenda più o meno ai tempi dell’andata in scena dell’opera, 1911, per raccontare, come è intrinseco nella musica, la malinconia per un’epoca al tramonto; oltre a questo non molto di più, se non farci intuire, nella scena finale, che forse la Marescialla troverà in futuro (ottima) consolazione nel valletto Mohamed.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

L’attesa era però tutta concentrata sul debutto scaligero in un’opera del grandissimo Kirill Petrenko, uno dei più maggiori direttori al mondo e le attese non sono andate deluse; si è trattato di un’esperienza quasi ultraterrena, mistica e carnale ad un tempo. L’Orchestra scaligera, già normalmente eccelsa, ma qui quasi trasfigurata, ha prodotto un suono che è veramente difficile spiegare a parole. Petrenko ha colto perfettamente il senso di ineffabile malinconia, di sfarinato dissolversi di un mondo; e nel fremente e sospeso palpitare dei valzer che si rincorrono, correndo verso il baratro che attende l’intero continente, Petrenko afferra e scioglie, analizza e srotola davanti a noi, alle nostre menti, il groviglio di sentimenti, di occasioni perdute nel tempo che è nostro, nostro, terribilmente, inevitabilmente nostro, e non riusciamo mai a trattenere. Non ci sono esempi da citare perché l’intera sua lettura tiene con il fiato sospeso e ti trasporta in un presentissimo altrove, però almeno due incredibili momenti li voglio ricordare: la presentazione della rosa, quando si accende l’amore tra Sophie e Octavian, e in orchestra si stende, cresce e deflagra, traendo sostanza da se stesso, un barbaglio di riflessi d’argento che penetra sottopelle e non ti lascia; e poi la sconvolgente, olimpica ed emozionante bellezza del terzetto finale, momento di grandissima verità teatrale che ci mostra lo specchio e il riflesso di noi (dio sa se vorrei avere ancora l’età per capirlo meno) e che attraverso il gesto e l’anima di Petrenko assurge a vette inarrivabili, in cui la musica (la musica, la musica…) va ben oltre le note e diventa vita, vita vera. Quella irrinunciabile, che ci accompagna e ci strazia tutti i giorni, finché… “tenere e prendere, tenere e cedere”. Non ho mai imparato, non imparerò mai.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Del cast 2016 sono tornati (una fantasia artistica maggiore non avrebbe guastato) Krassimira Stoyanova (la Marescialla, uno dei ruoli più belli dell’intera letteratura operistica) e Günther Groissböck (Barone Ochs). Della Signora Stoyanova ho sempre apprezzato l’impeccabile professionalità (e nel finale è stata anche adeguatamente intensa), canta assai bene, nulla da dire; ma l’emozionante grandezza di questo ruolo a me non arriva. Ecco, c’è una parola che manca, “carisma”.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Groissböck è parso un poco più appannato di otto anni fa, ma questo è il suo cavallo di battaglia e il personaggio lo interpreta indiscutibilmente alla grande.

Kate Lindsey è stata un Octavian persuasivo e cantato con convinzione, ma del terzetto protagonistico la migliore, e migliore del cast in assoluto, è stata Sabine Devieilhe, voce di puro, adamantino cristallo nei panni di Sophie, pianissimi eterei filati ad alta quota, fraseggio fresco e spontaneo: ottima attrice e artista, oltre che cantante, davvero di prima classe.

Molto bravo e timbrato il Faninal di Michael Kraus, e hanno fatto il dover loro, nei principali ruoli di contorno, Caroline Wenborne (Marianne), Gerhard Siegel (Valzacchi) e Tanja Ariane Baumgartner (Annina).

Menzione d’onore per Piero Pretti, che, nel cameo del Cantante italiano, ha cantato benissimo la sua “Di rigori armato il seno”.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Irrinunciabile, come sempre, l’apporto del Coro del Piermarini, diretto da Alberto Malazzi, con il contributo del Coro di voci bianche dell’Accademia del Teatro, preparato da Marco De Gaspari.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Teatro esauritissimo e successo trionfale per tutti, addirittura incendiario alla comparsa di Petrenko, già ovazionato ad ogni suo apparire sul podio.

Nicola Salmoiraghi

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